Liz McGrath

Pittrice, animatrice, stilista, punk rocker e scultrice: Liz McGrath è la bad girl della nuova scena artistica pop-surrealista californiana.

Essendo precocemente ribelle, i suoi genitori ultra-cattolici decisero di usare il pugno di ferro con la piccola Elizabeth; è proprio a quegli anni, fatti di imposizioni, minacce di inferno e altri terrori, che la McGrath attribuisce la sua fascinazione con il lato oscuro della propria fantasia. Eppure c’è sempre una delicatezza, un’eleganza rétro nelle sue creazioni. Liz McGrath non è mai cresciuta, e ci invita  a conoscere i suoi amici immaginari.

Si tratta di sculture anomale, piccoli personaggi di un mondo infantile distorto. Animali freak antropomorfizzati, spesso inseriti in bacheche che ricordano le insegne dei sideshow degli anni ’40. Un bestiario contemporaneamente macabro e raffinato, che unisce bellezza e malattia, ironia ed elementi gotici.

Certo, c’è sempre quella ingenua e forse “facile” estetica un po’ dark che contraddistingue molti surrealisti pop, quello stile vagamente alla Tim Burton, per intenderci; eppure le sculture di Liz ci sembrano più gioiose, più scanzonate e irriverenti. Forse, come la loro autrice, sotto la patina leziosa e ricercata sono davvero delle sculture punk.

E poi ammettiamolo: quanti di noi, da bambini, non sarebbero impazziti per dei pupazzetti simili?

Ecco il sito ufficiale di Elizabeth McGrath.

F.A.Q. – Bellezza e tonicità

Caro Bizzarro Bazar, l’età avanza. Come posso mantenermi sempre giovane e bella?

Ti consigliamo le tre fasi del Trattamento Bellezza di Bizzarro Bazar®:

Fase 1 – Scrubbing. Ridona elasticità e vigore alla pelle immergendoti nella vasca dei Garra Rufa! Questi piccoli pesci elimineranno tutte le cellule morte dal tuo corpo (e forse qualcuna di quelle vive, ma bisogna pur soffrire, per essere belle).

Fase 2 – Hair conditioning. Restituisci lucentezza ai tuoi capelli secchi e danneggiati, proteggendoli e nutrendoli con un apporto naturale di proteine. Oggi, grazie al nuovo Concentrato Attivo di Sperma di Toro, i capelli si trasformano: più forti dall’interno, brilleranno di una nuova luce!

Fase 3 – Facial Flex. Per finire, ecco uno strumento indispensabile per la tonicità dei tuoi muscoli facciali. Niente più rughe, niente più pelle flaccida. Con Facial Flex, il lifting facciale non-invasivo e clinicamente testato, nessuno potrà più indovinare la tua età.

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Ma ricordati, se aprirai bocca per parlare, potrebbero sempre indovinare la tua intelligenza.

Religioni immaginarie

“Non è vero, ma ci credo”: così Benedetto Croce sintetizzava l’esperienza di fede. La fede in un Dio che doni logica e significato a questo mondo, permettendo di comprendere quale sia il “modo giusto” di vivere, è un impulso necessario che appartiene ad ogni cultura, periodo o latitudine. Ed è un paradosso, ovviamente. Non c’è modo di dimostrare alcunché riguardo a questo presunto Dio: per cui, soggettivamente, o si avverte la sua presenza, o non la si avverte – o si crede, o non si crede.

La fede personale non è mai particolarmente problematica; forse è quando si viene a creare una “chiesa” ufficiale, con la propria casta sacerdotale, le sue dottrine e la sua teologia, che si rischia di finire alle Crociate. Ecco, appunto, la teologia: nobilissima branca di pensiero, troppo spesso sottovalutata, volta a fondere in modo complementare fede e ragione – ma che talvolta si è impantanata in sterili dissertazioni dogmatiche. E quando la religione, nell’intento di delimitare il proprio credo e stigmatizzare quello delle “tribù” vicine, si spinge fino a catalogare ed analizzare ogni minimo dettaglio delle caratteristiche e volontà dell’Essere Supremo, è chiaro che rischia di sortire un effetto involontariamente comico. I dibattiti sull’imene della Sacra Vergine che rimane intatto durante il parto, le discussioni sull’ascesa al cielo o meno del Santo Prepuzio, sono diatribe medievali che possono suscitare il riso, soprattutto quando l’intera cattedrale di speculazioni si basa su un assunto (l’esistenza di un Dio) che ha subìto forti contraccolpi in epoca moderna.

È proprio sulla scia di questa vis comica involontaria che, nell’ultima metà del secolo scorso, sono nate alcune “religioni immaginarie” che non contano adepti veri e propri, ma il cui scopo satirico è quello di parodiare e ridicolizzare alcuni dei paradossi delle religioni “serie”. Prendiamo qui in esame alcune delle più celebri religioni immaginarie, la cui fortuna è anche stata aiutata dall’avvento di internet. Sono religioni scherzose, umoristiche, ma che possono comunque far riflettere sull’assurdità di alcuni dogmi.

BOKONONISMO

Il Bokononismo è una religione immaginaria inventata da Kurt Vonnegut, autore di una serie di grandissimi romanzi dall’inimitabile atmosfera surreale e beffarda, conditi spesso da vaghi elementi fantascientifici. In Ghiaccio-nove (1963), il protagonista e narratore in prima persona della vicenda si dichiara fin da subito bokononista e ci spiega gli assunti fondamentali di questa religione. Il principio di base del credo di Bokonon è che ogni religione è fondata sulla menzogna. Il Bokononismo non fa eccezione, ma almeno lo dichiara apertamente: “Tutte le verità che sto per dirvi sono spudorate menzogne”. Ma se le bugie sono innocue, potranno comunque portare a condurre una vita felice. Queste bugie a fin di bene sono chiamate, nel linguaggio bokononista, i foma.

L’altro concetto fondamentale del Bokononismo, e forse quello più affascinante, è quello di karass. A ciascun uomo, Dio ha riservato un progetto imperscrutabile, un fine ultimo inconoscibile. Così, esistono molti individui che senza saperlo stanno “lavorando” per lo stesso fine: essi formano una karass, una sorta di gruppo o di “famiglia” inconsapevole, i cui membri spesso si incrociano senza apparente logica. Stanno in realtà tutti tendendo allo stesso wampeter, cioè un oggetto o una persona che è il loro centro gravitazionale, il loro motivo di esistenza. A completare il quadro, esistono false karass (chiamate granfaloon), come ad esempio il far parte di una Nazione o di un Partito, ed esistono anche karass composte da soli due elementi (chiamate duprass), i quali hanno una relazione talmente forte da vivere tutta la loro vita, e morire, sempre assieme.

Sotto la patina scanzonata e buffonesca, il bokononismo inventato da Vonnegut scardina così in un sol colpo praticamente tutte le istituzioni: la religione “seria” (che è fondata sulle menzogne), lo Stato (che è un’istituzione fittizia) e l’appartenenza politica (anche questa priva di valore). E riporta l’essenza stessa della vita a uno scopo misterioso, inconoscibile… che possiamo sopportare con un sorriso soltanto se siamo capaci di credere alle bugie.

DISCORDIANESIMO

Descritto spesso come “Zen per occidentali”, il Discordianesimo è la più complessa, esoterica e delirante delle religioni parodistiche. Anche soltanto riuscire a comprendere come sia nata è un enigma senza soluzione, fra autori reali, pseudonimi, false attribuzioni: quello che si sa è che nel 1958 (o 1959) vennero pubblicati i Principia Discordia, ad opera di Malaclypse II il Giovane (che sarebbe lo pseudonimo dello scrittore Gregory Hill, il quale a sua volta potrebbe non essere mai esistito…) e Kerry Thornley. Oltre a questo testo seminale, il Discordianesimo fu poi ampliato e sviluppato nei decenni successivi da Robert Anton Wilson, autore della trilogia Illuminati!, una vera e propria Bibbia della controcultura hacker. Nei suoi romanzi, che uniscono umoristicamente teorie del complotto, paranoia, esoterismo e anarchia, la Setta degli Illuminati controlla il mondo intero da centinaia di anni ed è in perenne lotta contro la resistenza discordiana. Secondo molti Wilson potrebbe essere l’unico artefice di tutta la complicata faccenda, ma nessuno lo saprà mai con certezza.

Per farla breve, il principio fondamentale del Discordianesimo è il Caos (non si era capito?). Rifiutando le idee di armonia e ordine cosmico, i Principia pongono la dea greca della discordia, Eris, al comando del mondo.

Se vuoi entrare nella Società Discordiana / dichiarati quello che vuoi / fai quello che ti pare / e vieni a dircelo / oppure / se preferisci / non farlo. / Non c’è nessuna regola. / La Dea Prevale.

Il Pentaconato (i cinque doveri sacri di ogni discordiano) è un capolavoro di parodia dei dogmi ufficiali:

  1. Non c’è Dea tranne Dea e Lei è la Tua Dea. Non c’è Movimento Erisiano tranne Il Movimento Erisiano ed è Il Movimento Erisiano. E ogni Corpo della Mela D’oro è l’adorata casa di un Verme D’oro.
  2. Un Discordiano Deve Sempre usare il Sistema Discordiano Ufficiale di Numerazione dei Documenti.
  3. È Richiesto che un Discordiano, nella sua fase iniziale di Illuminazione, si Allontani in Solitudine e Gioisca nella Comunione con un Panino con hot dog di venerdì; questa Cerimonia Devozionale serve per Protestare contro le numerose forme di Paganesimo di oggi: dei Cattolici Cristiani (niente carne al Venerdì), degli Ebrei (niente carne di Maiale), degli Induisti (niente carne di Manzo), dei Buddisti (niente carne di animali) e dei Discordiani (niente Panini da Hot Dog).
  4. Un Discordiano non mangerà Panini da Hot Dog, poiché Ciò è stato il Conforto della Nostra Dea quando subì il Rifiuto Originale.
  5. È proibito a un Discordiano di Credere in quello che legge.

Il Discordianesimo si basa su una ramificazione eccezionalmente complessa di simboli e di assunti che non possiamo riassumere qui. Vogliamo citare soltanto uno dei racconti più illuminanti contenuti nei Principia. È scritto che nel 1166 a.C., un uomo malvagio chiamato Grigiaghigna (Greyface, nell’originale) insegnò agli uomini che la vita è seria e che il gioco è peccato. Da questa “maledizione” stiamo cercando di liberarci ancora oggi, e i discordiani hanno escogitato mille modi di combattere i seguaci di Grigiaghigna… E voi, da che parte state?

INVISIBILE UNICORNO ROSA

L’Invisibile Unicorno Rosa è il primo sistema religioso inteso apertamente come satira e parodia delle religioni ufficiali. Le linee di base di questa “fede” umoristica sono infatti nate nei primi anni ’90 all’interno di un celebre newsgroup dedicato all’ateismo; elaborate dagli utenti, e sviluppate negli anni successivi, le dottrine dell’Invisibile Unicorno Rosa contano ormai diversi siti internet dedicati, T-shirt, gadget. L’idea di base è ovviamente il paradosso insito nello stesso nome della divinità: il sacro unicorno in questione è contemporaneamente invisibile e rosa. Da qui l’ormai celebre citazione:

Gli invisibili unicorni rosa sono esseri dotati di grande potere spirituale. Questo lo sappiamo perché sono capaci di essere invisibili e rosa allo stesso tempo. Come tutte le religioni, la fede negli invisibili unicorni rosa è basata sia sulla logica che sulla fede. Crediamo per fede che siano rosa; per logica sappiamo che sono invisibili, perché non possiamo vederli.

L’assenza di prove sull’esistenza dell’Unicorno non scoraggia i fedeli; anzi, questa stessa assenza dimostra l’invisibilità del fantastico animale divino. E, anche se è soltanto uno scherzo, l’Unicorno ha anche il suo opposto malvagio: la temibile Ostrica Viola. Un tempo la prediletta dell’Invisibile Unicorno Rosa, l’Ostrica venne in seguito scacciata dai pascoli divini per aver sostenuto che l’Unicorno preferisce la pizza con i funghi all’ananas con prosciutto. Ogni riferimento ad altre cosmogonie non è puramente casuale.

Ecco un sito italiano dedicato all’Invisibile Unicorno Rosa.

PASTAFARIANESIMO

Dovete sapere che i creazionisti americani sostengono che tutti gli animali sono stati creati assieme, così come sono, e nessuna mutazione o selezione naturale è mai sopravvenuta. Dovete sapere che i creazionisti americani sostengono che i fossili di dinosauri sono stati messi sottoterra da Dio solo per provare la nostra fede. Dovete sapere che in alcuni stati americani si è legiferato, un po’ come da noi per l’ora di religione, di insegnare nelle scuole il Creazionismo come alternativa all’evoluzione darwiniana.

Per protestare contro questo tipo di insegnamento nel Kansas, nel 2005 Bobby Henderson con una lettera aperta chiese che, per par condicio, venisse dedicato lo stesso tempo di insegnamento del creazionismo e dell’evoluzione darwiniana al Pastafarianesimo, una religione inventata di sana pianta, ma internamente coerente. Aprite le orecchie, miscredenti.

Il mondo è stato creato dal Mostro Spaghetti Volante, probabilmente mentre era ubriaco. Ecco perché la sua Creazione non è perfetta. Ogni tentativo scientifico volto a dimostrare la non-esistenza del Mostro Spaghetti Volante viene regolarmente viziato e alterato dalla sua Spaghettosa Appendice.

Il dogma principale del pastafarianesimo, poi, è davvero ingegnoso: qual è la causa del surriscaldamento globale, degli uragani e dei terremoti che devastano con sempre maggiore frequenza la Terra? Ovviamente, il calo nel numero di pirati a livello mondiale. Infatti la diminuzione della pirateria dal XIX secolo ad oggi va di pari passo con l’innalzarsi delle temperature (questo dogma è una parodia di quelle correlazioni che non indicano affatto una causalità, sfruttate spesso dalle religioni apocalittiche).

Il Pastafarianesimo è diventato, è il caso di dirlo, un fenomeno “di culto”. Il Mostro Spaghetti Volante esige che tutti i suoi fedeli si vestano da pirati (uno studente della North Carolina invocò la libertà di culto quando venne sospeso perché indossava indumenti pirateschi) e spesso si manifesta con miracolose apparizioni, come dimostra la foto seguente.

Alcune di queste religioni-burla partono evidentemente dall’idea che la fede sia un inganno e un’illusione. Comunque la pensiate, la satira può sempre essere feconda perché ci offre uno specchio in cui normalmente non vorremmo guardare; uno specchio in cui possiamo scorgere alcune delle nostre stesse contraddizioni.

In conclusione, possiamo soltanto ricordare che, se l’idea di Dio può sembrare un controsenso, è altrettanto vero che paradossale è la vita che viviamo: piccoli esseri che si aggirano su una palla di fango che vola nel vuoto, in un universo incredibile di cui non si conoscono né lo scopo né i confini. Forse è il cosmo il primo a parlare la lingua del paradosso, il primo a ridere di se stesso e di tutto.

Donare il proprio corpo alla scienza

Siamo restii, qui su Bizzarro Bazar, a pubblicare notizie di attualità, tanto meno di politica. Facciamo uno strappo alla regola per un’iniziativa che ha in qualche modo a che vedere con alcuni degli argomenti affrontati spesso su questo blog. Sembra che finalmente anche in Italia si stia dibattendo una proposta bipartisan per un tipo di donazione che tuttora nel nostro paese non è consentita. Da un’ANSA di Silvia Gasparetto:

Disporre che il proprio corpo, dopo la morte, finisca sul tavolo operatorio delle facoltà di medicina, per preparare i buoni chirurghi del futuro, prima di essere restituito ai familiari, in condizioni ”civili e rispettose della dignità ”. È la nuova normativa (4 i progetti di legge presentati finora) su cui sta lavorando la commissione Affari Sociali della Camera, per regolamentare e promuovere la donazione della propria salma alla scienza, visto che la pratica della ”dissezione di cadavere” è attualmente in disuso, nonostante all’unanimità le società scientifiche ritengano che sia ”insostituibile”.

L’ipotesi al vaglio è quella della ”donazione volontaria” e che ha come linea guida, sottolinea il relatore, Gero Grassi, ”il rispetto totale e la dignità del corpo, anche se morto”. I vincoli, infatti, saranno quelli ”dell’integrità della salma” e della sua ”riconsegna” alle famiglie, una volta terminati gli studi. […]

Sarà, insomma, un nuovo testamento, che non dovrebbe trovare, però, intoppi nel suo cammino parlamentare, visto che le proposte arrivate all’attenzione dei deputati sono firmate da quasi tutti i gruppi e che si è registrata, nelle prime sedute sull’argomento, una volontà ‘bipartisan’ di andare incontro alle esigenze del mondo scientifico. […]

Ecco la notizia completa.

Hans Bellmer

Hans Bellmer nel 1926 possedeva una compagnia pubblicitaria, quando, disgustato dalla piega che stava prendendo il nazionalsocialismo e prevedendo la prossima ascesa del partito Nazista al potere, decise che non avrebbe collaborato in alcun modo alla nascita del nuovo stato tedesco. Iniziò così un suo progetto artistico sovversivo, che gli sarebbe costato l’esilio ma che l’avrebbe portato ad essere accolto fra le braccia dei surrealisti francesi di Breton. Quello che era iniziato, nelle intenzioni di Bellmer, come una parodia e un attacco all’idea nazista del perfetto corpo ariano, però, divenne in brevissimo tempo qualcosa di più profondo, una vera e propria finestra sulle forme archetipiche del desiderio e dell’ossessione.

Lavorando in isolamento, Bellmer costruì alcune bambole a grandezza naturale, che avevano delle giunture a sfera simili a quelle che aveva potuto osservare in un paio di manichini in legno del ‘500, conservati al Bode Museum di Berlino. Diede alle bambole le fattezze di giovani ragazzine. Le bambole potevano essere articolate e composte in maniera differente, e Bellmer cominciò a fotografarle in diversi assetti e posizioni.

Così nacque la raccolta pubblicata anonima nel 1934 sotto il titolo di Die Puppe (“La bambola”); il lavoro di Bellmer fu dichiarato “degenerato” dal partito Nazista, ma dopo la fuga a Parigi e la consacrazione sul giornale surrealista Minotaure arrivò la fama. Eppure Bellmer abbandonò le sue bambole, e si dedicò per il resto della vita a disegni e fotografie erotiche, più o meno espressamente surrealiste; è come se quel primo progetto avesse sondato già gli abissi, e tutta l’opera successiva dell’artista tedesco fosse un più leggero rimuginare sul pozzo di nere acque dischiuso dalle bambole.

Le bambole di Hans Bellmer, infatti, sono fra le più estreme e toccanti rappresentazioni del desiderio sessuale e della violenza, il vero lato oscuro dell’erotismo così come teorizzato da Bataille (e preconizzato da Sade). Ci mostrano il corpo femminile, centro focale dell’ossessione, come un insieme di membra dislocate senza volto, puri oggetti dell’inconscio desiderio di violazione. La passione che anima le fantasie più nere si risolve in un tentativo di smembramento e di riconfigurazione, come se il corpo femminile nascondesse un segreto, e occorresse violare, frugare e ricombinare la carne per riuscire a coglierlo.

Eppure, nonostante la brutalità di queste “dissezioni”, le bambole sembrano quasi uno specchio sui nostri sogni infranti; sulla tristezza e impotenza del desiderio maschile, che non può concepire il mistero del corpo. La dolce sensualità delle bambole, infatti, resiste a qualsiasi esplosione, rifiuta di essere posseduta.

Il corpo è paragonabile ad una frase che vi spinge a disarticolarla, affinché, attraverso una serie di anagrammi infiniti, si ricompongano i suoi veri contenuti.

(Hans Bellmer)

Happy Tree Friends

Con 12 anni e più di 160 episodi alle spalle, gli Happy Tree Friends sono ormai uno show classico, benché tuttora controverso, che ha segnato la storia di Internet e della televisione. Nati nel 1999 dalla fantasia di Kenn Navarro e Rhode Montijo, inizialmente erano stati pensati come dei piccoli corti realizzati in Flash, esclusivamente per la rete. I due animatori lavoravano per Mondo Mini Shows, ed erano entusiasti di avere ottenuto la loro prima serie; nessuno però si sarebbe aspettato il successo clamoroso che gli “amici dell’albero felice” avrebbero ottenuto.

L’idea era semplice: creare un mondo da libro animato per bambini, coloratissimo e pieno di allegri e teneri animaletti antropomorfi, sempre entusiasti e felici. E poi massacrarli tutti nei modi più violenti, fantasiosi ed efferati. Ma tranquilli, bambini… li ritroveremo nella puntata successiva sani ed integri, pronti a farsi macellare in una nuova sanguinosa circostanza.

Questo concept, politicamente scorretto ed esilarante, sarebbe rimasto soltanto una piccola burla se Navarro non avesse avuto un’immaginazione sfrenata e particolarmente weird: a distanza di tanti anni, le soluzioni visive adottate per far fuori l’uno dopo l’altro i simpatici personaggi sono ancora sorprendenti e spesso imprevedibili. Poco dopo il loro debutto sulla rete, nel 2000, fu chiaro che in brevissimo tempo questa serie si stava trasformando in un fenomeno di culto.

Ogni episodio raggiunse in poco tempo i 15 milioni di visualizzazioni, e ben presto la Happy Tree Friends mania raggiunse il suo apice. La serie venne acquistata dalle televisioni, cominciò a guadagnarsi premi nei festival specializzati, venne infine distribuita in cofanetti DVD. Tra i 22 personaggi di Happy Tree Friends, quelli ricorrenti (chiamiamoli le “star” principali) sono ormai diffusi anche come gadget di ogni tipo nei negozi di fumetti. L’affetto dei fan non accenna a diminuire nel tempo, tanto che uno degli amministratori della Mondo Media arriva a paragonare lo show ai grandi classici: “Penso che i bambini guarderanno gli Happy Tree Friends fra 20 o 30 anni nello stesso modo in cui guardano Tom & Jerry oggi”.

Ecco, appunto, i bambini. La serie evidentemente è pensata per un pubblico adulto, ma molti bambini hanno finito per diventare degli appassionati fruitori di questo show. La controversia in America si è scatenata quando alcuni preoccupati genitori hanno scoperto che i colorati cartoni animati che i figlioletti stavano guardando terminavano invariabilmente con una carneficina. In Canada si è rischiata la censura, nonostante lo show presenti la violenza in maniera comica ed eccessiva. Ma per una serie iconoclasta come gli Happy Tree Friends, ovviamente, ogni scandalo fa buon gioco.

Eccovi alcuni classici episodi, fra i più celebri.

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Robert Morgan

Robert Morgan è un filmmaker e animatore inglese, dalla fantasia macabra e sfrenata. I suoi surreali lavori in stop-motion hanno vinto numerosi premi, e se avete un po’ di tempo vale davvero la pena di darci un’occhiata: ecco il sito ufficiale di Robert Morgan.

Vi proponiamo qui il suo eccezionale cortometraggio The Separation, la cui trama rimanda chiaramente a Inseparabili (1988) di David Cronenberg, ma che contamina il suo modello con un’atmosfera malsana, morbosa eppure, nel finale, stranamente commovente.

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(Grazie, Paolo!)

Miss Bambina

Una bizzarria assolutamente americana ed oggi molto controversa è quella dei Child Beauty Pageant, ossia dei concorsi di bellezza per bambine – qualcuno di voi se ne ricorderà per via dello splendido film Little Miss Sunshine (2006).

Nati negli anni ’20 ma esplosi negli anni ’60, i concorsi per bambine e teenager di cui stiamo parlando hanno ciascuno regole leggermente diverse, ma tutti prevedono determinate categorie di eventi e “numeri” di vario genere, sulla base dei quali la giuria assegnerà i premi. Proprio come in un regolare concorso di bellezza, ci sono quindi prove di canto o danza, interviste con le candidate, sfilate in abiti sportivi o da spiaggia, ma anche abbigliamento a tema, per esempio in stile “western”, e via dicendo. Di queste bambine si giudicano qualità come il portamento, la fiducia, l’individualità, l’abilità.

Ma il tipo di evento che maggiormente colpisce l’immaginario è quello che vede le bambine sfilare con l’abito da sera. Quello è il momento che tutti attendono, nel quale si deciderà la vera reginetta della serata: le partecipanti si sottopongono anche a diverse ore di preparazione in camerino con una truccatrice professionista. E, infine, salgono sul palco.

Messe in piega elaboratissime (e pacchiane), denti finti, make-up pesantissimo, abbronzature spray, perfette manicure, abiti su misura glamour e kitsch: gli occhi dei genitori brillano di orgoglio, ed è difficile scuotersi di dosso l’angosciante sensazione che queste bambine non siano altro che delle grottesche bamboline lanciate sulla scena proprio per il compiacimento ossessivo di mamma e papà.

Cosa può spingere due genitori a far partecipare la figlia in tenera età ad uno di questi concorsi? Certo, può essere l’ammirazione “cieca” per la propria bambina. Può essere anche che, come dichiarano molti genitori, spedirle sul palco sia un modo per educarle, per migliorare la loro autostima, per insegnare loro a parlare in pubblico… Eppure, c’è anche qualcos’altro.

Ogni anno negli Stati Uniti si svolgono 25.000 concorsi di bellezza per bambine. Le quote di iscrizione vanno da poche centinaia  fino a svariate migliaia di dollari. I vestiti su misura da soli possono costare anche più di 5000$, senza parlare degli accessori di trucco e dei compensi per parrucchiere e make-up artist professioniste. Visti le  spese altissime, le bambine che partecipano a un solo concorso di bellezza praticamente non esistono: se si fa l’investimento, tocca almeno rientrare della spesa.
Così, la maggioranza dei genitori accompagna le figlie da un concorso all’altro, spostandosi di stato in stato, seguendo un calendario serrato ed estenuante. Nonostante per la legge americana i concorsi di bellezza non possano essere considerati un lavoro (e non ricadano quindi nelle leggi sullo sfruttamento del lavoro minorile), per le piccole miss si tratta di un vero e proprio impegno a tempo pieno. I premi e i trofei — talvolta più alti delle vincitrici stesse! — implicano vincite in denaro, contratti con riviste di moda e sponsor, più tutta una galassia di beni di lusso come vestiti, elettronica, ecc.. È un’industria da un miliardo di dollari l’anno.

Per questo motivo la controversia riguardante questi concorsi è tutt’ora aspra. In particolare, si è molto discusso sulla sessualizzazione infantile messa in scena in questi eventi, anche in relazione alla pedofilia. In questo strano e assurdo contesto, infatti, i genitori possono trasformare le loro figliolette di cinque anni in vere e proprie femmes fatales, con rossetti di fuoco e ciglia lunghissime, tacchi alti e abiti da sera. Cercando di fare delle loro bambine proprio quello che terrorizza gli altri genitori: un oggetto del desiderio.