È morto a Roma qualche giorno fa l’uomo più piccolo del mondo. He Pingping si trovava in Italia per la registrazione di uno show televisivo. Aveva 21 anni.
È morto a Roma qualche giorno fa l’uomo più piccolo del mondo. He Pingping si trovava in Italia per la registrazione di uno show televisivo. Aveva 21 anni.
Mi chiedo se non sia stata la sua liberazione… a volte è difficile vivere quando il proprio corpo si differisce dalla “normalità”.
Il discorso è complesso. Non potremo mai conoscere cosa significhi vivere in un corpo che gli altri vedono “deforme”. Non so nulla del possibile dolore, della probabile frustrazione, o di altri inferni in cui le persone come Pingping possano capitare. Forse è ipocrita anche il pensare che, siccome sono “diversi”, debbano aver sofferto.
Dal canto mio, fin da bambino, ho sempre visto una bellezza accecante in questi esseri fuori da ciò che è stabilita come “norma”. Mi piacerebbe non pensare che, siccome non sono come noi, allora devono per forza soffrirne. Come se l’essere “normali” fosse un requisito fondamentale per la felicità. Mi piace pensare che Pingping, come qualunque altro freak, come qualunque altro uomo, abbia avuto i suoi momenti di serenità e i suoi momenti di angoscia; i suoi momenti di bontà e di cattiveria; le sue difficoltà e i suoi motivi di gioia – esattamente come succede ad ogni altro essere umano.
Provare pietà per la sua condizione, forse è l’atto più discriminatorio di tutti, perché sottintende una mancanza, un handicap. E tutto ciò che io vedo è un essere dal corpo straordinario, e dall’animo uguale al nostro.
Certamente ognuno ha la sua opinione, ma a mio avviso, escludendo il dolore fisico, che non saprei dire, più che altro credo sia difficile per tali persone adattarsi proprio perchè il resto del mondo non le considera normali, non che io stesso non le consideri normali, che poi il concetto stesso di normalità è ancora da definisi e non è certo la normalità a fare di un uomo un buon essere umano.
Tuttavia pensa a come è stato trattato ad esempio pingping, lo hanno confrontato con il suo connazionale l’uomo più alto del mondo, magari gli piaceva dipingere sui sassi, ma nessuno lo scriverà mai, lo hanno fatto partecipare a show e avvenimenti mondani solo per il suo corpo e non per la sua essenza di persona, insomma lo hanno considerato solo come un oggetto, un po’ come le modelle di programmi discutibili come striscia la notizia, che magari hanno una laurea e parlano cinque lingue, ma a nessuno importa.
Non posso parlare per queste persone, ne non posso sapere come si confrontano con il mondo o con loro stesse, ma la verità è che il mondo si ricorda di loro solo quando c’è da ridere o da disgustarsi.
Ho sempre trovato il corpo nient’altro che un’appendice per l’anima, affascinante certo e un ottimo argomento di studio, ma non la parte fondamentale di un uomo, quello per cui va giudicato.
Se poi si debba giudicare un uomo o meno… quest’è un altro argomento 😉
Capisco bene cosa intendi dire, e sono d’accordo.
Certamente la differenza fisica è stata motivo di lucro, fin dai primi decenni del secolo scorso, per il puro “shock value” e la curiosità verso il difforme. Oggi, poi, nonostante l’epoca di censura politicamente corretta in cui viviamo, sembra quasi che il fenomeno sia paradossalmente esasperato dalle trasmissioni televisive a cui ti riferisci.
Eppure non credo che l’accettazione di chi è diverso passi attraverso alcun tipo di “pietà” o commiserazione. Era semplicemente questo quello che cercavo di dire. Persone come Pingping sono, a mio modo di vedere, eccezionali, perché non hanno paura di mostrarsi: anzi, decidono di giocare sul loro aspetto, quasi a prenderci in giro, a sbeffeggiare la nostra superficialità, senza svelare il mistero della loro anima. Vedete solo la mia altezza? Perfetto, mi metto di fianco all’uomo più alto della Terra. Siete soddisfatti, ora? Bene, dove sono i soldi?
Non rivendicano nulla, e in questo si dimostrano forse superiori al nostro sguardo “superiore”. Questo testimonia, se non altro, almeno una loro forza interiore encomiabile.
Da sempre i “freak” attirano orde di curiosi per vedere dove la natura si può spingere al di là della nostra convinzione (basti pensare a Elephant Man di David Lynch) e vengono privati a loro della minima dignità umana. E a volte si scatena una pietà in chi osserva che per me non è così innocente.
Non so cosa abbia passato Pingping, se abbia sofferto per questa “condizione” oppure al contrario se si sentiva unico. A me dispiace per la sua morte così come mi dispiace per la morte di qualsiasi giovane di 21 anni.
Spero però che nella sua vita Pingping abbia avuto delle gioie come è di diritto a qualsiasi persona che risieda sulla Terra. Perché lui in fondo era una persona.
Almacattleya, spero anch’io che ogni freak (uso questo termine in modo disinvolto perché spero sia ormai chiaro che su Bizzarro Bazar non ha nessuna connotazione dispregiativa) possa provare le gioie che la vita gli riserva. Purtroppo, provare felicità non è affatto un “diritto” su questa Terra, ma una fortuna. Come dicevo, sui freakshow e i sideshow sono stati scritti centinaia di libri, e ce ne sarebbe da dire: accusare gli impresari degli anni ’30 di sfruttare le deformità a fini di lucro è una semplificazione tanto quanto reputare i freak “vanitosi” perché mostravano il proprio corpo in pubblico. Molto più spesso, dietro le quinte, tra impresari e meraviglie umane si parlava semplicemente di “act”, ovvero “esibizione”, così come per tutti gli altri artisti, dai mangiaspade ai trapezisti. La donna barbuta aveva qualcosa di particolare e unico, proprio come il contorsionista o il lanciatore di coltelli. Entrare nel mondo del circo significava affrancarsi da una realtà di emarginazione per entrare in un ambito nel quale la propria deformità era accettata. Cheng ed Eng, i due gemelli siamesi, divennero ricchi grazie al circo. Freaks (1932) di Tod Browning racconta in modo piuttosto fedele quale fosse il clima cameratesco, da “grande famiglia” di cui godevano queste persone all’interno dei sideshow. Fuori dalla protezione del tendone, forse a tutti loro sarebbe successo quello che successe a John Merrick. Ma basta parlare di freakshow, potrei diventare un torrente in piena… 🙂
Già provare felicità è una fortuna che va conquistata anche da chi non è un freak (anch’io uso questa parola senza alcun intento dispregiativo).
Sono una gran estimatrice del film Freaks e non ho problemi con la diversità altrui. Sono dell’idea che non bisognerebbe mai nascondere la propria diversità e che quindi va mostrata, naturalmente quando questa non nuoce ad alcuna creatura vivente.
Diversità = unicità = ricchezza
Pingping era simpatico, tenero e buffo, ha contribuito a rendere gradevoli le edizioni dello “show dei record” più per la sua simaptia + che x la sua altezza.
La sua morte ha addolorato tutti.
Quando è nato pesava 500 gr, senza incubatrice nè assistenza medica adeguata, sua mamma l’ha nutrito con un contagocce e curato con tanta attenzione da permettergli di sopravvivere,si è tanto prodigata perchè la sua creaturina cosi delicata e particolare vivesse, ma stavolta non ha potuto salvarlo,è morto in terra straniera, giovane e improvvisamnete, pensate a che dolore deve aver provato sua mamma che gli ha voluto tanto bene, anche se non rispondeva ai criteri estetici e fisiognomici tradizionali.
pingping soffriva anche perchè era affetto da osteogenesisi imperfecta, che fin dalla nascita ha segnato il suo sviluppo, le sue ossa, i suoi organi interni, ma non la sua anima.
Egli non era 1 uomo fortunato, ma a casa sua avevano fatto di tutto per rendergli la vita possibile, aveva 2 piccolissime moto fatte a sua dimansione, i suoi gatti, che quasi li poteva cavalcare, mobiletti e accassori costruiti apposta della sua stazza, c’era un video su u tube in proposito.
Sono contraria a esibire troppo i freaks, ad alimentare la curiosità morbosa della gente, ma penso che li si possa aiutare a essere felici soprattutto favorendo i rapporti di amicizia e familiari tra di loro. Molti nani sono sposati, hanno famiglia e amici della propria statura, e fra di loro si vogliono bene e capiscono, anzi forse per loro siamo noi i diversi…
Poretto 🙂