Con il poetico nome di Loto d’oro, o Gigli d’oro, si designava la pratica cinese di deformazione artificiale dei piedi femminili. Oggi questo termine è sostituito da altri meno discriminatori: il riferimento al fiore che ondeggia nel vento era infatti dovuto all’andatura oscillante che i piedi conferivano alla donna.
Pratica durata all’incirca mille anni, e progressivamente abbandonata nella prima metà del 1900, la fasciatura dei piedi era messa in atto fin dalla più tenera età (dai 2 agli 8 anni) con l’intento di rendere e mantenere la lunghezza del piede intorno agli 8 centimetri. Purtroppo, però, nelle classi meno abbienti le bambine venivano mandate a lavorare molto presto: di conseguenza, il Loto d’oro veniva praticato soltanto quando dovevano sposarsi, intorno ai 15 anni, rendendo il processo ancora più doloroso e traumatico, in quanto le ossa erano completamente formate e meno elastiche.
La tecnica consisteva innanzitutto nel piegare le quattro dita più piccole verso la pianta del piede, lasciando intatto soltanto l’alluce. In seguito, un’ulteriore fasciatura era applicata, con l’intento di avvicinare il tallone all’alluce, inarcando il collo del piede. Molto spesso la carne in eccedenza fra alluce e tallone veniva asportata con un coltello mano a mano che il piede si distorceva.
Come si può intuire, camminare in queste condizioni provocava incessanti e atroci sofferenze: le ossa si frastagliavano lentamente per poi saldarsi in modo irregolare. Spesso i metatarsi si rompevano, o venivano appositamente rotti, così come le articolazioni. I piedi necessitavano inoltre di continue attenzioni: le unghie andavano tenute cortissime, i calli andavano tagliati, le pieghe della pelle cosparse di allume per disinfettarle. Nonostante tutte le cure, le fuoriuscite di sangue e pus, e le infezioni, erano continue.
Per raggiungere una completa deformazione passavano dai 3 ai 10 anni. Alla fine, il tallone rimaneva l’unico punto d’appoggio: le scarpine dovevano quindi essere molto rigide e, al contempo, continuare a costringere il piede in modo che la deformazione non regredisse. Andavano infatti indossate anche di notte.
Nelle epoche passate i piccoli piedi femminili, oltre che essere esteticamente (ed eroticamente) attraenti, erano una sorta di “carta d’identità” che attestava la virtù, la sopportazione del dolore, la docilità e le abilità muliebri della donna.
Un decreto imperiale abolì la pratica della fasciatura del piede nel 1902, ma la resistenza che il popolo cinese oppose al cambiamento fece sì che ancora 50 anni dopo la pratica non fosse stata del tutto abbandonata. Pare anzi che fossero le stesse donne le più restie a sbarazzarsi di questa antica tradizione, in motivo dei vantaggi sociali che apportava.
tremendo, ma antropologicamente stimolante 🙂
Non pensare che da noi non succedessero cose analoghe… Il Loto d’oro è spesso paragonato alla moda occidentale del busto (o corsetto), che si diffuse in Europa nel ‘700 e ‘800, e che costringeva la vita delle donne. Anche questa “tortura” cominciava in tenera età, per restringere progressivamente i fianchi e avvicinarsi all’ideale del “vitino da vespa”. In un ballo ottocentesco una ragazza morì dopo aver allacciato il busto troppo stretto: le costole avevano trapassato il fegato!
Notate che le ragazze nelle 2 foto d’epoca hanno un’ espressione cosi triste, forse dovuta anche ad altri motivi, ma è comunque terribile pensare a che vita facevano ste bambine.
Nella figura della donna anziana si vede non solo la deformazione dell’arco plantare, ma anche come le dita sono schiacciate sotto la pianta, sembrano non avere nemmenno più unghie e gli ossicini delle dita non possono che esserdsi rotti per raggiungere uno schiacciamento cosi, e probabilmente è successo quando lei era ancora una ragazzina, e passava dei tormenti dell’inferno inutili per volontà altrui.
il loto d’oro causava anche scogliosi e danni al bacino, x la postura che veniva a crearsi, ma allora c’era molta ignoranza medica
Le modificazioni corporali estreme x motivi tribali, culturali o anche religiosi vanno duramente condannate x il dolore, le conseguenze mediche e il danno esistenziale che causano, basti pensare all’infibulazione, alla deformazione del cranio, alla circoincisione, agli anelli al collo, ai corsetti estremi, agli impianti vari
Avevo visto di questa pratica in un vecchio film “La locanda della sesta felicità”, ambientato in cina durante la seconda guerra mondiale se non erro..
Terrificante, come tante altre pratiche…L’uomo non si smentisce mai…
nn riesco proprio a concepire come una madre possa permettere le sue stesse sofferenze ad una figlia ,meno male che e andata in disuso ma ci sono pratiche come l’infibulazione che continuano a mutilare centinaia di bambine oppure la circoncisione ebraica o ancora il salto nelle popolazioni mussulmane che prevede di lanciare un bambino nel vuoto e raccoglierlo con un lenzuolo come se fosse un telone dei pompieri per fargli il loro battesimo.io dico che nn siamo poi tanto evoluti
salve scusami se ti scrivo qui ma nn sono riuscita a mandarti una mail volevo un consiglio….. mi potresti consigliare un libro che tratti dei freaks nel mondo del circo possibilmente con foto …..negli usa e uscito uno con tutte le foto dei fenomeni (passami il termine)barnum e per ogni foto c’è la storia ,vorrei qualcosa di simile ma purtroppo nn sono una cima in inglese e mi troverei con nn poche difficoltà(vabbè neanche in italiano hahaha),tu ne conosci qualquno?
mi piacerebbe anche approfondissi il tema della fotografia post mortem .
In italiano c’è ben poco. “I veri mostri” di Thompson C. J. S. (2001 Mondadori) non è malaccio, ma tratta più che altro di casi storici e non necessariamente legati al circo: è inoltre praticamente privo di illustrazioni. Splendido dal punto divista iconografico è “Freaks”, di cui abbiamo già parlato in questo articolo. Ma è sul mercato americano che puoi trovare davvero quello che cerchi – ci sono decine di libri, alcuni magnificamente illustrati, sull’argomento. Ti tocca imparare l’inglese! 🙂
Di fotografia post-mortem ho già parlato in un breve articoletto di qualche anno fa; forse ritornerò sull’argomento, anche se ti dirò che sinceramente lo trovo un po’ abusato… ciao e grazie! 😉
conoscendo gia’ l’argomento ho letto molto volentieri l’articolo! circa due anni fa ho letto “fiore di neve ed il ventaglio segreto” di Lisa See (libro che oltretutto consiglio), e parla di questa pratica proprio perché sono le protagoniste a subirla. avevo gia’ sentito parlare di questa pratica, ma sapendo essere in disuso non ho mai approfondito l’argomento. durante la lettura del libro ho cercato di capire di piu’, soprattutto sulla forma che il piede assumeva dopo la fasciatura. la cosa che mi ha lasciata basita e’ stato proprio vedere le foto della signora anziana con le scarpette rosse, in quanto in una foto si paragonava la scarpa vicino ad un pacchetto di sigarette, e la scarpa, calcolando che deve contenere anche molta stoffa per la fasciatura perenne, era lunga come il pacchetto di sigarette!!!!!!
complimenti per l’articolo!!!
Anche molte calzature di moda in occidente deformano gravemente i piedi danneggiando le articolazioni e la colonna vertebrale: sto parlando di quelle con la punte stretta, la suola dura, ma soprattutto i tacchi alti!
Il fatto che questo passi quasi inosservato ci dimostra come queste deformazioni corporee siano soprattutto culturali: spesso sono le donne stesse che “liberamente” le desiderano per essere considerate più belle e sopportano con rassegnazione i dolori e le limitazioni che ne conseguono…
Uno spunto di riflessione anche sulla cultura odierna, come su quella antica che considera sessualmente attraente una donna gravemente menomata nelle sue funzioni vitali: respirare (… i corsetti) e stare in piedi (… le scarpe), per questo maggiormente controllabile e sottomessa al potere maschile
in ogni cultura c’è sempre qualche tortura ideata per la donna…ma il problema qual è (parlo da donna)? è che le donne stesse sono davvero quelle più restie ad abbandonarle…è davvero una cosa inconcepibile…l’unica cosa che posso dire è che, probabilmente, il genere umano ha un rapporto di amore/odio con il dolore…dice di non volerlo ma in realtà alla fine è lui stesso che se lo procura.
Vedi il busto, infibulazione, il velo, il loto d’oro ecc ecc…
è una cosa raccapricciante…
Hai ragione, Amoge91, ma non direi che si tratti semplicemente di amore per il dolore. All’interno di un quadro, come giustamente sottolinei, di sottomissione, le pratiche come il loto d’oro sono delle vie di fuga – non si può proprio dire di emancipazione, ma di accesso a uno status superiore. Così il dolore è un prezzo necessario per diventare “donne desiderabili”. In una dimensione estremamente più ridotta, questo è ancora vero oggi, quando le donne dicono che “bisogna soffrire un po’ per essere belle”. La bellezza, la desiderabilità sono ancora dei valori condivisi e storicamente hanno costretto le donne a vere e proprie torture. Il grande Baudrillard, peraltro, affermava che secondo lui sarebbe un errore, da parte delle femministe, rinunciare alla femminilità, che è la loro forza più grande: come diceva lui, nel corso del tempo il maschio ha sempre mantenuto il potere sul reale (il concreto, il materiale) mentre la donna, pur sottomessa, ha imparato a conquistarsi a poco a poco il predominio sull’immaginario e sul simbolo (attraverso la costruzione di un ideale di femminilità). Questo lo scriveva trent’anni fa, e vedendo quanto i potenti del mondo soccombano regolarmente alle grazie femminili, direi che in parte aveva ragione… 🙂
disgraziatamente tutto vero ….sapevo , avevo visto con occhi distratti e rassegnati…questa è la conferma che molti moltissimi uomini odiano le donne e sono sadici e violenti nei loro confronti. la donna ama smisuratamente in quanto è il fiore che dà la vita .Forse l’uomo ne è cosciente e si sente frustato per questo motivo.Rispettateci uomini in quanto esseri umani tali e quali a noi .
mah… secondo me e’ un usanza barbara, praticamente una violenza alle donne! poi rispetto gli usi e tutto il resto…. Ma resto della mia idea!
lorenzo