Di tanto in tanto, nelle notizie di cronaca più sensazionalistiche, fanno capolino i fantomatici snuff movies. Se ne parla da decenni e, nonostante le centinaia di pagine di inchiostro scritte al proposito, l’alone di mistero che li circonfonde resiste. Cosa sono esattamente?
Molti di voi sapranno già la risposta: si tratta di film prodotti a basso budget in cui vengono mostrate sevizie e torture reali, che culminano con l’uccisione del “protagonista” davanti al freddo occhio della videocamera, senza effetti speciali e senza trucchi. La morte violenta e reale della vittima di uno snuff movie garantisce un mercato esclusivo per la pellicola in questione, che viene venduta a peso d’oro ai collezionisti più morbosi e depravati. Questo, almeno, è quanto si racconta. Sì, perché in verità nessuno ha mai visto uno snuff movie.
Essendo la morte, nella nostra cultura, un tabù progressivamente sostituito dalla sua immagine, sempre più onnipresente, la curiosità di vedere la morte, nell’esatto momento in cui avviene, cresce di continuo. Così, di filmati che mostrano la morte in diretta se ne trovano a centinaia su internet: dai classici intramontabili quali il suicidio di Budd Dwyer (prima grande star del voyeurismo mediatico, suo malgrado), fino alle decapitazioni ad opera dei terroristi islamici, alle atrocità di guerra negli stati sovietici o agli incidenti fatali più agghiaccianti, la morte su internet è presente in abbondanza. Trovare addirittura fotografie e filmati realizzati da alcuni serial killer, che mostrano violenze e smembramenti davvero agghiaccianti, è in definitiva un gioco da ragazzi.
Ma gli snuff sarebbero qualcosa di differente. Lo snuff movie dovrebbe avere alle spalle una vera e propria produzione, ed essere girato con l’unico scopo di mostrare un omicidio reale, senza alcuna altra motivazione che il profitto derivante dalla vendita del film. I filmati in cui vediamo un serial killer uccidere le sue vittime non sono snuff, perché originariamente intesi per uso personale. Lo snuff vero e proprio prevede una organizzazione che intrappola vittime innocenti e le sacrifica in nome di un mercato sotterraneo alla ricerca di emozioni sempre più forti.
Insomma, avete capito l’antifona: qualche miliardario senza scrupoli (solitamente americano) ordina un filmato di morte, e un gruppo di persone organizza un apposito set (solitamente in Sudamerica, dove la vita è più a buon mercato), per realizzarlo con il “contributo” di una ignara attrice assassinata davanti alla macchina da presa. Non so se in questo momento a voi sta suonando un campanello di allarme. Farebbe bene a suonare, con una scritta lampeggiante che dice “LEGGENDA METROPOLITANA”.
Analizziamo i concetti base della storia. Il ricco miliardario è in realtà un morboso e sadico voyeurista. Già questo personaggio (basato sull’idea che i soldi rendono “sporchi” e “diabolici”, e spingono alla ricerca dell’estremo onanismo sadico, visto che i piaceri comuni non bastano più) puzza di cliché. Se esaminiamo il resto della leggenda – la prostituta spesso proveniente dal Terzo Mondo, a sottolineare come la gente povera sia disposta a tutto – ci ritroviamo all’interno dei più triti preconcetti da bar. Unite a questo una spruzzata di superstizione nei riguardi della macchina da presa che “ruba l’anima”, un etto di chiacchiere sull’assenza di scrupolo da parte dei media, ed ecco che la leggenda diventa plausibile agli occhi dei più.
Nessuno snuff è mai stato ritrovato in nessun angolo del mondo, fino ad ora. Né l’FBI, né alcuna altra organizzazione investigativa ne ha mai rilevato traccia. E, nell’era di internet, nessuno snuff è mai affiorato sulla rete. La storia di questa persistente leggenda urbana è particolarmente interessante perché, a differenza di altri miti moderni, ha un inizio ben preciso.
Nel 1971 Michael e Roberta Findlay girano in Cile e Argentina un film intitolato Slaughter. La pellicola cercava di far leva sulla strage di Bel Air, avvenuta due anni prima, nella quale perse la vita anche la moglie di Roman Polanski, Sharon Tate, ad opera degli adepti di Charles Manson. Slaughter si rivela un filmaccio a basso budget della peggior specie, ma viene acquistato per una miseria dal distributore Allan Shackleton nel ’72. Per distribuire una tale porcheria, Shackleton (che era della vecchia scuola di distributori di sexploitation, abituato a inventarsi le trovate più mirabolanti pur di vendere una pellicola) decide che ci vuole una mossa di marketing costruita a regola d’arte.
Mette così in piedi una campagna pubblicitaria ad effetto, lasciando intendere che il film sia stato originariamente sequestrato dalla polizia mentre veniva contrabbandato dal Sudamerica agli Stati Uniti, e che presenti nel finale una sequenza di omicidio non simulata. Cambia il titolo della pellicola in Snuff. Distribuisce addirittura ritagli di giornale a firma di un giornalista, “Vincent Sheehan”, che nei suoi articoli astiosi polemizza contro l’uscita del film nelle sale. Sheehan è ovviamente un altro parto della fervida fantasia di Shackleton.
“L’isteria della stampa fa il resto: i critici di tutto il paese si lanciano in fumiganti filippiche contro il film, prendendo per buone le panzane di Shackleton e dando così credibilità alle voci giudiziosamente sparse dal distributore. Prima ancora di uscire nelle sale, Snuff è già oggetto di scandalo e riprovazione. Il bello è che Shackleton deve ancora preparare il finale vero e proprio del film, che rimpiazzerà quello originario di Slaughter: i cinque minuti finali vengono girati […] in un solo giorno in un appartamento di Manhattan, al costo di 10.000 dollari” (da Sex and Violence, di R. Curti e T. La Selva, 2003, Lindau).
Nonostante Shackleton sia in seguito costretto ad ammettere che si trattava di una bufala, il clamore suscitato dalla pellicola fonda il mito degli snuff movie. Da lì in poi, sarà tutto un susseguirsi di operazioni di bassa exploitation che cercheranno di sfruttare quest’idea geniale. Nei cosiddetti mondo movies italiani molte scene “documentaristiche” sono in realtà ricreate ad arte e spacciate per vere, e così farà anche Ruggero Deodato nel suo famigerato Cannibal Holocaust (1978): il regista chiederà addirittura agli attori (tra i quali figura un giovane Luca Barbareschi, protagonista di una controversa scena in cui spara a un maialino) di scomparire dalla circolazione nei mesi successivi all’uscita del film, per alimentare la leggenda che le loro “morti” non fossero simulate.
Con regolarità, nei decenni successivi, di tanto in tanto spunta qualche sequenza di sevizie che fa il giro del mondo perché ritenuta uno snuff, salvo poi rendersi conto che è stata estrapolata da qualche film horror di bassa lega. Anche l’attore Charlie Sheen viene gabbato nel 1997, quando viene in possesso di uno snuff incredibile: una donna giapponese, legata ad un letto, viene seviziata e fatta lentamente a pezzi da un uomo vestito da samurai. Sheen, sconvolto, consegna il filmato all’FBI, convinto che si tratti di torture vere. Si scoprirà quasi subito che le riprese provengono dalla serie TV giapponese Guinea Pig, girata negli anni ’80 e famosa per i suoi effetti speciali iperrealistici.
Per quanto possa sembrare sorprendente, ancora oggi la leggenda resiste, viva e vegeta, nonostante l’assenza di prove e le continue bufale smascherate di volta in volta. Ancora più strano è che questo mito perduri in un’epoca in cui basta un po’ di esperienza per scovare sulla rete diversi siti che propongono efferatezze e crudeltà (purtroppo) tutt’altro che inventate. Ma gli snuff movies evidentemente hanno un fattore in più, che fa presa sull’immaginario collettivo: come in una favola moderna, ci parlano simbolicamente dell’avidità umana, della mancanza di scrupoli e del pericoloso potere occulto delle immagini.
Quindi cannibal holocaust non ha scene vere? E’ tutta finzione?
Cannibal Holocaust contiene uccisioni non simulate di diversi animali della foresta (il già citato maialino, un topo muschiato, una testuggine e una scimmia, se non ricordo male), ma tutte le scene di violenza o tortura verso esseri umani sono state coreografate con effetti speciali.
Sulle scene di violenza agli animali, che ancora oggi sono un pugno allo stomaco, sono stati scritti fiumi di parole: Deodato ha sempre ricordato che 1) all’epoca non c’era la sensibilità che c’è oggi verso gli animali, e che oggi ovviamente non rifarebbe la stessa scelta, e 2) tutti gli animali uccisi venivano mangiati dagli indigeni della troupe.
Parlando della morbosità nella rete:
Fin da ragazzino (si parla del 96) su internet sono “incappato” (vuoi perchè qualcuno ti linka un video, o ci capiti per caso, o per documentazione per il lavoro) in foto e filmati assurdi, partendo dal vecchio Rotten (ormai diventato sito per educande), Face of Death, filmati di russi nel bosco che vengono decapitati un coltello alla rambo o video come Indonesia99 (o era jakarta? non ricordo più).
Insomma ne ho viste di cotte e di crude.
Sono uno che non si è mai impressionato facilmente, veder un cadavere non mi ha mai fatto impressione (in qualisasi condizione si mostrasse) ma da quando ho scoperto questo mondo che prolifera alla luce del sole, e alla portata di tutti ho perso fiducia nel genere umano, il senso che mi da vedere queste cose è di profonda tristezza, non tanto per le vittime ma per il fatto che ci sia gente che giornalmente guarda morbosamente filmati e foto come fosse nulla.
Ho un senso di disgusto non per le scene, ma per il fatto che vengano mostrare così senza rispetto, per quanto poco valore venga attribuito alla vita e al rispetto di essa anche nella morte, un corpo morto, non è nulla che un guscio è vero, ma mi disturba pensare che gente goda nel guardare corpi sfracellati violenze indicibili, o sucidi etc senza conoscere, sapere chi era in vita quella persona, senza pensare che fino a poco prima aveva una vita e dei pensieri, e invece ora sia alla mercè di occhi indiscreti curiosi o peggio morbosi, o magari di un necrofilo che ne violenta le carni (come un altro famoso video che circolava anni fa)
La curiosità sulla morte e vuoi anche un pò di morbosità è insita nel uomo, ma ci sono dei limiti, che ti fanno capire chi sei, quando li puoi superare con tanta facilità qualcosa non funziona. Tra il bianco e il nero ci sono si delle sfumature, una percentuale che ti pone da un lato o dall’altro, ogni sfumatura che ti avvicina di più al nero è una strada in discesa nell’oscurità, quando superi un gradino e pensi che sia lecito fare un altro passo questo ti fa capire il tuo livello di moralità e da che parte stai (non parlo di un livello di conformità al sistema, ma di qualcosa di più profondo, qualcosa scritto nel DNA umano)
Il bene ed il male esistono in ogni persona, sta ad ognuno di noi decidere da che parte stare, e che limiti non superare, dire “ciò che non è giusto per uno è giusto per altri” è una frase accomodante per giustificare sbagli o atti di malvagità o devianze spicologiche.
Mi sono chiesto più volte se non esiste una legge? qualcosa che impedisca il proliferare della morbosità in internet, negli utlimi anni ho visto il peggiorare di questo fenomeno.
Proprio un anno fa ho trovato il mio punto di rottura, incappando per caso nel forum, più tremendo ed allucinanete (libero da registrazioni e senza alcuna curanza legale) che io abbia mai visto, dalle prime pagine mi sono chiesto come fosse possibile che potesse passare inosservato alla legge un forum di quel genere. Ne ho viste tante di scene di morte e morbosità nel corso della vita, ma quel sito rasenta la pazzia, e molto probabbilmente gli stesssi autori di alcuni gesti, erano iscritti al forum, alcuni commenti facevano rabbrividire molto più che le scene proposte, la maggior parte di chi guarda una scena di morte fa dei commenti stupidi per sdrammatizzare e farsi una risata o per pura morbosità, i commenti di quel forum invece mostravano un lato del tutto depravato senza limiti o un minimo di autocensura, erano commenti senza freni, di gente che non vedeva l’ora di commettere gli stessi atti…e questo che sconvolge.
L’essere umano è tanto meraviglioso, ma alle volte mi vergogno di appartenere al genere.
In fine non so se esista o no il vero Snuff Movie di cui parli in questo articolo, ma non conta poi molto in fine dei conti, se le stesse cosa le puoi avere senza dover essere un miliardario feticista.
P.S.
No, non ho il link al forum ho voluto chiudere e dimenticare quelle pagine per sempre, e il fatto che esista gente malata al tale punto. Anche se ricordassi come ho raggiunto il sito, non vorrei alimentare la sete di morbosità di qualcuno, pubblicando un link (dubito cmq eista ancora, o per lo meno me lo auguro)
Ciao Shuta, ti ringrazio per questo bello sfogo. Le questioni che sollevi sono complesse e si ricollegano da una parte all’ossessione per l’immagine che ha sviluppato la nostra società, e dall’altra all’occultamento della morte. È sempre più difficile vedere qualcuno morire veramente, sempre più facile usufruire della morte iperreale ritratta dai filmati su internet, la morte filtrata dall’obbiettivo, consumata come qualsiasi altro prodotto.
Quanto allo schierarsi contro il dilagare moderno di morbosità e immoralità, trovo il tutto un po’ scontato e forse addirittura ipocrita. Ho anch’io avuto tutte le “esperienze virtuali” che racconti, ricordo bene i vari Ogrish e Rotten degli inizi, e permettimi di dubitare quando dici di essere capitato su certi siti per caso o perché segui qualche link. Sui forum di cui parli, che purtroppo conosco, non si capita mai “per caso”.
La mia motivazione per vedere certe immagini è sempre stata la curiosità, che mi ha spinto a “testare” il mio sguardo, sondarne i segreti e i limiti, per capire se davvero si possa rimanere “infettati” da ciò che si vede, e comprendere le ragioni del disgusto e dell’angoscia. Perciò ho sempre voluto fissare a fondo tutto ciò che mi disturba e mi rivolta. Qual è la tua motivazione? 😉
a me mi piace la figa, voi fate un po’ quello che cazzo volete.
Complimenti.
he he he, grande 😀
in tutti gli articoli che mi sta capitando di leggere circa questo argomento, tutti voi sostenete che in realtà si tratti di una leggenda metropolitana e che non è stato mai trovato nessun autentico video snuff sin ora…
vorrei sottoporre dunque alla vostra attenzione quello che a me è sembrato un autentico snuff e che ho già denunciato alle autorità, tuttavia ad oggi vedo che è ancora disponibile là dove mi è capitato di trovarlo per caso mentre scaricavo cose di tutt’altro genere. ovvero su Emule
il link diretto per il download è questo:
[LINK NASCOSTO DALL’AMMINISTRATORE]
qualora riteniate, come lo ritenni io, che si tratta di violenze, abusi e torture autentiche, vi invito a fare denuncia anche voi, in quanto temo che la mia denuncia sia servita a poco e niente visto che il video è ancora scaricabile.
Caro Anonimo,
1. è strano che tu rimanga anonimo
2. è strano che chiunque abbia trovato filmati di violenze in rete, stesse sempre invariabilmente cercando “cose di tutt’altro genere”
3. è strano che tu posti per esteso un link diretto ad un video pornografico estremo che ritieni illegale e che dici di aver addirittura denunciato
Perdonami se ho nascosto il link della tua “scoperta”.
Ciao Bizzarro, innanzitutto ti faccio i complimenti per la disamina sul tema: non era facile condensare esaustivamente e con efficacia tutta la spinosa questione. Bravo davvero!
Ti scrivo perchè tempo fa in rete trovai un brevissimo video in cui si vedeva una donna bionda in vestaglia rosa legata ad una sedia che veniva uccisa con un colpo di revolver sparatole in fronte da una mano che spuntava dal lato destro dello schermo (alla fine si scorgevano anche i lunghi capelli riccioluti del carnefice).
Naturalmente era un fake, come ho poi potuto constatare presso alcuni siti che ne smontavano pezzo pezzo la veridicità, vagliando fotogramma per fotogramma ogni reale riscontro fisico-meccanico-balistico. Comunque, una scena ben realizzata, non c’è che dire.
In giro lessi anche che questa scena era stata estratta da uno shockumentary e che lo si era scoperta dopo aver riconosciuto nella persona della vittima una nota attrice hard (sempre se ricordo bene).
Il fatto è che non sono più riuscito a ritrovare quel sito e ho dimenticato il nome dell’interprete (per non parlare dello shockumentary citato).
Sei per caso in grado di dirmi qualcosa su questi particolari?
Per correttezza ti dico che sul sito “immemore” ci arrivai cercando notizie&video della tragica morte sul set di Vic Morrow, attore ucciso assieme a due bambini orientali dalle pale di un elicottero in avaria durante una scena di “Ai confini della realtà” (di Steven Spielberg-1982).
Ti ringrazio in anticipo per la tua disponibilità.
Jaco
Ciao Jaco,
ti ringrazio per i complimenti, e ti faccio i miei per il tuo nick! 🙂
Il video a cui ti riferisci ha avuto un breve momento di popolarità. Qui trovi la discussione di cui parli (archiviata, quindi molti link non funzionano più), e qui l’analisi balistica in tre parti che dimostra la falsità del video.
C’è da dire che oggi ci sono molti siti internet a pagamento che propongono filmati del genere sottolineando bene fin da principio che si tratta di finzione, e invitando perfino gli utenti a segnalare come vorrebbero vedere morire le attrici. Ciao! 🙂
Si, grazie dei link! (quello “balistico” era appunto il mio già menzionato) 😉
Comunque proprio ieri notte, cercando meglio in rete, sono riuscito finalmente a risalire al titolo del documentario in cui era inclusa detta scena (“Shock 2000: Snuff Perversions Part 2”) e al nome dell’attrice (Pamela Sutch).
Naturalmente si tratta di pura spazzatura senza un briciolo di stile, forma, contenuto, idee, cura e moralità. Alla “Traces of Death 4”, tanto per intenderci.
Non so se può incuriosisrti ma, da appassionato di mondo-movies, posso solo dirti che sino ad ora la scena più insopportabile e truculenta mai personalmente vista su schermo, sottolineo “SCENA REALE”, è la lunga trapanazione cranica artigianale di un indigeno, effettuata da uno stregone in Africa, visibile nel rarissimo “Africa sapore di sangue, sapore di morte” (1964).
A presto!
Jaco
I mondo che ho visto sono quei 7 o 8 classici, ma il titolo raro che suggerisci mi incuriosisce, cercherò di procurarmelo. Per quanto mi riguarda, la scena reale più insostenibile in cui mi sia mai imbattuto sulla rete (e ho visto davvero molti documenti estremi, credimi) è un video di un uomo tagliato a metà in un incidente stradale, ma vivo, anche se ancora per poco. Le sue mani toccano il corpo, e arrivano al bordo, là dove il ventre dovrebbe continuare e invece non c’è più nulla. Tirano la pelle, come se potesse servire a chiudere la lacerazione, come se quel gesto potesse trattenere dentro di sé la vita che se ne sta andando. L’uomo, sotto shock, cerca anche di riprendersi le sue gambe, che stanno poco distante. Un filmato straziante, e non tanto o non solo per la violenza delle immagini, quanto piuttosto per l’espressione della vittima: i suoi occhi mi hanno spezzato il cuore.
Si, questa scena la ricordo: era un orientale messo di sguincio al bordo di un marciapiedi; le facce dei passanti andavano dallo stranito all’annoiato (questo particolare mi lasciò un po’ perplesso).
Conosci il famigerato “3guys1hammer”?
Personalmente ho preferito vederne solo i primi 30 secondi perchè sinceramente mi sono sentito io in primis colpevole di ciò a cui stavo assistendo.
Per fortuna ho poi letto che quei tre delinquentastri ucraini [“The Dnepropetrovsk Maniacs”] sono stati condannati a lunghe pene detentive da scontare nelle poco confortevoli carceri nazionali.
Profondo rispetto per la moglie ed i familiari della povera vittima brutalizzata. Detto senza retorica.
P.S.: Il mondo-movie che ti ho citato lo trovi con più facilità in lingua originale, col titolo “Kwaheri”.
Jaco
Sì, l’ho visto. Molto simile a quell’altro filmato ucraino della ragazza (già morta) accoltellata in faccia. Non sono comunque un appassionato di questi filmati. Sono cose che ho cercato di tanto in tanto, per quello strano bisogno che talvolta mi assale di vedere con i miei occhi. E di stare male. 🙁
Grazie per la dritta sul mondo. 🙂
Io ed un mio amico, non ho problemi a dirlo, ci stavamo veramente appassionando a questo tipo di filmati, ed in effetti come tu dicevi,cominciavo a pensare di avere qualcosa di sbagliato nella mia personalità, a quel tempo frequentavamo rotten, era per noi una novità, per fortuna e ripeto per fortuna siamo approdati ad ogrish e li abbiamo visto un filmato che ci ha veramente fatto star male,inutile dire di cosa si trattava,da allora abbiamo capito ed abbiamo smesso, ovviamente guardo ancora film horror ma è tutta un’altra cosa,ma ripeto sono stato contento di star male e di provare una gran pena per quella povera persona.Attenzione ragazzi! Se anche voi non provate un sentimento di pietà e repulsione oltre un certo limite fatevi curare,sul serio, certe cose non sai dove ti portano e sono peggio della droga,una vera discesa nell’oscurita’.Grazie ed ottimo blog ne trovi pochi che trattano certi argomenti con intelligenza!
Giovanni.
Grazie per i complimenti, Giovanni, ma soprattutto per il racconto della tua esperienza. 🙂
Questo post lo ritengo interessante,intelligente. Mi ricorda un bel film di David Cronenberg del 1983 :Videodrome. Graziedi tutto.
Ha ragione, Videodrome è un autentico capolavoro, profetico e visionario, che trent’anni fa aveva già intuito il potere che la televisione avrebbe avuto sulla nostra mente e sul nostro corpo. 🙂
Una volta lessi su un libro di zoologia piuttosto ben fatto che non esistevano evidenze incontestabili e scientificamente certe che i Piranha avessero mai ucciso esseri umani. Semplicemente, nessun caso era mai stato documentato e provato in modo (sottolineo) oggettivo e inattaccabile.
Ciò non toglie che i Piranha siano indubbiamente in grado di farlo. E’ ragionevolmente verosimile, anzi, che molte testimonianze siano veritiere, che ci siano state vittime umane dei Piranha in luoghi o circostanze tanto inaccessibili da non consentire verifiche definitive.
Credo che la questione degli snuff sia in qualche modo paragonabile: molta leggenda, moltissime bufale anche celebri, qualche caso sospetto ma non provabile.
Di certo ci sono molte persone che spenderebbero per comperare questo genere di merce e sostenere il contrario mi sembra una pia illusione.
E siccome se la richiesta c’è prima o poi anche l’offerta arriva, non mi sentirei di escludere che qualcosa in questo senso sia realmente avvenuto.
Personalmente, parlando con amici che sono stati in missione nei Balcani, mi è stato riferito che voci insistenti di snuff girati nel casino immane della guerra ci siano state e anche con una certa frequenza.
Un amico poliziotto da me interpellato mi disse che risultava così anche a lui e che i suoi colleghi (credo) triestini avrebbero dato la caccia ad una partita di VHS transitati attraverso l’Italia, diretti nell’Europa del Nord.
Voci naturalmente, testimonianze sempre da prendere con molle e molloni. Però certamente inquietanti.
Non sempre è facile dimostrare l’esistenza di qualcosa, ma dimostrarne inequivocabilmente la non-esistenza è comunque molto più difficile (vedansi gli UFO, o, se preferite, le divinità, o i fantasmi).
La mia opinione in merito è che è estremamente alta la possibilità che siano stati prodotti, e lo siano tuttora, filmati di torture e morte in diretta. Di uomini e, come da certe immagini apparse di recente persino su Facebook, su animali, a minor rischio di grane legali per i produttori.
La storia dell’Uomo è costellata di tali orrori da superare le più perverse fantasie. Il godimento di alcuni davanti all’altrui morte e sofferenza non ci deve stupire, non dobbiamo cadere nella pericolosa pania del “troppo crudele per essere vero”.
Dovremmo piuttosto fare un’altra riflessione, secondo me.
Ogni uomo è allo stesso tempo, almeno in potenza, torturato e torturatore. Gli epigoni di Torquemada, gli Albert Fish, gli Ante Pavelich, i Dirlewanger non avevano un DNA diverso dagli altri: qualcosa li ha fatti diventare quello che sono stati, qualcosa che potrebbe colpire chiunque di noi. E ognuno di noi non può escludere la possibilità di cadere prima o poi in mano a uno di questi galantuomini.
L’unica difesa possibile è prendere coscienza della bestia che abbiamo dentro. Saperlo è già il primo passo verso il saperla gestire, magari in una direzione tale da renderla il più possibile innocua, se non addirittura proficua. Ci aiutino i filosofi, i pensatori e i santi. M i santi veri, non quelli canonizzati strumentalmente anche quando hanno portato le fascine sui roghi.
Grazie per l’ospitalità.
Eugenio
Grazie per il bellissimo commento, Eugenio.
Dal punto di vista logico, non c’è bisogno di dimostrare la non-esistenza di qualcosa, ma sempre e solo l’esistenza. Altrimenti dovremmo metterci a provare la non-esistenza di qualsiasi assurdità, dagli unicorni agli alieni agli alberi parlanti (vedi la teiera di Russell). Quindi è chi sostiene la verità di qualcosa a dispetto delle prove, a doverne fornire di nuove.
In questo caso specifico, è vero che “sembra plausibile”, conoscendo l’uomo, che possano essere stati realizzati simili filmati. Ma fino alla scoperta di prove inconfutabili, siamo costretti (e volentieri, in verità) a considerarli ancora un mito moderno.
Questione di forma mentis, forse, o di atteggiamento filosofico. Personalmente mi ritengo in generale un possibilista, a seconda dei casi più o meno scettico. Ma sempre su posizioni personali e senza pretesa di essere condiviso.
Se decidessi di escludere nella maniera più categorica l’esistenza di unicorni o teiere orbitanti, mi sentirei di peccare di superbia. Va da sé che, nella mia vita “reale”, non credo né agli uni né all’altra, o, per meglio dire, mi comporto e mi sento come se tutto ciò non esistesse, e senza risentirne.
Ma tu pensa che risate se il cosmonauta Aleksej Leonov, uscendo dalla sua Voshkod nel 1965, si fosse VERAMENTE preso una teiera sul casco!
È strano. Una delle citazioni che prediligo è l’idea di Queneau che “in tutti i tentativi fatti per dimostrare che 2+2=4, non si è mai tenuto conto della forza del vento”. Amo ed apprezzo qualsiasi posizione “irrazionale” quando è supportata da una adeguata motivazione poetica, ironica o estatica, come mi pare essere la tua. Il problema è che su certi argomenti sensibili ci si trova spesso a far fronte a una massa rabbiosa e prevenuta che sventola le incertezze come prove o punti di forza. Lì prende il sopravvento il mio lato più logico. Non amo le teorie del complotto da supermercato, né le persone che controbattono costantemente con il mantra del “che prove hai che non sia mai successo?”. In quei casi la mia pazienza si esaurisce in fretta. 🙂
Oh mammina mia! Condivido ventre a terra. E ci sarebbe da dire così tanto e di così tanti che preferisco non andare oltre, altrimenti rischierei di insabbiarmi su di un’unica piccola parte del tuo (absit ruffianeria verbis) bellissimo blog, che preferisco godermi con l’attenzione che merita. A risentirci, quindi, magari da qualche altra pagina.
Eugenio
Death to VIDEODROME, long live the new flesh!!!
la cronaca italiana di questi giorni purtroppo mi spinge a credere con raccapriccio che gli snuff movies non siano per nulla una leggenda.
Cioè? Scusa ma non trovo traccia di snuff movies sull’ANSA.
scusami se sono sembrata criptica non lo desideravo affatto (e scusa anche per il nome provvisorio, uso ancora un vecchio account.)
Comunque sono una vostra accanita lettrice e anche se al mio primo commento qui, questo articolo non mi era sfuggito: conoscevo già la problematica delle controversie sugli snuff movies. Ad ogni modo la notizia cui mi riferisco è questa: http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/13_settembre_11/romena-strangolata-gioco-erotico-lavinia-video-morte-serial-killer-2223045505717.shtml
Sebbene l’indagine sia agli inizi sono gli stessi inquirenti che suppongono che le riprese dovessero essere trasformate in uno snuff movie, ipotesi avvallata dal fatto che pare l’indagato possedesse diversi filmati sul suo pc del genere. Di solito prendo con le “pinze” il sensazionalismo giornalistico, ma il fatto che le sevizie e i rapporti violentissimi siano stati filmati con dettaglio e la vittima sia stata condotta alla morte durante le riprese non ha potuto non ricordarmi il copione snuff in piena regola.
Grazie per il link! Ricorda, purtroppo, il copione di tantissimi serial killer. Nulla a che vedere con gli snuff, che implicano un’impostazione produttiva/distributiva e una premeditazione di tutt’altro tenore, almeno a quanto si evince finora… e nonostante le parole del giornalista, che da per scontato che questi filmati abbiano un loro bieco mercato.
Ciao e complimenti per il blog.
Non vorrei dire una castroneria, ma diversi anni fa salì alla ribalta delle cronache il caso della pornografia infantile proveniente dalla Russia, in cui, stando a quel che si leggeva nei vari giornali, in cui le povere vittime, in alcuni casi, venivano riprese agonizzanti, a seguito delle torture e delle violenze subite.
Per intenderci, faccio riferimento a quell’episodio di cronaca che vide Gad Lerner costretto a dimettersi da direttore del TG3 a causa di un servizio mandato in onda durante il telegiornale delle 14.
Bruttissima storia quella…
Complimenti per il sito e gli argomenti (particolari) davvero ben trattati.
Condivio e sottolineo il tuo commento “Una delle citazioni che prediligo è l’idea di Queneau che “in tutti i tentativi fatti per dimostrare che 2+2=4, non si è mai tenuto conto della forza del vento”. Amo ed apprezzo qualsiasi posizione “irrazionale” quando è supportata da una adeguata motivazione poetica, ironica o estatica, come mi pare essere la tua.”
In quel caso, sarebbe davvero possibile accettare quell’ “irrazionale”.
LexMat
lexmat.blogspot.it
Grazie per i complimenti LexMat. 🙂
Il bell’articolo m’ha fatto tornare in mente una buffa discussione con una persona convinta dell’esistenza di tour safari di “caccia all’indigeno” organizzati da e per ricchi facoltosi (idea credo diffusa da qualche vecchio Mondo Movie ma non saprei dire quale)
Ciao Bizzarro. Entro spesso in questo bellissimo sito perchè sono un’amante del grottesco, delle camere delle meraviglie, ecc. Molto meno per quanto riguarda l’argomento di questo post. Ricordo anche io di quando RottenTomatoes si affacciò sul web… ne parlavano tutti. Ero spinta dalla curiosità, entravo, ma poi non avevo più il coraggio di cliccare per approfondire. Inoltre ero terrorizzata di imbattermi nei filmati che riguardavano gli animali. Lasciatemelo dire: loro non se lo meritano… noi forse sì. 😀
Comunque, incuriosita dal tuo racconto sul filmato del povero signore tagliato a metà ho fatto una breve (brevissima) ricerca su google e l’ho trovato subito (se avessi cercato la ricetta della torta salata agli spinaci avrei impiegato più tempo. Fa riflettere.). Mi sentivo temeraria stasera, così l’ho guardato. Incredibilmente non mi ha fatto nessun effetto. Sembrava un fake. Mi ha impressionato molto di più la puntata di venerdì scorso di Game of Thrones (la Vipera e la Montagna)… e quella sì che era un fake. Oppure i dvd che la mia adorata mammina 65enne cultrice dell’horror tenta invano di farmi vedere (roba tipo Hostel, o Martyrs). Allora è vero che tutta questa brutalità ci desensibilizza! Che tutto questo succo di pomodoro sparso su finte membra-smembrate ci rende meno sensibili al sangue vero? Non lo so e non è l’ora per le elucubrazioni socio-filosofiche. Nel filmato del povero signore ho notato però una cosa: La totale mancanza di solidarietà. Un sacco di gente ferma lì a guardare, e nessuno che si chinasse su di lui per confortarlo, rassicurarlo, farlo sentire meno solo. Nessuno che dicesse al tizio con la telecamera di piantarla di riprendere (capirai, con l’ossessione degli smartphone sarebbe stato praticamente impossibile. Ne allontanavi uno e ne arrivavano subito altri tre). Mi ha impressionato più quello delle frattaglie sparse sull’asfalto. E non venitemi a dire che è questione di “cultura orientale”. Provo anch’io, come qualcuno aveva già scritto, un senso di nausea verso il genere umano (oh beh, quello lo provo da quarant’anni… sai che novità XD). Non è vero che tutta questa informazione, tutti questi dettagli, tutte queste immagini servono a “sensibilizzare”. Secondo me stanno facendo esattamente il contrario. Semmai, servono solo a creare qualche inutile link sui social, giusto per cliccare “mi piace” e fingersi indignati.
Comunque, bel lavoro sig. Bizzarro. Fantastico bazar. I commenti non censurati (per via dei numeri di telefono, non per il contenuto) al post sugli “adulti bambini” creano un’atmosfera davvero surreale. Per non parlare di tutti quei peni tagliati a metà.
Entri qui pensando di essere un po’ “strano”, leggi qualche articolo con i relativi commenti, e quando stacchi ti senti l’apoteosi della normalità. Curiosa sensazione.
Quasi quasi esco a comprare un disco dei Pooh, così, tanto per farmi ulteriormente del male.
Mamma mia che bel commento, e quanta carne al fuoco!
Riguardo al filmato dello sfortunato signore, che non ti ha sconvolto come ti aspettavi: sono convinto che anche in questo ambito ci siano cose che ci colpiscono di più, e altre meno. Una sorta di “dis-gusto” personale, insomma. A detta di molti il video più terribile che sia mai trapelato è quello relativo a una delle vittime dei serial killer di Dnepropetrovsk; si tratta di un filmato girato dagli assassini stessi, e l’atrocità dell’agonia è davvero insopportabile (non entro nei dettagli, ma è un video lungo, oscenamente violento e dolorosissimo da guardare). Eppure, non saprei spiegare perché, ma il poveretto segato a metà è un’immagine che è davvero restata con me.
Quanto alla desensibilizzazione odierna, non sono sicuro di quanto affermi. Siamo abituati all’iperreale, certo, ed è per questo che trovi difficile distinguere la finzione dalla realtà, perché sta proprio qui il succo delle immagini moderne così come ne parlava Baudrillard: il simulacro si è ormai sostituito alla realtà. Perfino il sesso vero perde di forza rispetto alla pornografia, che ci permette punti di vista (angolazioni di camera) impossibili da riprodurre nella realtà e un senso immersivo (simbolico) paradossalmente più intenso di quello meramente sensoriale. Allo stesso modo, risulta più autentico il sangue di un duello fantasy in Game of Thrones che quello di un incidente stradale, perché il primo è cinematografico, narrativo, raccontato con certi canoni che riconosciamo. Anche il rumore di un incidente stradale ci sorprende, perché non è quello che siamo abituati a sentire nel mondo iperreale delle fiction cinetelevisive.
Non c’è modo di dire se tutto questo sia positivo o negativo, e forse non ha senso cercare di farlo: è semplicemente il modo in cui sono le cose oggi. E chi lo sa, magari è stato proprio il mio essere “desensibilizzato” al sangue e ai corpi mutilati che mi ha consentito di prestare soccorso in un paio di casi a delle vittime gravi, mentre il resto degli astanti rimaneva a distanza, sotto shock. Se mai dovessi trovarmi dalla parte di chi è ferito, preferirei sapermi circondato da gente che ha guardato per anni migliaia di filmati di sbudellamenti, piuttosto che da una divisione di boy scout che svengono alla vista di una goccia di sangue… 😀
A questo proposito, quella che chiami “totale mancanza di solidarietà” della folla che assiste all’agonia del signore nel video è ai miei occhi una reazione del tutto giustificata. In psicologia sociale viene chiamata condivisione di responsabilità: se siamo in tanti ad assistere a una scena simile, la responsabilità viene “spalmata” su tutti i presenti. Perché devo farmi avanti proprio io? Non sono un medico. C’è tanta gente qui. Aggiungici lo shock, il non sapere come toccare il ferito, la paura di sbagliare e causare danni irreparabili, e il puro orrore della situazione. Se non sbaglio nel video c’è un tizio che si avvicina e dice al moribondo che è stata chiamata un’ambulanza. E’ già molto, a mio avviso; giudicare, dalle nostre comode poltrone di casa, quei “vigliacchi” che non si sono tuffati per salvare chi annegava, o non hanno soccorso chi chiedeva aiuto, è fin troppo facile. Ma le ricerche dimostrano che, in quelle condizioni, la maggior parte di noi agirebbe così. Paradossalmente, è più probabile essere soccorsi quando c’è una sola persona nei paraggi – perché lì la responsabilità è chiara, ricade tutta su un solo individuo che, nella quasi totalità dei casi, si ritiene buono e pronto ad aiutare gli altri: non vi saranno quindi esitazioni da parte sua… Nella Piccola Libreria Lunare segnalo questo libriccino che approfondisce l’argomento in maniera illuminante.
Sono felice infine che questo spazio ti aiuti a sentirti più “normale”: ma, ti scongiuro, ti supplico, per l’amor del cielo, lascia stare i Pooh.
I tuoi commenti sono sempre lucidi e si capisce che ti sei posto molte domande. In effetti, non posso darti torto. Non avevo pensato alla relazione con la pornografia (non ne usufruisco… più che per una questione morale, sono tutti quei glutei femminili senza cellulite che mi deprimono 😀 ). Comunque, non contenta ho cercato anche il video dei serial killer ucraini col martello. Anche in questo caso trovarlo è stato semplicissimo. Ma stavolta ha suscitato in me una grande rabbia: Nella triste vicenda dell’uomo tagliato a metà si trattava di un incidente, nessuno aveva causato volontariamente tanta sofferenza. Ma qui ci sono tre bestie (chiedo scusa agli animali per l’uso del termine) che ne fanno un passatempo. Poi ti dicono che la pena di morte è ingiusta! Oh sì, in questo caso sì… sarebbe troppo poco.
Secondo te è giusto però che questi video siano così facilmente visualizzabili?
Sono combattuta. Da un lato non lo trovo giusto, soprattutto per i familiari delle vittime. Ma da un altro forse è bene che si sappia di cosa sono stati capaci questi “soggetti”, per evitare che la vicenda venga sminuita o cada nell’oblìo.
Nell’altro commento mi sono dimenticata di farti i complimenti per la biblioteca lunare… ho trovato diversi testi che mi mancano e dei quali non sapevo niente! Grazie!
Ero incerta se firmarmi, questa volta, “piccola Katy”. Poi ho concluso che il mondo era già abbastanza brutto così, senza bisogno di infierire. 😀 Ciao!
Il fatto che questo tipo di filmati siano disponibili credo faccia parte del più vasto problema della censura su internet: strumento libero per antonomasia, la rete è per sua natura incline agli eccessi di questo tipo – ma è anche questo il bello, è la sua forza e la sua caratteristica più rivoluzionaria (pensa solo a Wikileaks).
Quindi se dovessi risponderti onestamente direi che sì, credo che sia giusto che siano disponibili; altro discorso è la facilità d’accesso. Non è ancora stato messo a punto un metodo sicuro ed affidabile per tutelare i minori dalla visione di certe immagini, ma non dubito che in un prossimo futuro ci si riesca.
Salve, innanzitutto: complimenti per il post e per la serietà con cui certe tematiche “tabù” vengono prese in considerazione.
Sono una ragazza acqua e sapone, di bell’aspetto, che secondo i criteri sociali: statistici, socio-culturali e sintomatici-descrittivi, può ritenersi normale all’interno della società. Ora, ci sono stati tempi in cui tutta questa morbosità per la tortura, questa brama di lussuria e questa curiosità per il Sadismo era concepita nella “norma”; cioè: la storia ci parla di torture indicibili che si svolgevano in pubbliche piazze alla vista di minori e non, bambini e bambine di ceti sociali bassissimi erano venduti dalla famiglia per andare a fare compagnia a corte e ai facoltosi proprietari terrieri, per non parlare degli “artisti”.
La professione del boia era una vera e propria arte, le tecniche di tortura venivano congegnate e perfezionate con cura, quando non si trattava di veri e propri esperimenti campati in aria. C’era un pubblico interesse nei confronti del corpo umano e della sua anatomia che sorvolava il tema della moralità, poiché a quei tempi ben lo sapevano, la moralità è un’invenzione del nostro Io per tenere a bada l’ombra che è parte di noi. Quello che la società attuale si propone di fare è confondere i nostri Sé, giocandoci come il pastore gioca con il suo mulo col bastone e la carota: da una parte veniamo educati a riconoscere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, dall’altra veniamo tentati continuamente tramite messaggi più o meno subliminali alla ricerca di sapori nuovi, di gusti inaccessibili perché giudicati profondamente impuri. Ecco allora una sessualità frustrata e una tendenza al Sadismo che non può essere soddisfatta e che viene incanalata in sublimazioni che possono tentare di soddisfare quella sessualità, che altrimenti non avrebbe modo di venire espressa se non in condotte devianti. I bambini nella loro crescita evolutiva esperimentano senza censura quelle pulsioni che gli adulti reprimono e che sbagliando trasferiscono sui fanciulli dicendo loro che “certe cose non si fanno” anche quando “queste cose” sono connaturate nella natura umana e, nell’infanzia quest’istintualità è ancora allo stato brado e non corrotta da regole e dogmi. Cosa se ne fa il bigotto di queste regole se poi non fanno altro che alimentare nei più un meccanismo corrotto tra il principio di piacere e il principio di realtà, per citare Freud, e dove per correre ai ripari si cercano canali di sfogo cercandoli in una sessualità morbosa?da qui: preti pedofili, abusi sui minori, incesti, infanticidi, feticismo, sadismo, ecc.
Confrontandoci con il medio evo da questo punto di vista non c’è niente di nuovo sotto il sole, senonché noi nascondiamo in seno alla società il nostro volto-bestia per tutelarlo, per sentirci “normali”, ed ecco che indossiamo i panni della ragazza della porta accanto, per tornare all’origine.
Il grande Marchese de Sade (1740-1814) scrisse ai suoi tempi cose per cui persino i propri familiari rabbrividirono e non lo rimpiansero quando fu internato a vita in un ospedale psichiatrico dove morì; i moderni “grotteschi” gli fanno un baffo, eppure lui trovo la maniera di trasferire queste sue fantasie (che fossero poi solo fantasie non ci scommetterei) e di costruirne un Regno per pochi eletti, dove prevaleva una sessualità aperta alla propria fantasia, capace di dar vita senza inibizioni ad alcune delle storie più cruenti mai scritte, trovandovi un sentiero di sfogo, ben venga l’eiaculazione: la bestia è sazia, l’Es è appagato, no sentirà il Bisogno di uscire nella notte per procacciarsi una preda. Io riconosco senza mezzi termini che certi temi andrebbero affrontati serenamente nell’educazione sessuale, ricordandoci quello che è il nostro Io midollare, dimorante nel paleo-encefalo e che reprimerlo non farà altro che simulare quello che potrebbe essere un Boa-constrictor addomesticato in una casa piena di gattini, tu affamalo, quelli che erano dei compagni di gioco si trasformeranno in quello che, in fondo, sono sempre stati: prede al giogo di un predatore. Con piacere.
Salve siska, grazie per il commento.
Fa piacere vedere che – nonostante ti definisca “la ragazza della porta accanto” – ti sei evidentemente posta molte, serie domande; anche se, ad essere sincero, ad una prima lettura non avevo capito bene di cosa ti lamentassi. 🙂
Non credo di vedere le cose esattamente come te.
Parli ad esempio di una repressione degli istinti sessuali primordiali che esisterebbe, generalizzata, nella nostra società. Possibile, ma non saprei fino a che punto (a meno che tu non auspichi il ritorno delle esecuzioni in piazza, perché tanto “la moralità è un’invenzione”…). Le cose sono cambiate, da quando scriveva Freud. Il sesso, tabù fondamentale per lui, è ora sui cartelloni d’ogni via, nelle riviste, sugli schermi di ogni computer, negli spot per le patatine fritte, in ogni talk show per adolescenti. Che sia positivo o meno, non credo proprio che si possa parlare di “sessualità frustrata” che si incanala in direzioni diverse. Mi sembra anzi che viviamo un’epoca di ipersessualità, in cui tutto è erotizzato, e in cui il sesso è il canale per veicolare altri tipi di impulsi (narcisistici, d’immagine, di autopunizione, artistici, politici, e chi più ne ha più ne metta).
D’altro canto esprimere la propria sessualità in maniera serena diviene sempre più facile ed accettato. Le sessualità alternative non fanno più paura come una volta, e oggi termini come “parafilia”, “feticismo”, “BDSM”, “Mistress” o simili, sono entrati nel gergo comune, si celebrano perfino matrimoni sadomaso. Un certo tipo di crudeltà legata al sesso non è più un tabù (se mai lo è stata veramente, e ci sarebbe da discuterne), né porta più lo stigma medico-psichiatrico che la marchiava fino a meno di un secolo fa.
Ti scagli contro la falsa moralità, che nega e mantiene “sepolti” gli impulsi socialmente più inconfessabili: ma se l’Ombra venisse portata alla luce, non sarebbe più Ombra. E, secondo il mio modesto parere, avremmo solo da perderci.
Citi giustamente Sade (di cui ho parlato diffusamente, e a cui ho dedicato questo articolo), ma il suo fascino deriva quasi esclusivamente dalla sua sulfurea ribellione. Se non avesse avuto la Chiesa, la società, la morale contro cui scagliarsi, di Sade sarebbe rimasta gran poca cosa, come ha intuito splendidamente Klossowski. Per conto mio, spero che la nostra “parte oscura” rimanga ancora per un bel po’ al buio, altrimenti mi è fin troppo facile prevederla in preda alla banalizzazione pubblicitaria, televisiva e multimediale – e purtroppo questo sta già in parte accadendo. Certo, alcuni argomenti vanno affrontati in maniera adulta, sincera, onesta, ci mancherebbe, e da questo punto di vista l’educazione sessuale nelle scuole italiane è ancora ad uno stadio primitivo. Ma quanto ad ammettere e sdoganare tutto, non saprei: è un po’ come pretendere che qualsiasi mistero possa e debba essere svelato. Toglieteci tutto, ma non i peccati!
Preferirei mille volte che chi scrive libri erotici dovesse ancora firmarli sotto pseudonimo, come succedeva fino agli anni ’40, piuttosto che vederlo diventare una milionaria star del marketing. Le stesse proibizioni contro cui ti infervori sono quelle che rendono Eros così affascinante… e nero.
Detto tutto questo, ehm… ah già, gli snuff.
Aspetta un attimo – che c’entrano? 😀
Touchè!
Io credo che per far sì che un mercato nero come quello dei film snuff abbia termine, posto che qualcuno sia d’accordo che termini, bisognerebbe ampliare quel modello culturale che ad oggi ha solo cominciato a venire alla superficie: quello del sesso vissuto in maniera esplicita e consapevole che i tabù sono delle restrizioni mentali che ci tengono ancorati intorno agli stessi soggetti morali da secoli. E’ chiaro che c’è qualcosa deviante nell’eccitarsi o anche solo a provare l’impulso che ci fa MUOVERE, alla ricerca di filmati di torture e uccisioni, vere o presunte. E’ lo stesso impulso che ci spinge a girare la testa verso l’incidente mortale quando gli passiamo a fianco, quello che ci fa sperare nel leone che sbrani l’addestratore o del suicida sul palazzo saltare per falciarsi sull’asfalto. Questo impulso è stato profondamente deviato dalle circostanze in cui gli uomini si sono trovati a vivere ed è, a mio avviso, sbagliato.
Chiariamoci, adoro leggere de Sade alla sera al buio della mia stanza, immaginandomi i film più depravati in testa, ma trovo disgustoso pensare che in questo momento qualcuno stia applicando nella realtà a un altro essere vivente, cose che dovrebbero rimanere confinate nell’immaginazione. E sono un po’ frustrata, lo ammetto, di non poter fare mio il motto “fare ciò che vuoi sarà la tua unica legge”; ma in quanto è in me più forte il detto “non fare agli altri ciò che non vorresti essere fatto a te” tendo ad immedesimarmi di più nella vittima dopo che la mia sessualità ha avuto sfogo, dopo essere venuta per intenderci. Questo mi porta sì a pensare che se quei cancelli per il Regno dei Piaceri dei Sensi venissero aperti senza coprifuochi e falsi pudori, liberi di esprimere una sessualità cosciente e disinibita già da piccoli, guidata da studi seri e da un’accettazione del corpo, di vederlo nudo senza vergogna, di toccarlo senza indugi, certi impulsi deviati non avrebbero luogo. Per esempio molta gente si era indignata per la foto di una madre appartenente ad una comunità di persone con poche inibizioni sessuali che allattava al seno suo figlio mentre era in una posizione yoga (era nuda in posizione verticale), ebbene questa foto turbò gli animi di moltissima gente, se non è essere repressi questo, gente che si indigna se una madre allatta il suo bambino in pubblico ma che si interessa prontamente quando un incidente provoca membra sanguinolente in mezzo alla strada; e mi chiedo proprio questo: se la morbosità nostra non sia figlia corrotta di una frustrazione sessuale.
Non ho chiaro il perché stia scrivendo tutto ciò, sarà che non potendo esprimere le mie fantasie ed entrare qui in cerca di opinioni magari diverse dalle mie, ma che ci vedono spinti a condividerle dietro un medesimo argomento, quello del proibito e del bizzarro mi sento, come “piccola Katy” più sopra, un po’ strana…fatto sta che è consolatorio riuscire a conciliare temi così poco comuni e archiviati dai più, brevemente, come perversi.
Trovo necessario ancora una volta sottolineare la differenza fra film snuff – che fino a prova contraria non esistono, così come non esiste il fantomatico “mercato” sul quale circolerebbero – e i video di serial killer, gente sbranata dalle tigri, o quant’altro, che non hanno il fine esplicito di una distribuzione cinematografica.
Non credo nemmeno che la naturale scarica di adrenalina che può farci provare un evento eccezionale come assistere ad un suicidio, o il voltare la testa per guardare un incidente, siano sensazioni condannabili o morbose: potrebbero, come indicano le ricerche, avere un preciso scopo evolutivo.
Detto questo, siska, nelle tue fantasie, come in quelle di tutti, non c’è nulla di “deviante”, perché non c’è nessun altro oltre a te rispetto a cui deviare. Mi spiego: il bello della fantasia sessuale è proprio che non vi sono limiti, e che disponiamo di “manichini umani” (gli attori dei nostri film mentali) senza corpo né anima. Non abbiamo quindi obblighi morali nei loro confronti, sono marionette a cui possiamo fare, e far fare, quello che vogliamo. Per questo alcuni (Dalì fu l’esempio più celebre) preferiscono la masturbazione al sesso: niente intralci, corpi veri, pesanti, odoranti, sudati, imperfetti, che frappongono la loro concretezza al raggiungimento del piacere. Nelle fantasie si può mettere in atto tutto ciò che è impossibile nella realtà quotidiana, puoi fare l’amore anche volando se te ne viene il ghiribizzo.
Quello che manca è ovviamente “l’altro”, il rapporto di scambio e crescita con un’altra persona. Siamo soli con noi stessi in quei momenti: noi soli, dunque, stabiliamo la “norma”, e non vi possono essere deviazioni.
Nel momento in cui entra in scena l’altro, una persona con cui il sesso si condivide, tutto cambia: ecco che gli obblighi (e i relativi vantaggi, intendiamoci!) diventano evidenti. Nel mondo BDSM, per esempio, si parla di SSC (sano, sicuro e consensuale) per delimitare i confini di ciò che è lecito aspettarsi dal partner, e se qualche fantasia crudele viene messa in atto senza il consenso dell’altro, si tratta per l’appunto di violenza; hai ragione quando dici che una maggiore conoscenza della sfera erotica renderebbe tutti più rilassati e consci del proprio corpo, e forse aiuterebbe a prevenire alcuni di questi episodi. Non so se basti a far diminuire sensibilmente i crimini a sfondo sessuale, ma sarebbe già un ottimo inizio.
La maggior parte dei partecipanti a questo forum dovrebbe stare dietro le sbarre o meglio sottoterra.
Taci imbecile.
gli snuff esistono eccome.e’ stato anche arrestato quel porco immondo di peter scully in indonesia aveva un giro di bambine e video pornografici con torture mutilazioni e purtroppo anche la morte.il famoso daisy destruction e’ opera sua
Siccome sono una curiosona ho voluto cercare informazioni sul signore del video di cui si parlava sopra nei commenti. Non solo è sopravvissuto, ma è incredibile con quale forza sia riuscito a superare quello che gli è successo. È una storia che merita di essere linkata, non avrebbe sfigurato tra le altre meraviglie umane che trovano spazio sul blog! 🙂
https://www.snopes.com/fact-check/peng-shuilin/
Ciao Manuela, purtroppo ti sbagli.
Peng Shuilin è sopravvissuto a un incidente del 1995, di cui non esistono foto né video (ma la sua riabilitazione è ben documentata).
Il video a cui mi riferivo io è un incidente avvenuto in Vietnam nel 2009 ai danni di un poliziotto di nome Nguyen Thanh Trung, che stava dirigendo il traffico. L’uomo è morto prima dell’arrivo dell’ambulanza.
Oooops, mi son fidata di un paio di articoli non ben documentati che identificavano i due incidenti… Chiedo venia ^_^’
Ma figurati. 🙂