Speciale “Nautilus”

Se siete in viaggio, o abitate, a Torino, c’è una bottega che non potete mancare di visitare. Si tratta sicuramente del più incredibile negozio d’Italia, e lo scrittore David Sedaris si è spinto fino a definirlo addirittura “the greatest shop in the world“: è il “Nautilus”. Prende il suo nome dal mollusco omonimo, considerato un fossile vivente.

Appena entrati, dopo un’occhiata all’invitante vetrina, vi sembrerà di tornare indietro nel tempo e vi troverete immersi nella magia di un’antica wunderkammer. La collezione di oggetti d’epoca macabri e stravaganti affolla il piccolo locale (com’è giusto che sia: il gusto barocco dell’accumulo di dettagli vuole la sua parte).

Vi scoprirete quindi ad indugiare su centinaia di oggetti curiosi, principalmente strumenti medici e chirurgici di tempi andati, animali esotici impagliati, feti sotto formalina, calchi in gesso di teste deformi e maschere mortuarie, fossili, teschi, cartografie, cartelli e insegne d’epoca, mummie, scheletri, macchinari medici esoterici e teste frenologiche, maialini e vitelli siamesi. Un’imponente quantità di oggetti, ammassati in una sorta di folle museo della biologia e della tecnica, che cattura l’interesse dello scienziato così come del ricercatore del meraviglioso.

Il Nautilus collabora anche attivamente con il Museo Cesare Lombroso, recentemente aperto a Torino, che vi consigliamo di visitare. Il negozio è inoltre segnalato sul sito Atlas Obscura, vera e propria “mappatura” dei luoghi curiosi e dei posti incredibili nei quattro angoli del mondo.

Alessandro, uno dei due proprietari di questa invidiabile collezione, ha gentilmente accettato di parlarci di questa sua passione, concedendo a Bizzarro Bazar un’intervista in esclusiva che qui pubblichiamo.

Come è cominciata la tua passione per l’antiquariato medico e naturalistico?

La passione per il collezionismo l’ho avuta da sempre… collezionavo figurine, i tappi delle bottiglie, gli adesivi, fino ad impossessarmi della collezione di francobolli di mio papà (che però perse rapidamente di interesse non appena cessò l’alone di irrangiungibilità che la circondava). Da ragazzetto saccheggiavo regolarmente un mercatino dell’usato di qualsiasi carabattola, per la “gioia” di mia mamma, fino a quando iniziai a collezionare antichi ferri da stiro, mettendo insieme un’importante collezione… Ma fu il ritrovamento fortuito ad un mercatino di un vecchio stetoscopio di legno a far scattare la scintilla della passione per la storia della medicina e per gli antichi strumenti chirurgici, filone che ho approfondito in questi ultimi anni. Le pratiche più “cruente” sono quelle che hanno maggiormente acceso la mia fantasia: l’amputazione, la trapanazione cranica, il salasso… E proprio una sega da amputazione della fine del 1500, un vero pezzo da museo, è sicuramente uno dei pezzi della mia collezione che mi è stato più difficile cedere nel passato, ad un amico-cliente… ma fu la classica “proposta indecente” a cui non si poteva dire di no…

Dopo qualche anno di collezionismo “medico” ho conosciuto Fausto, mio socio e co-papà del Nautilus, grazie al quale piano piano ho esteso i miei campi di interesse, fino a spaziare in tutti gli aspetti della scienza e natura… e oltre.


Come è nata l’idea di aprire il Nautilus? A che tipo di clientela è rivolto il negozio?

Il Nautilus nasce sicuramente da un nostro sogno, dal poter avere la nostra personale wunderkammer in cui poter godere delle nostre collezioni in modo più compiuto, invece di doverle immaginare inscatolate in qualche buio garage… e allo stesso tempo dal desiderio di poterle condividere con altri appassionati.

La dimensione commerciale del Nautilus è parecchio “marginale”, per usare un eufemismo: la bottega è quasi sempre chiusa, abbiamo una tensione alla vendita bassissima, insomma, un disastro… ma non potrebbe essere diversamente, un collezionista per ovvi motivi è restio a fare il semplice commerciante.

I nostri clienti inizialmente erano collezionisti in senso “classico”: il medico che colleziona gli strumenti antichi del suo mestiere, l’appassionato di elettrostatica, il collezionista eccentrico che è fissato con i caschi protettivi industriali… Sempre più però questi scambi diventano marginali, perché cresce il numero di clienti che non collezionano in un ambito specifico, ma “semplicemente” si innamorano di un oggetto e lo ospitano nelle loro case. E non a caso sempre più i nostri clienti sono arredatori di interni alla ricerca di un pezzo “speciale” capace di nobilitare da solo un intero ambiente.


Il Nautilus non è semplicemente un negozio di antiquariato, ma una vera e propria wunderkammer. Qual è il senso, al giorno d’oggi, di assemblarne una?

In effetti sì, il riferimento nobile è quello della stanza delle meraviglie, riletta forse in chiave moderna, dove al posto del lusso principesco delle antiche collezioni possono trovare legittimità anche oggetti “umili” (mi vengono in mente ad esempio gli zoccoli dei contadini francesi per sgusciare le castagne, irte di speroni di ferro, notevoli e inconsapevoli opere dadaiste).

E penso che in un certo senso la wunderkammer risponda ad un desiderio molto primitivo e semplice dell’uomo, quello cioè di essere circondato da un contesto in cui si trova “bene”. Il perché poi una persona si senta più “a casa sua” in una stanza bianca completamente vuota piuttosto che in un antro traboccante anticaglie… beh, lascio agli psico-qualchecosa l’ardua interpretazione…


Il tuo è un interesse di tipo strettamente scientifico, o sei maggiormente attratto dall’aspetto “meraviglioso” della tua collezione? Quanto conta, cioè, il gusto del macabro e del bizzarro?

Quando sono in bottega e guardo la stratificazione di oggetti nel Nautilus l’unico filo conduttore che riesco a riconoscere e che lega in modo coerente questo coacervo è il senso della “meraviglia”, cioè lo stupore provato di fronte a ciascun oggetto a cui abbiamo dato ospitalità nelle nostre collezioni.

Certo, c’è il piacere imprescindibile della scoperta, c’è la valenza economica (in fondo è una passione diventata attività lavorativa), c’è il valore storico… eppure alla fine è quella sensazione che ti sottrae all’esperienza dell’”abituale” a legittimare un simile accumulo, cui talvolta guardo addirittura con sospetto, prospettandomi mille domande… Quindi sicuramente un debole per il bizzarro è presente… quello che invece non avverto è l’attrazione per il macabro, che non intravvedo nemmeno nei pezzi più “estremi” (come ad esempio i reperti anatomici in formalina, di cui naturalmente ben comprendo il potenziale macabro o morboso).


Quanto c’è di infantile nel collezionismo?

Il senso della meraviglia cui accennavo prima… mi piace molto la definizione del collezionista visto come “senex puerilis”, un “anziano fanciullo”. Forse chi l’ha formulata pensava di darle una connotazione leggermente spregiativa, io la trovo invece assolutamente azzeccata e gratificante. È come se contenesse la possibilità di godere allo stesso tempo di due dimensioni incompatibili, la saggezza spesso cinica dell’età matura e la capacità di stupirsi propria dell’infanzia… E in fondo il collezionista vive costantemente questa lotta contro il tempo che passa, a cui tenta di sottrarre i pezzi della sua collezione garantendo loro nuova vita – e cercando forse di conquistare anche per sé una certa sensazione di eternità…


Qual è il pezzo della collezione a cui sei più affezionato? Quale il più raro e/o costoso?

Ho avuto un periodo in cui ero parecchio intrigato dai modelli anatomici in cera, ed ho rastrellato buona parte della bibliografia disponibile sul tema, oltre a qualche bel modello. Sicuramente ci appassiona il tema della teratologia, con tutte le anomalie della natura: dai vitellini a due teste, agli agnellini siamesi (altra vendita molto rimpianta)… I campioni anatomici umani li trovo molto emozionanti, con il loro un affascinante senso di “vita sospesa”.

Il braccio della mummia è uno dei nostri beniamini, ma sono molto affezionato anche ad una piccola scultura francese di un gatto… quindi alla fine più che il valore o la rarità ciò che di solito rende “speciale” ai nostri occhi un pezzo è la storia che porta con sé, il viaggio o le circostanze che lo hanno portato fino a noi.  Poi arriva comunque sempre il giorno in cui sentiamo che il momento è arrivato, e finalmente possiamo lasciar andare l’oggetto difeso fino ad allora: c’è una gran soddisfazione nel veder brillare gli occhi del collezionista che ha appena conquistato un nuovo pezzo che tu hai scovato e accudito per un po’…


Ti capita di essere considerato “un tipo strano” per via della tua passione?

Talvolta, esagerando un po’, dico che il mondo si divide tra quelli che entrano dentro il Nautilus, e quelli che invece rimangono appiccicati con il naso davanti alla vetrina, ma poi alla fine se ne vanno con espressioni più o meno perplesse.

E quelli che entrano però giustamente si aspetterebbero un padrone di casa all’altezza, quantomeno un Igor guercio con la gobba, o il cugino del Gobbo di Notre-Dame, o almeno un freak sopravvissuto al circo Barnum… e quindi la mia presenza delude sempre un po’.

Mi chiedono spesso se non ho paura a stare in bottega, in mezzo a tutte quelle presenze inquietanti, ma me la cavo sempre molto facilmente dicendo che in realtà io ho paura quando esco fuori dalla bottega… per cui, al solito… chi sono i veri mostri e i veri “strani” ?

(Cliccate sulla foto qui sopra per vederla in alta definizione).

Il Nautilus si trova in via Bellezia 15/B a Torino. Apre su appuntamento, per informazioni o prenotazioni chiamate il 339 5342312.

Ecco il link al sito del Nautilus, ricco di numerose fotografie.

Ringraziamo Alessandro per la sua squisita cortesia.

Ringraziamo anche Stefano Bessoni, regista, fan del Nautilus, e autore delle foto contenute in questo articolo.

14 comments to Speciale “Nautilus”

  1. AgonyAunt says:

    Intanto ti faccio i complimenti per il blog, che ho trovato qualche giorno fa e su cui credo di aver passato qualcosa come quattro o cinque ore di puro entusiasmo. L’unica delusione è stata scoprire che esiste a mia insaputa da almeno un anno…

    Riguardo al Nautilus, che dire? Posto meraviglioso.
    Io sono piuttosto ignorante, per il momento, ma dopo una visita quasi casuale al Museo Anatomico di Modena sono rimasta tanto affascinanta che pensato di visitare, poco a poco, tutti gli spazi italiani analoghi. Il Nautilus, pur non essendo propriamente un museo, sembra un posto fantastico e mi era venuta una mezza idea di includerlo nel tour, ma mi inibisce un po’ il fatto che si tratti di un negozio. Insomma, ho capito che l’attività commerciale è marginale, ma… chiami, li fai aprire e poi quanto puoi restare a curiosare? E andare via senza aver comprato nulla non sarebbe imbarazzante (anche se immagino che una volta che si arriva a Torino…)?
    Comunque non mi meraviglia che Bessoni sia un fan del posto: è molto coerente con il suo immaginario di regista e anche di illustratore.
    Splendida wunderkammer!

    Un saluto,
    AA

    • bizzarrobazar says:

      Benvenuta AgonyAunt, sono felice che il blog ti piaccia. In realtà Bizzarro Bazar festeggerà il suo primo anno di vita fra una settimana, quindi l’hai scovato giusto in tempo per gli auguri!
      Per quanto riguarda il Nautilus, se fossi in te un giro ce lo farei comunque… Alessandro è talmente gentile che sarà senza dubbio disponibile ad aprire il negozio anche se non comprerai nulla (impresa peraltro ardua, in un paese dei balocchi come quello).
      Come me (e te), lui è un vero appassionato, sempre felice di incontrare persone con gusti in comune, anche perché la nostra passione è davvero “di nicchia”, e non capita spesso di scovare altri amanti di meraviglie scientifiche. Se poi tu gli dicessi che sei arrivata a Torino solo per il Nautilus, pensi che il suo cuore non si scioglierebbe come un ghiacciolo? 🙂

  2. AgonyAunt says:

    Anche se per il momento più che un’appassionata mi definirei una volerosa neofita, forse seguirò il tuo consiglio… Grazie per il benvenuto! Lieta di essere arrivata in tempo per la torta 🙂

  3. Alessandro says:

    buongiorno Ivan !
    spero ti stia godendo un’ottima estate 🙂
    Ti ringrazio per le gentili parole del tuo post, e se posso abusare dei tuoi spazi vorrei giusto mandare un saluto alla Zia Agonizzante … grazie in anticipo e spero a presto !! 🙂
    E naturalmente augurissimi per il 1 anno del tuo bellissimo blog, serve una mano per spegnere la candelina e soprattutto per mangiare la torta ??? 😉

    Buongiorno AgonyAunt
    sono Alessandro e ti ringrazio per le tue gentili parole sulla nostra bottega.
    Ringrazio Ivan per l’ospitalità sul suo spazio e ti confermo quanto da lui già anticipato … sei molto la benvenuta quando vorrai passare a trovarci (al momento posso aprire solo al sabato), per il tempo che vorrai e se la cosa può renderti più serena se non comprerai nulla ne sarò felicissimo, così non dovrò elaborare nessun lutto … 😉
    Complimenti se sei riuscita a vedere il museo di Modena, se non è cambiato nulla è aperto un solo giorno all’anno e ritengo sia forse il miglior museo anatomico italiano.
    Per ora un saluto cordiale e buon proseguimento nella scoperta di questo affasciante mondo …
    Alessandro

  4. nikki says:

    Ciao ke spettacolo!Complimenti!nikki

  5. Mr. S says:

    A parte che questo blog è bellissimo, è incredibile scoprire una bottega-museo “del bizzarro” con così tante meravilgie e poi in Italia! E’ una vita difficile quella del collezionista del bizzarro. Ci si sente soli e a volte frustrati. Soli perchè di rado si incontra qualcuno con cui condividere questa passione e frustrati perchè è veramente dura trovare certi oggetti. Così dura che mi chiedo come facciano i ragazzi della bottega a separarsene (si lo so, magari, il danaro offre buoni spunti di riflessione… ma capisco Alessandro quando parla di “lutto”). Bè domanda retorica, di sicurò quando mi capiterà di tornare in Italia diventerò loro cliente. Per ora me ne stò qui a rovistare nei mercatini londinesi alla ricerca di qualche bizzarria.
    Un abbraccio e un sacco di complimenti per il lavoro che fate con questo blog!
    p.s.
    Se passate da Londra vi consiglio di visitare la fondazione Henry Wellcome ricca di reperti veramente interessanti.

    • bizzarrobazar says:

      Grazie dei complimenti, Mr. S!
      Io credo che chi è davvero appassionato di qualcosa non si ritrova mai solo, perché come per una strana magia, o un curioso magnetismo, scopre collegamenti con l’oggetto della sua passione nei posti più impensati, e viene a contatto con persone che condividono i suoi interessi nei modi più assurdi. Fra i collezionisti del bizzarro, prima o poi finiamo per conoscerci tutti. Dirai, bella cosa!, siete quattro gatti!… ma non ti credere… 😀

      • Mr. S says:

        Bella cosa si! E poi facciamo 5 gatti mi aggiungo anche io ;).. Magari ci vorrebbe giusto un punto di incontro, come una sorta di forum dove scambiarsi indicazioni su mercatini e antiquari e magari annunci compro-vendo-scambio. Per esempio, da quando ho visto qui le foto della “madre nascosta” stò diventando pazzo a cercarle. E non c’è verso di trovarne una!
        Ma mi consolo leggendovi.. 🙂
        P.s. sempre se passate da Londra, tutti i giovedì a Spitafield c’è un mercato specializzato in bizzarrie dove si possono trovare oggetti molto interessanti, tra cui teschi e reperti vari di epoca vittoriana.
        Ciao!

        • bizzarrobazar says:

          Non tutti sarebbero contenti di forum e bacheche dedicate a questi temi – c’è chi ha lavorato sodo, anche tutta una vita, per conoscere i “segreti” di questo collezionismo, e vende a caro prezzo le sue informazioni… ho l’impressione che talvolta si voglia far rimanere la propria passione in una nicchia, per non perdere l’esclusività o forse per non uccidere la magia delle cose rare. Vedi ad esempio le fotografie post-mortem, un tempo oggetto di culto di pochi collezionisti: oggi, grazie a (o a causa di) internet sono divenute una moda, svalutandosi ogni volta che un gotico-darkettone ne ordina una su eBay. Io, lo confesso, sono un po’ combattuto fra i due estremi. L’essere snob o elitari c’entra poco, e l’entusiasmo mi porterebbe naturalmente a condividere, ma conosco anche la delusione della banalizzazione di qualcosa che un tempo era unico. 😉

  6. Mr. S says:

    Io ho iniziato a 19 anni a ricercare e collezionare oggetti particolari e dopo quasi 10 anni mi sto accorgendo che è più di una passione, è parte della mia vita. Capisco la tua riflessione e per certi versi la condivido. Quando ami qualcosa di prezioso e raro, vederlo diventare “mainstream” è sempre un dispiacere, Ma non penso che questo tipo di collezione possa banalizzarsi in una moda. Troppo ricercata, troppo particolare, troppo costosa. Certo si fa presto a prendere 4 patacche arruginite da un rigattiere e autocelebrarsi “collezionisti del bizzarro” ma tu sai qual’è la differenza tra il comprare un paio di animali impagliati da quattro soldi o una cera anatomica ottocentesca. Sai la dedizione che ci vuole per trovarla. Senza contare, appunto, che oggetti di un certo tipo molto rari se non unici hanno costi che non tutti possono affrontare. Quindi penso che il tuo ragionamento sia valido ma solo fino a un certo livello, che non è di certo il nostro. Anche se l’esempio dei memento mori che hai citato è molto giusto, tuttavia quante foto esistono di quel tipo? Sono state già una moda nel periodo della loro nascita, se ne facevano parecchie erano abbastanza diffuse. Non dico che si possano trovare in qualsiasi mercatino però di certo, oggi, non si diventa matti a trovarle anche senza internet. E credo che un vero appassionato voglia qualcosa di più di una semplice foto che quando è nata non aveva nulla di bizzarro o straordinario. E nel messaggio sopra pensavo a uno spazio rivolto a chi ci crede veramente, Condivido in pieno con te, invece, il dualismo tra la gelosia delle scoperte e l’entusiasmo di poterle condividere. Hahaha conosco quella vocina interiore che ti rammenta la fatica fatta a trovare quel particolare negozio e ti vorrebbe bloccare dal condividerlo con l’ultimo arrivato…troppo facile..
    Vabbè itorno cercare le foto delle madri nascoste.
    Ciao e buon buon lavoro!

  7. Giada says:

    Esiste ancora? ho trovato solo ora questo blog ma mi sta molto affascinando e mi piacerebbe prima o poi visitare il Nautilus 😀

  8. Chiara says:

    Il Nautilus riapre a Torino il 23 Settembre in via Mercanti 8, nel quadrilatero romano (-:

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