PIG 05049

È proprio vero, come recita l’adagio popolare, che del maiale non si butta via nulla?
Partendo dalla voglia di verificare questo assunto, la designer olandese Christien Meindertsma è divenuta autrice di un progetto davvero sorprendente, intitolato PIG 05049. Il nome deriva dal numero assegnato ad un maiale, che la Meindertsma ha scelto come oggetto del suo studio.

Cresciuto in un allevamento olandese, il maiale 05049 ha avuto la sorte che aspetta tutti i suoi consimili: macellato una volta adulto, le sue parti sono state spedite in tutta Europa per essere utilizzate… sì, ma come?
Per tre anni Christien ha seguito, pezzo per pezzo e con grande dedizione, ogni singola parte del suo maiale – pelle, carne, ossa, e tutto il resto – mentre veniva scomposta e utilizzata nei modi più disparati, entrando in processi produttivi sempre più distanti fra loro, comprata e rivenduta, di ditta in ditta, di fabbrica in fabbrica. E indovinate un po’. Le bistecche e gli insaccati, pur essendo il destino più ovvio, non sono che uno delle centinaia e centinaia di prodotti in cui il nostro maialino ha finito per ritrovarsi.

Dalla vernice per pareti alle statuine in porcellana, dai freni dei convogli ferroviari ai pennelli dei migliori pittori, dalle caramelle gommose al collagene delle iniezioni, fino ad arrivare agli estremi opposti: proiettili… e protesi cardiache salvavita. Le differenti parti del maiale vengono riutilizzate in questi ed altri oggetti di uso più o meno comune, e la Meindertsma ha documentato e fotografato ognuno di questi prodotti per inserirli, in scala 1:1, in un catalogo che porta sulla costola una replica dell’etichetta che il maiale 05049 aveva sull’orecchio.

La sua complessa ricerca, spiega l’artista e designer olandese, serve a mostrare come il nostro rapporto con gli oggetti sia inesorabilmente mutato con l’avvento della produzione di tipo industriale: non soltanto non sappiamo di cosa siano fatte le cose che utilizziamo, né quale lavorazione abbiano subìto, ma nemmeno gli stessi anelli di questa catena produttiva sono consci dell’intero processo. Gli allevatori di maiali, infatti, sono i primi a non sapere affatto che fine fanno i loro animali, e sono convinti di servire esclusivamente l’industria alimentare.

Il maiale 05049 diviene quindi simbolo di questa frammentazione, la difficoltosa tracciabilità del suo corpo “esploso” e ormai invisibile dimostra quanto tutti noi siamo tagliati fuori dagli stessi meccanismi produttivi che abbiamo messo a punto. Ed inquieta il pensiero che forse non ci sia nessuno che abbia davvero una visione d’insieme. Sono stati necessari tre anni di dure ricerche, e la puntigliosità di un’artista, per comprendere esclusivamente come funziona lo sfruttamento di un maiale; d’istinto, il pensiero corre quindi alle misteriose e paurose oscillazioni della Borsa, le altalenanti sorti dei diversi mercati internazionali… Quanti altri processi, enormemente più complessi e ramificati, restano nascosti e si organizzano, come dotati di vita propria, senza che nessuno possa rendersi veramente conto della loro totalità?

Ecco la pagina del progetto PIG 05049 sul sito ufficiale di Christien Meindertsma. Qui sotto trovate due video: nel primo viene sfogliato il volume PIG 05049, nel secondo l’autrice presenta (in inglese) il proprio lavoro al pubblico.

(Grazie, Dino!)

17 comments to PIG 05049

  1. Lerajies says:

    Sorprendente, vorrei proprio vedere la reazione di un vegano a questo punto

    • bizzarrobazar says:

      Anch’io, mentre scrivevo, pensavo a un paio di amici vegani integralisti. Pur rispettando le loro scelte, che in un certo senso reputo coraggiose, ho sempre pensato che accettare l’eterna trasformazione (ma veramente, con tutto quello che ne consegue, e non per superficiali motivi di comodo) fosse una scelta più consona alla mia persona. Come dicevo, ritengo che la loro dedizione sia ammirevole proprio perché è chiaro che per un vegano la vita diventa più complicata. Purtroppo, temo anch’io che questo articolo abbia aggiunto complessità alla loro già faticosa vita… beh, se come dici tu qualche vegano volesse commentare, mi sentirei sollevato nell’essere smentito. 🙂

  2. Paola says:

    Eccomi qui, io sono vegan 🙂
    Sono consapevole del fatto che parti di animali sono ovunque: http://www.dissapore.com/wp-content/uploads/okay.jpg Questa immagine rappresenta il pensiero comune, ovvero che siccome non si può avere la perfezione, allora tanto vale non fare nulla. Ma questa non può essere una scusante per continuare a mangiare animali e derivati e comprare oggetti palesemente di origine animale. Gli elementi utilizzati per fare tutti questi oggetti sono di origine animale solo perché esiste il commercio della carne: se nessuno mangiasse animali o usasse indumenti fatti con la loro pelle, a nessuno verrebbe in mente di allevarli per poi ammazzarli e usarne solo una minima parte e si userebbero invece ingredienti di altra origine (vegetale, minerale, di sintesi). In conclusione quindi, non possiamo controllare i componenti di tutti gli oggetti che compriamo, ma già solo evitando di comprare alimenti, indumenti e oggetti palesemente di origine animale o contenenti parti animali, possiamo contribuire al boicottaggio di queste industrie. Forse a ognuno/a sembrerà che da solo/a possa influire ben poco, mentre invece possiamo fare moltissimo, proprio perché in realtà non siamo soli, ma tanti. Se la domanda di un prodotto diminuisce, diminuisce anche l’offerta, che in questo caso si traduce in meno animali allevati e ammazzati.

    • bizzarrobazar says:

      Grazie mille, Paola, per la tua testimonianza! 🙂
      Sono d’accordo con te che, in generale, il semplice fatto che un ideale in cui crediamo sembri irraggiungibile non dovrebbe essere un motivo per desistere.

    • Walter says:

      Ma neanche si può essere così ingenui da pensare che sia soltanto perché mangiamo carne, scusami Paola, ma la tua spiegazione non regge per un momento.
      Nel momento in cui esistessero alternative più economiche, verrebbero usate, è ciò che fa l’industria da sempre.
      E lo ha sempre fatto a scapito della qualità e della salute dei consumatori.
      Almeno la carne è pagata (ancora) a buon prezzo.
      Tra l’altro, Paola, quello che risulta essere il vero vuoto nella comunicazione che fano i vegani/vegetariani/animalisti è: se smettiamo di usare le ossa di maiale per fare i lucidanti per le ceramiche o i freni dei treni tedeschi, cosa useranno dopo?
      qualcosa di più sano e naturale?
      Nessuno, onestamente, ci crede in buona fede.
      Siamo sicuri che smettendo di fare valvole artificiali col maiale, stiamo facendo un favore ai maiali?
      Siamo sicuri che ucciderli per fare semplicemente pennelli, sia una cosa più umana?

      • Paola says:

        Scusami tu, Walter, ma è la tua spiegazione che non regge.
        E’ ovvio che l’industria usa le alternative più economiche, ma non ti sembra ovvio, Walter, che, nel momento in cui l’alimentazione a base di carne non fosse più così diffusa nel cosiddetto “primo mondo”, le industrie che producono usando parti di animali dovrebbero trovare delle alternative più economiche, perché allevare un animale solo per usarne una minima parte non sarebbe più così conveniente come ora?
        E’ altresì ovvio, Walter, che questo non può accadere dall’oggi al domani e che, se mai accadrà, sarà comunque un processo lento e ci sarà tutto il tempo necessario per trovare alternative, non solo etiche, ma anche ecologiche.
        Se tu e io non riusciamo a immaginare alternative alle ossa di maiale per fare i lucidanti per le ceramiche o i freni dei treni (perché poi tedeschi? gli altri con cosa son fatti?…), non significa che chi è del settore non possa farlo o non l’abbia addirittura già fatto.
        Alle ultime due domande sarei tentata di non risponderti, ma lo farò lo stesso. Prova a sostituire la parola “maiali” con “esseri umani” e dimmi se continuerebbe a sembrarti una soluzione “umana”. Oppure immagina di essere un maiale e dimmi se ti immoleresti volentieri per la causa dei pennelli e delle valvole artificiali. Il nocciolo della questione è il solito: tu ritieni i maiali e gli altri animali inferiori a noi e quindi sacrificabili, mentre per me sono detentori del diritto alla vita esattamente come noi. Tutto il resto, è una scusa per poter continuare a mangiare bistecche senza troppi rimorsi.

  3. Paolino Perpetuoni says:

    Mi pare proprio un compromesso bello e buono. Voi baciamucche siate coerenti e non associatevi a questa inutile barbarie aka. smettete di vivere

    • Paola says:

      Ahahahaha “baciamucche” non me lo aveva mai detto nessuno, ti ringrazio per questa perla di originalità! 😀
      Passando alle cose serie… certo che è un compromesso! Hai letto quello che ho scritto più sopra? Nessuno pretende la perfezione, perché nessuno la può raggiungere. Ma non è che siccome non si può raggiungere, allora siamo giustificati a fare (o evitare di fare) qualsiasi cosa. Ciascuno di noi cerca di fare il meglio che può, e questo non vale solo per l’antispecismo, ma per qualsiasi ambito della vita. Non credi? 🙂

  4. elli says:

    Credo che l’unica strada sia che ognuno di noi si renda consapevole di come attraverso l’allevamento di animali stiamo distruggendo noi stessi (malattie gravi) e il nostro pianeta. Sicuramente il sapone, i pennelli, la birra o i dolci…. possono essere fabbricati senza maiale. Ti risultava infatti che venisse utilizzato anche per tutti questi altri oggetti o alimenti?
    Leggete The China Study, ci sono anche dei video, almeno rifletterete su come salvasguardare prima di tutto la vostra salute se proprio degli animali non vi importa molto e meno che mai del pianeta. Forse perchè non ci rendiamo conto fino a che punto lo stiamo inquinando e in che modo, o fino a che punto ci si ammala con le proteine animali. Perciò ben vengano libri o video come questi.
    Io non sono ancora completamente vegana perchè mi ci sto avvicinando solo ora, ma sinceramente entrando in negozi come Natura Sì mi sono resa conto che sempre più persone stanno facendo o hanno già fatto questa scelta radicale e nessuna di loro mi sembra particolarmente “fanatica” ma solo attenta alla propria salute, a quella della Terra e al rispetto degli animali. E i vegan che conosco sono tutti sani ed energici!

    • walter stucco says:

      il sapone si fa col grasso animale da quando esiste il sapone…
      così come i pennelli, il burro, la birra etc. etc.
      non è un’invenzione dell’industria

      o preferisci le setole fatte con sostanze artificiali prodotte in grandi stabilimenti chimici dove DAVVERO nessuno, oltre a chi ci lavora, sa cosa stia succedendo?

      Inoltre, i prodotti vengono ancora fatti con queste sostanze, perché TESTATE da decenni e ritenute ormai SICURE

      eliminarle per sostituirle con qualcos altro significa fare un salto nel vuoto e lasciare campo libero a tutte quelle applicazioni dell’industria che tu citi: le grandi multinazionali che creano prodotti dal nulla, elaborando in modi impensabili sostanze mai testate prima sull’uomo o di cui si conosce ancora poco (in pratica, eliminare il maiale, significa dare il via libera a chi vuole vendere parti di maiale prodotte tramite ingegneria genetica, tu, nel tuo piccolo, sei convinta che sia meglio? sinceramente intendo…).
      Che è proprio l’errore di fondo commesso dagli animalisti, voler cambiare un sistema rodato e tutto sommato sicuro, per sostituirlo con qualcosa di socnosciuto e probabilmente insicuro.
      Proprio come avviene in Cina, dove in nome dell’economicità, viene permesso di tutto e di più e sicuramente non usano il maiale, perché è COSTOSO!

  5. Maiale Deh! says:

    esisterà un giorno una civiltà stellare che avrà intelligenza al posto di rottami neurali. Magari non saremo noi. Ciononostante la sensazione di vivere intrappolati nel pleistocene è sempre più forte ed ineluttabile.
    La vicinanza di altre scimmie sociopatiche non facilità la catabolisi necessaria a mandar giù un si amaro boccone.

    Che i freni di un convoglio ferroviario abbiano “bisogno” delle parti di un maiale è un’affermazione così risibile che a volerla mettere a nudo ci si potrebbe spendere un’intera vita.

    Umani, cheppalle.

  6. RiseVegan says:

    cheppalle, davvero!

    si è ingenui nel credere che non ci siano alternative, ma soprattutto nell’accettare e trovare giustificazioni in una cultura che ci è stata data come unica e insormontabile!
    A parer vostro, il mondo dovrebbe restare sempre così com’è. Sciocchi!
    Coloro che sono abbastanza informati e che hanno un minimo di criticità, si vedono fin da subito.

    Grande Paola.

  7. Lisert says:

    “Tutto il resto, è una scusa per poter continuare a mangiare bistecche senza troppi rimorsi.”

    Ammiro voi vegani integralisiti perché a volte siete come i testimoni di Geova, convinti di essere dalla parte della ragione e facendoci passare come pazzi assassini, convinti che con la soia potreste salvare il mondo.
    Ironia a parte, io sono un animalista onnivoro, non sono l’unico e la carne non è neanche così tanto importante nella mia dieta, però facendo parte di un’associazione animalista con un buon 70/80% di membri vegan devo ammettere che a volte siete alquanto pesanti.
    Ho cercato quest’articolo su BB apposta perché volevo condividerlo sulla bacheca di Facebook proprio perché stanco delle solite menate animaliste vegan di gente che esulta per i cacciatori che si ammazzano tra di loro per errore…ok, io sono contro la caccia ma arrivare ad esultare per la morte di un essere umano mi sembra eccessivo.
    E in casi come questi mi chiedo…cosa ci fate qui, circondati da prodotti di origine animale?….anche le suole di gomma delle vostre scarpe in ecopelle una volta,probabilmente, erano parte di un batuffolo di carne e ciccia. E perché non vi dedicate all’ eremitismo, con un bel paio di “calde e comode” mutande di rafia, magari lasciando nel bancofirgo del “supermercato bio” la vostra bistecchina di soia ogm che stava così tanto bene nella sua coltura intensiva con le sue amiche piantine in un campo ottenuto magari da un’area disboscata della foresta Amazzonica?
    Non vorrei risultare “cattivo” e “insolente” , voglio solo sottolineare che “il troppo stroppia” e che forse si, noi onnivori cerchiamo una scusa per poter mangiare bistecche senza troppi rimorsi, ma molti di voi con il vostro “vivere vegan” spesso non guardate più in là del vostro piatto di verdure lesse e vi sentite con la coscienza a posto e in pace con il mondo.

    Scusate ancora per il piccolo sfogo…credo non condividerò l’articolo per evitare inutili discussioni sulla mia pagina ( discutere virtualmente è una cosa che non sopporto).

    PS: mi stupisce che nessuno qui tra i commenti abbia tirato fuori l’argomento “frugivori” …..strano.

  8. “animalista onnivoro” è il più grande ossimoro mai sentito. Come è possibile sostenere i diritti di un essere vivente e contemporaneamente sfruttarlo sostenendo industrie che tali diritti (oggi minimi) li calpestano quotidianamente senza farsi alcn problema in nome del profitto?
    Comunque, complimenti a BB per il modo in cui affronta gli argomenti, fornendo sempre una visione d’insieme e non fermandosi a giudicare nemmeno per un secondo.

  9. Giorgino says:

    leggo mentre mangio del prosciutto.

  10. Rita says:

    Vorrei comprare questo libro. Voi lo vendete? Rita Ultimare…vegan ?

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