Burroughs e il Giorno del ringraziamento

Il Giorno del Ringraziamento (Thanksgiving Day) è una festa osservata negli Stati uniti e in Canada: si celebra il quarto giovedì di Novembre, in segno di gratitudine per la fine della stagione del raccolto.

Risalente al 1623, e istituita dai Padri Pellegrini (quelli sbarcati in America a bordo della Mayflower, per intenderci), la festa si estese, anche grazie a George Washington, in tutti gli Stati e a metà del XIX secolo era già unanimemente riconosciuta. Con il tempo la festa acquistò anche una certa sfumatura di patriottismo.

In occasione dell’annuale ricorrenza, che scade giovedì prossimo, qui su Bizzarro Bazar pubblichiamo un testo di  William S. Burroughs dedicato al Ringraziamento, cogliendo l’occasione per introdurre i suoi lettori alla forza dissacrante di un genio letterario senza pari.

Inizialmente associato alla beat generation di Kerouac, Ginsberg & soci, Burroughs ha in seguito intrapreso una ricerca artistica che ha influenzato tutta la seconda metà del ‘900, e che continua ad ispirare le avanguardie moderne. È difficile illustrare quanto importante sia stato il suo peso nei diversi campi artistici: le sue tecniche e i suoi temi si ritrovano nella letteratura, nella musica, nell’arte figurativa, nella body art, nel cinema.

Esploratore della coscienza e del perturbante, psiconauta per antonomasia, cultore di visioni macabre ed estreme ed artefice di un umorismo al vetriolo, il vecchio zio Bill ha praticamente scardinato ogni classico assunto culturale.

Angoscia del Controllo, distruzione dell’identità, algebra del bisogno, scarafaggi e Disinfestatori, “scimmie” sulla schiena, millepiedi allucinogeni, morbide macchine del sogno, esseri mutanti dalle forme imprecise, tossicomani e omosessuali, il cut-up come metodo non-logico per sottrarsi alla dipendenza del pensiero.

Questi, a grandi linee, i temi ossessivamente ripetuti da William S. Burroughs lungo tutta la sua carriera di romanziere e saggista, a partire da quando nel 1959 venne pubblicato Il Pasto Nudo, a tutt’oggi considerato il suo capolavoro, e grossi intellettuali e letterati americani si mossero per difendere il romanzo dalle accuse di oscenità e immoralità.

La sua vita stessa assomiglia ad un’opera d’arte. In tempi non sospetti (anni ’40-’50) ha provato tutte le droghe esistenti, è stato eroinomane per sedici anni, ha ucciso sua moglie (sposata con l’unico scopo di darle cittadinanza americana) con un colpo di pistola mentre strafatti giocavano a inscenare la sfida di Guglielmo Tell. È stato omosessuale e tossicodipendente, ha elaborato la teoria secondo cui il linguaggio sarebbe un virus letale, ha cercato di sbriciolare i limiti del dicibile mediante diverse tecniche quali il cut-up, ha confuso il confine fra narrativa e pornografia, ha intrapreso avventurosi viaggi per provare droghe sconosciute come lo yage (la liana magica degli sciamani dell’Amazzonia), ha rivoluzionato ed esploso la forma del romanzo, ha creato dipinti sparando a dei barattoli di colore… ha lottato per tutta la vita contro il concetto di “controllo”, cercando di liberare la letteratura e la mente dagli insidiosi vincoli del condizionamento. In breve, un autore irrinunciabile.

Per ritornare al Giorno del Ringraziamento, vi proponiamo qui il testo e la traduzione di una preghiera (tutt’altro che patriottica, come vedrete) scritta da Burroughs nel 1986. Più sotto troverete il video in cui William Burroughs recita il testo, per la regia di Gus Van Sant.

A THANKSGIVING PRAYER

by William S. Burroughs

Thanks for the wild turkey and the passenger pigeons, destined to be shit out through wholesome American guts.

Thanks for a continent to despoil and poison.

Thanks for Indians to provide a modicum of challenge and danger.

Thanks for vast herds of bison to kill and skin leaving the carcasses to rot.

Thanks for bounties on wolves and coyotes.

Thanks for the American dream, To vulgarize and to falsify until the bare lies shine through.

Thanks for the KKK.

For nigger-killin’ lawmen, feelin’ their notches.

For decent church-goin’ women, with their mean, pinched, bitter, evil faces.

Thanks for “Kill a Queer for Christ” stickers.

Thanks for laboratory AIDS.

Thanks for Prohibition and the war against drugs.

Thanks for a country where nobody’s allowed to mind the own business.

Thanks for a nation of finks.

Yes, thanks for all the memories – all right let’s see your arms!

You always were a headache and you always were a bore.

Thanks for the last and greatest betrayal of the last and greatest of human dreams.

UNA PREGHIERA PER IL GIORNO DEL RINGRAZIAMENTO

di William S. Burroughs

Grazie per il tacchino selvatico e i piccioni di passaggio, destinati ad essere cagati fuori attraverso budella del tutto Americane.

Grazie per un continente da rovinare e avvelenare.

Grazie per gli Indiani per fornire un minimo di sfida e pericolo.

Grazie per le vaste mandrie di bisonti da uccidere e spellare lasciando le carcasse a imputridire.

Grazie delle taglie sui lupi e sui coyote.

Grazie per il sogno Americano, Volgarizzare e Falsificare finché le nude menzogne non risplendano.

Grazie per il Ku Klux Klan.

Per gli uomini della legge ammazzanegri, che contano le tacche.

Per le decenti donne di chiesa, con le loro malvage, contrite, amare, cattive facce.

Grazie per gli adesivi “Uccidi una Checca per Cristo”.

Grazie per l’AIDS da laboratorio.

Grazie per il Proibizionismo e la guerra contro le droghe.

Grazie per un paese dove a nessuno è permesso farsi gli affari suoi.

Grazie per una nazione di senzapalle.

Sì, grazie per tutti i ricordi – va bene, ora vediamo le tue braccia!

Sei sempre stato un mal di testa e sei sempre stato una noia.

Grazie per l’ultimo e massimo tradimento dell’ultimo e massimo tra i sogni umani.

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8 comments to Burroughs e il Giorno del ringraziamento

  1. Gianluca, TheDancingLeper says:

    Circa 10 anni fa lessi Il pasto nudo, e per quanto mi sforzassi col massimo impegno di finirlo sono arrivato a 1/3 di libro, altrettanto per il film di Cronenberg. Non ricordo UNA sola cosa di senso compiuto. O ero troppo giovane per comprenderlo (anche se credo che ci sia poco da comprendere in quello che scrive uno scrittore fatto di oppiacei) o non sono proprio portato per una narrativa allucinata del genere! Lo stile è sempre quello?

    • bizzarrobazar says:

      😀

      I suoi primi due romanzi, Junkie e Queer, hanno uno stile più classico.
      Per il resto la prosa di Burroughs è stata paragonata a quella di Joyce, quindi non stupirti se la trovi un po’ difficile. Si tratta di un gigante della letteratura, che ha influenzato tutta la seconda metà del 900, non semplicemente uno scrittore “fatto di oppiacei”. Per capire la portata della sua figura, ti consiglio di guardare il documentario “A Man Within”. 😉

  2. Laura says:

    La cosa paradossale é che questo é arrivato alla vecchiaia dopo avere avvelenato la gioventù.
    Per fortuna ho avuto il voltastomaco non appena ho cominciato a leggerlo,anni addietro;meglio non pubblicarli,certi autori…il 90% del loro pubblico é costituito da persone alla ricerca di sole emozioni forti e parole sordide.

    • bizzarrobazar says:

      😀
      Perdonami, ma fa piuttosto ridere sentire parlare così di un autore d’avanguardia che ha influenzato in maniera tanto radicale non solo la letteratura, ma la musica, l’arte, il teatro e la filosofia degli ultimi sessant’anni.

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