C’è sempre un punto inaspettato, durante una celebrazione, in cui cala per un brevissimo istante un silenzio imbarazzato.
Si apre allora una minuscola crepa di incertezza, in cui i commensali sembrano rendersi conto della futilità della festa stessa. E’ solo un piccolo colpo a tradimento, sotto la cintola dei sorrisi e delle spiritosaggini, un impercettibile tentennamento da cui ci si riprende subito.
Ma da ragazzo detestavo le feste e segretamente godevo di quei momenti di straniamento: “Gli esseri umani fanno festa da secoli, da millenni, ma cosa cavolo avranno da festeggiare? Non lo vedono il cosmo là fuori, com’è spaventoso e algido e terribile?”
Forse, mi dicevo — con l’alterigia tipica dell’adolescente che crede d’essere il primo ad accorgersi di certe cose —, forse è proprio per non vedere il vuoto, per scacciare il pensiero dell’insensatezza, che questi patetici mentecatti ballano e gridano e ridono come forsennati!
Mi ci è voluto un tempo vergognosamente lungo, e un notevole sforzo, per superare questo pensiero. Per ammettere il coraggio colossale necessario all’affermazione della gioia; per comprendere il mistero, ancora vivo oggi, degli antichi furori dionisiaci; per riconoscere che l’urgenza della danza è altrettanto potente del bisogno di poesia.
Quest’anno che la festa ci è negata, la sua importanza cardinale risulta ancora più evidente: è la carne stessa che sembra reclamare il diritto a venire scatenata, liberata.
Il mio augurio, dunque, per chiunque stia leggendo, è di tornare presto a danzare assieme, ognuno seguendo il proprio ritmo — unico, buffo, deviante, sconclusionato, capriccioso, maldestro o irregolare… alla faccia delle convenzioni, ma anche alla faccia di quell’universo che ci figuriamo freddo e inospitale.
Forse, danzare senza motivo è proprio quello che le stelle fanno da sempre.
KEEP THE WORLD WEIRD!
Ciao Ivan,
il giorno che scoprii il tuo blog, ormai 4 -forse 5- anni fa, lessi tutti i post pubblicati fino a quel momento. Fu una giornata indimenticabile perché avevo trovato qualcuno che si emozionava per le stesse cose per cui mi emozionavo segretamente io e che, soprattutto, era riuscito a “farci qualcosa”, forse addirittura a imperniare la sua vita attorno allo strano, al macabro e al meraviglioso!
Ti chiedo un consiglio, prendendo spunto da questo post di auguri, su qualche lettura -se ne conosci- sui rituali dell’uomo e dell’umanità, sulla loro importanza e evoluzione durante la storia. C’è qualcosa da leggere in proposito?
Auguri anche a te e grazie di cuore!
Ciao Gianmarco, una buona introduzione per quanto riguarda la storia dell’umanità è l’ottimo libro “Armi, acciaio e malattie” di Jared Diamond.
Ciao Gianmarco, grazie per il bel commento!
È un po’ difficile rispondere alla tua domanda, perché come di certo immagini l’argomento è oltremodo vasto. Un buon inizio può essere l’ottimo volume di Marco Aime intitolato “Il primo libro di antropologia”, edizioni Einaudi. Buon anno! 😉
Auguri per un felice 2021 anche da parte mia!
Altrettanto! 🖤
Che dire? Auguri per un 2021 migliore di questo povero anno….
Auguri!
È vero, mancheranno balli e feste a scatenare i corpi in letargo in questo ultimo giorno di 2020, ma l’importante è che non manchino i tuoi articoli a fare danzare la mente. Questo è il mio augurio. Buon 2021!
Ti ringrazio, troppo gentile. Un buon anno anche a te Giusi!
Comprendo l’avversione per le feste dell’adolescente che eri, un poco la condividevo anche io… ma anche io ad un certo punto ho iniziato a pensare che forse si tiene la musica così alta per non sentire il passo lento della morte che avanza. E che ci terrorizza anche se abbiamo capito che dobbiamo farci pace.
Grazie del bel pensiero, ne avevamo bisogno.
Sì, in parte sono ancora convinto che c’entri quello che dici, la festa è un modo di liberarsi per un poco dall’insopportabile peso della nostra finitezza; però allo stesso tempo in ogni “evasione” c’è un meraviglioso desiderio di trascendenza. E’ questo scarto, quello di cui non mi rendevo conto: gli uomini trovano sempre la forza di valicare i propri confini, danzando perfino sul ciglio dell’abisso. E alla fine, dove non c’è festa non c’è amore.
“Se la musica è il cibo dell’amore, avanti, suonate!”, come avrebbe detto il Bardo…
(Auguri, Ivan!)
Bello, bello, grazie! Mi ritrovo un pó in quel che scrivi, da adolescente anche io detestavo le feste e me ne chiedevo il senso; ora ci ho fatto la pace e mi lascio andare serena. Avendo perso noi adulti la divina capacità infantile di gioire senza motivo, abbiamo necessità di inventare delle occasioni apposta, cercare di razionalizzare qualcosa che è assolutamente al di là della ragione…
Buon anno a te e a tutti noi ✨
Grazie per il bel commento, concordo in pieno. Auguri!
Di là verità, con tutte queste feste annullate un po di Schadenfreude l’hai provata?
Io si. : )
Sia come sia buon anno.
Mah, a dir la verità se penso a tutte le persone che hanno perso amici e familiari non trovo nulla di cui gioire. Però sì, il fatto di non dover festeggiare a tutti i costi è una bella sensazione, per una volta! 🙂
Si quello sarebbe sadismo, mi riferivo ovviamente a cose più “piccole” tipo le festività.