Dimitri Tsykalov è un artista russo. Utilizza diverse tecniche di scultura per trasformare oggetti comuni in opere d’arte stupefacenti e metaforicamente stimolanti.
Ha cominciato costruendo alcune installazioni che ricreano completamente in legno oggetti che normalmente sono composti di altri materiali: in questo interno di una camera, ad esempio, tutto, dal cuscino alle coperte, al computer, al lavandino, al WC, ogni cosa è interamente scolpita nel legno.
In seguito, ha costruito una Porsche a grandezza naturale, ancora in legno. Le sue sono opere d’arte che ci spingono a guardare diversamente certi aspetti della realtà. Deperiscono velocemente di fronte agli occhi degli spettatori: in un certo senso, offrono delle forme vuote e biodegradabili, come se tutta la nostra tecnologia fosse votata alla distruzione. Questa Porsche non è altro che un segno, riconoscibile, ma il materiale di cui è composta ci rende visibile il suo destino ineluttabile. Basterebbe un po’ d’acqua per rovinarla completamente, e prima o poi la sua struttura si disintegrerà, distruggendo contemporaneamente il simbolo con tutti i valori che ad esso sono connessi.
Stesso discorso vale per gli organi umani in legno: sembrano fissi ed eterni, ma esibiscono anche una fragilità che conosciamo bene, anche se raramente ci soffermiamo a rifletterci.
Per rendere ancora più chiaro il concetto, Tsykalov è poi passato a scolpire teschi ricavati da vegetali: la “vita” di queste opere è ancora minore. Risulta chiaro che le sue non sono altro che moderne vanitas, destinate a ricordarci la futilità delle nostre esistenze.
Ma è con la sua ultima opera che Tsykalov ha davvero creato qualcosa di unico e impressionante. Intitolata MEAT (“carne”), la serie ci mostra i corpi nudi di diversi modelli che impugnano armi fatte di carne, indossano elmetti scolpiti a partire da bistecche e insaccati, sono imprigionati da catene di salsicce.
Queste fotografie toccano alcuni punti precisi del nostro sistema simbolico. Da una parte, ammiccano alla (con)fusione di carne e metallo che gran parte ha avuto nell’iconografia post-moderna. Dall’altra, mostrano una guerra fatta di carne e sangue, in cui l’avanzata tecnologia non appare più fredda e metallica, ma costruita con le stesse logiche del macello. Inoltre, l’utilizzo di hot-dog, hamburger e altre forme di consumo della carne, riporta tutto all’idea del cibo. La bellezza dei modelli contrasta con le macabre situazioni in cui sono coinvolti.
La rappresentazione di Tsykalov mira a mostrare l’essere umano per ciò che è veramente. Un’accozzaglia di bellezza e putridume, violenza ed estasi, bisogni animaleschi e illusioni razionalistiche. Ed è proprio sui simboli che Tsykalov lavora più efficacemente: vedere una bandiera (che potrebbe essere qualsiasi bandiera) completamente composta di carne macellata non può che far riflettere.
Mi viene in mente una sola parola…Impressionante!
Di certo colpisce molto, ed il concetto base è sensato.
Fatto sta che mai riuscirei a ricoprirmi di pezzi di carne :\
Si tratta in effetti di modelli piuttosto coraggiosi! 🙂
Ecco da dove ha copiato Lady Gaga per il suo ultimo servizio su Vogue… sorprendente…
Non ho presente il video a cui ti riferisci, ma immagino che un’esposizione simile possa ispirare diversi artisti. Già David Lynch, anni addietro, aveva esposto dei quadri composti di carne putrescente.