Hans Bellmer nel 1926 possedeva una compagnia pubblicitaria, quando, disgustato dalla piega che stava prendendo il nazionalsocialismo e prevedendo la prossima ascesa del partito Nazista al potere, decise che non avrebbe collaborato in alcun modo alla nascita del nuovo stato tedesco. Iniziò così un suo progetto artistico sovversivo, che gli sarebbe costato l’esilio ma che l’avrebbe portato ad essere accolto fra le braccia dei surrealisti francesi di Breton. Quello che era iniziato, nelle intenzioni di Bellmer, come una parodia e un attacco all’idea nazista del perfetto corpo ariano, però, divenne in brevissimo tempo qualcosa di più profondo, una vera e propria finestra sulle forme archetipiche del desiderio e dell’ossessione.
Lavorando in isolamento, Bellmer costruì alcune bambole a grandezza naturale, che avevano delle giunture a sfera simili a quelle che aveva potuto osservare in un paio di manichini in legno del ‘500, conservati al Bode Museum di Berlino. Diede alle bambole le fattezze di giovani ragazzine. Le bambole potevano essere articolate e composte in maniera differente, e Bellmer cominciò a fotografarle in diversi assetti e posizioni.
Così nacque la raccolta pubblicata anonima nel 1934 sotto il titolo di Die Puppe (“La bambola”); il lavoro di Bellmer fu dichiarato “degenerato” dal partito Nazista, ma dopo la fuga a Parigi e la consacrazione sul giornale surrealista Minotaure arrivò la fama. Eppure Bellmer abbandonò le sue bambole, e si dedicò per il resto della vita a disegni e fotografie erotiche, più o meno espressamente surrealiste; è come se quel primo progetto avesse sondato già gli abissi, e tutta l’opera successiva dell’artista tedesco fosse un più leggero rimuginare sul pozzo di nere acque dischiuso dalle bambole.
Le bambole di Hans Bellmer, infatti, sono fra le più estreme e toccanti rappresentazioni del desiderio sessuale e della violenza, il vero lato oscuro dell’erotismo così come teorizzato da Bataille (e preconizzato da Sade). Ci mostrano il corpo femminile, centro focale dell’ossessione, come un insieme di membra dislocate senza volto, puri oggetti dell’inconscio desiderio di violazione. La passione che anima le fantasie più nere si risolve in un tentativo di smembramento e di riconfigurazione, come se il corpo femminile nascondesse un segreto, e occorresse violare, frugare e ricombinare la carne per riuscire a coglierlo.
Eppure, nonostante la brutalità di queste “dissezioni”, le bambole sembrano quasi uno specchio sui nostri sogni infranti; sulla tristezza e impotenza del desiderio maschile, che non può concepire il mistero del corpo. La dolce sensualità delle bambole, infatti, resiste a qualsiasi esplosione, rifiuta di essere posseduta.
Il corpo è paragonabile ad una frase che vi spinge a disarticolarla, affinché, attraverso una serie di anagrammi infiniti, si ricompongano i suoi veri contenuti.
(Hans Bellmer)
Ho conosciuto il lavoro di Bellmer attraverso questo video: http://www.youtube.com/watch?v=goIpAf8nTK4
E trovo fantastiche queste bambole.
Complimenti per questo blog! Sempre interessante, sempre impeccabile.
Grazie mille Reg!
Non conoscevo quest’artista ma a dir la verità non mi intendo di arte.. Quindi grazie per la’articolo, interessantissimo!
Ilaria
Le parole non possono descrivere quanto sia contenta per questo articolo. I lavori di Bellmer sono sempre stati una grande ispirazione per me, e vedere un articolo su di lui proprio sul mio blog preferito di sempre è semplicemente perfetto. Grazie, Bizzarro Bazar!
Grazie a te, Eva! 😉
Davvero un bel blog che ogni tanto sono passato a trovare…
Proprio dall’eros possiamo ripartire, come stimolo e forza di cambiamento! Ne parlo su Vongole & Merluzzi delle cose che non capisco…della necessità di un cambiamento…
Spero avrai modo e tempo di ricambiare la visita
http://vongolemerluzzi.wordpress.com/2011/05/17/kose-che-non-kapisko/
bhe è incredibile . sono affascinato e incredibilmente ecc
…incredibilmente eccitato tanto da non riuscire a finire la frase? :p
Anche la serie di Silent Hill trae ispirazione da Bellmer,sopratutto il secondo episodio.
Splendido… Ma questo sito è un pozzo senza fondo (e una droga), tra un collegamento e l’altro (tutti meravigliosi) non riesco a smettere… Grande!
🙂