Edward Gorey

Edward Gorey era un tipo strano. Un uomo schivo, amante del balletto classico e delle pellicce, spesso portate assieme alle scarpe da tennis, padrone di decine di gatti, capace di citare Robert Musil e allo stesso tempo non perdersi una puntata di Buffy l’ammazzavampiri. E, soprattutto, geniale illustratore e uno fra gli ultimi surrealisti.

Chi si imbatte per la prima volta nelle illustrazioni di Gorey fatica a credere che l’autore non sia britannico: il black humor, lo stile, le ambientazioni cupe e vittoriane sembrano provenire da un mondo che più british non si può. Eppure Gorey non si mosse mai dagli Stati Uniti, tranne che per una fugace visita alle Ebridi. Soltanto un’altra delle sue affascinanti bizzarrie.


Un’altra cosa che il lettore al primo “incontro” con le tavole di Gorey potrebbe provare è un piccolo brivido infantile, di quelli che ci percorrevano la sera quando, rannicchiati sotto le coperte, ascoltavamo una fiaba paurosa. Nonostante l’autore abbia sempre smentito di disegnare per i bambini (che peraltro non amava), è innegabile che molte delle sue illustrazioni sembrano fare riferimento al mondo dell’infanzia… salvo poi violentarla, con sottile crudeltà, e “mandarla a morte”, come nella sua celebre serie sull’alfabeto: concepito come una sorta di parodia di abbecedario, ogni lettera viene insegnata con l’ausilio di una vignetta che mostra la feroce e grottesca morte di un bambino.

Sperimentatore instancabile dei mezzi visivi e letterari, Gorey si è inventato mille trucchi affinché il suo lettore non si adagiasse mai nella consuetudine. Ha prodotto libri grandi come un francobollo, libri senza testo, libri animati, in un continuo tentativo di stupire e stimolare il lettore a non dare nulla per scontato.

Anche per questo la sua figura rimane inafferrabile e difficilmente etichettabile: le sue tavole sono umoristiche, poetiche, o tragiche? O tutte queste cose allo stesso tempo? Non le capiamo a fondo, e per questo ci lasciano spesso interdetti – come se non sapessimo che reazione ci si aspetti da noi. E in questo sta il surrealismo (in senso originario, brétoniano): Gorey ci parla delle nostre paure, quelle che ci portiamo dentro dall’infanzia, e che molto spesso ci terrorizzano ancora di più proprio perché sono vaghe, sfuggenti, indescrivibili. Fatti della “materia dei sogni”, i disegni di Gorey, al di là della bellezza del tratto o dell’atmosfera gotica, ci portano in contatto con quel mostro che, forse, non è mai veramente sparito da sotto il nostro letto.

Anche il più semplice degli schizzi di Gorey sembra nascondere un piccolo segreto. Forse è lo stesso che nascondeva lui, Edward, l’artista dalla sessualità incerta o addirittura, per sua ammissione, assente; un vecchio solitario, chiuso in una villetta appartata a Cape Cod, felice con le sue pellicce, i suoi gatti, le sue sporadiche uscite per passare la serata al balletto… e il suo mondo su carta fatto di lutti vittoriani, simbolismi sotterranei, bambini prede di orchi, e un inesauribile macabro umorismo. Sì, Edward Gorey era un tipo strano.

20 comments to Edward Gorey

  1. AlmaCattleya says:

    Ho conosciuto Edward Gorey grazie ad alcuni video su Youtube sempre dello stesso utente e una sua storia che mi ha colpito tantissimo è La bambina sventurata:
    http://www.youtube.com/watch?v=UihQbKwvDtc

    • bizzarrobazar says:

      La serie di illustrazioni è bellissima, infatti. Detto tra di noi, ho qualche dubbio sulla musica tragica; sospetto che Gorey stesse ghignando mentre disegnava… 😉

  2. ZIO BARBOCCHIA says:

    Grazie per avermelo fatto conoscere, appena posso mi prendo le raccolte dei suoi lavori.

  3. andrea 403 says:

    Gorey, in effetti, era un tipo parecchio strano e molto strana era la sua casa. Piena non solo di gatti ma delle mille cose che accumulava, trovate o comperate alle “garage sale”, un po’ di queste cose si vedono nel libro “Elephant House: Or, The Home of Edward Gorey” un reportage fotografico sulla casa realizzato all’indomani della sua morte.

    A chi interessa Gorey forse può interessare questo mio vecchio post:

    http://403.splinder.com/post/21722150/gorey-e-io

    e, soprattutto, quest’altro:

    http://403.splinder.com/post/21723989/ospiti-dubbi

    ciao e grazie del bel post

  4. selene says:

    Gorey condivide con me quasi tutte le sue passioni :la riservatezza, le pellicce, i gatti, il surrealismo, la spesso difficile sopportazione dei bambini.
    Mi piacciono le sue tavole, cariche di umorismo nero, ambientazioni vittoriane, immagini grottesche e lo stile a volte infantile che un pò lo alleggerisce.
    Ma non apprezzo molto la storia della bimba sventurata, e non tanto per l’eccessivo pessimismo, ma per il fatto che non si evince nessuna morale dalla favola, non c’è nessuna descrizione psicologica della protagonista
    La storia è 1 pò troppo semplicistica, xde anche di interesse da parte del lettore, anche se infante, per quanto appassionato di racconti drammatici

  5. Ico-Neko says:

    Veramente un bizzarro personaggio, immagino anche fonte di ispirazione per il Tim Burton disegnatore di “Morte Malinconica del Bambino Ostrica”… Non lo conoscevo… È morto di recente?

    • bizzarrobazar says:

      Ciao Ico-Neko, Gorey è morto nel 2000. Il libriccino di Burton è chiaramente ispirato al suo stile – ma c’è da dire che lo stesso Gorey è in parte debitore ad un altro grande illustratore americano, Charles Addams (il creatore della celeberrima Famiglia Addams), di cui ti consiglio di cercare alcune tavole, molto simili per ironia e sottile nostalgia macabra ad alcuni lavori di Gorey. Ciao! 🙂

  6. Letizia says:

    va bene, anche a me non piacciono tantissimo i bambini, però la storia dell’alfabeto è decisamente macabra! (‘:

  7. andrea says:

    Deve essere il suo momento, segnalo questo post di matteo stefanielli in cui parla di un libro appena uscito (incredibilmente anche da noi!):

    http://fumettologicamente.wordpress.com/2011/09/16/edward-gorey-anteprima-leggermente-inquietante-tratteggio/

  8. Regivar says:

    Conosco Gorey da un po’ di tempo e mi piace tantissimo. Non conoscevo però la sua storia personale, che trovo incredibile ed interessantissima. Vorrei segnalare che negli Stati Uniti si tiene un ballo annuale, dedicato a lui: http://edwardianball.com/
    Quanto mi piacerebbe poterci andare!

  9. Giovanni says:

    Gorey mi è così piaciuto che ho realizzato un cortometraggio. Solo per il gusto di farlo: per puro divertimento. Eccolo:
    http://youtu.be/m-uXS9VmGwQ

    • bizzarrobazar says:

      Complimenti, Giovanni! Il corto è molto carino, e il modo in cui hai cercato di trasporre le atmosfere goreyiane è certamente interessante. Forse io avrei provato a renderlo un po’ più “disturbante”, anche a costo di distaccarmi dal testo… ma è soltanto un’opinione. 🙂

  10. Sonia says:

    Grazie per il bell’ articolo! Era proprio quello che cercavo per saperne di più su questo autore 😉

  11. marcela says:

    “Oggi i bambini non ci sono più molti dei bambini sono nati morti” dice un noto Architetto italiano Enzo M. lui che da piccolo giocava con l’immaginazione e da grande giocava ancora con il suo lavoro.
    Introduciamo il libro senza testo in prima elementare e poi via via anche gli altri, cosi forze non abbandonano del tutto il cartaceo, che dire dei libri più piccoli di un cellulare, Gorey non era strano aveva solo paura dei bambini di oggi. Il gioco preferito dei bambini di oggi e in pochi secondi connessione a INTERNET -il gioco “perverso” del computer dice sempre Enzo M.
    Mi piace leggere questo:
    (“Sperimentatore instancabile dei mezzi visivi e letterari, Gorey si è inventato mille trucchi affinché il suo lettore non si adagiasse mai nella consuetudine. Ha prodotto libri grandi come un francobollo, libri senza testo, libri animati, in un continuo tentativo di stupire e stimolare il lettore a non dare nulla per scontato.” )
    Morto nel anima Gorey ha trovato qualcosa di bene la musica; a indossato le pellicce ; circondato di piccoli felini si sentiva al sicuro uguale a loro; non ha dimenticato il bambino che era in lui e a indossato le sue scarpette da ginnastica. Il suo lavoro un gioco voluto una scelta di cuore…
    Grazie Edvard Gorey.
    Marcela M.

  12. Ciao anch’io sono nata il 22 febbraio, sono un architetto. Mi sento molto vicina a Gorey, tranne per l’uso delle pellicce. Adoro i gatti, ne ho salvati molti da morte certa, amo il surrealismo e disegno molto a mano, oltre al computer, naturalmente. Ho progettato e realizzato molte cose, nel design, giardini e parchi in particolare. Amo i travestimenti, faccio danza da sempre, ultimamente sto frequentando un corso di danza indiana (bharatanatyam). Mi piace il modo in cui Gorey dissacra la morte. Quando ero piccola, a 9 anni, piangendo, avevo le mie prime crisi esistenziali pensando alla morte, così i mei genitori mi dicevano, disegna, disegna, …In effetti per me il disegno, l’architettura e la danza, come tutta l’arte in genere, sono un modo per esorcizzare ed allontanare la morte…… Forse lo era anche per lui? E’ stato bello conoscere Gorey ed abbiate dedicato queste stupende pagine grafche ad un visionario ed onirico uomo dei pesci. Per me è stato un bel regalo di compleanno ! Grazie
    Simonetta (Sindhuja)

  13. Salsam says:

    Ho trovato solo io qualche somiglianza tra Gorey e Giles, l’illustratore co-protagonista ne “La forma dell’acqua” di Del Toro?
    Entrambi disegnatori, un po’ fuori dal tempo e riservati al limite della clausura, amanti dei gatti e del ballo, entrambi dalla sessualità non definibile. Mi lancio per la prima volta in un commento su questo splendido blog che mi rapisce sempre portandomi in quel mondo macabro e meraviglioso che cerco appena ho un attimo di tempo libero. Mondo dal quale tutti rifuggono, in cui cerco rifugio.

    • bizzarrobazar says:

      Anch’io pensato la stessa cosa riguardo al film di Del Toro: visto l’esplicito citazionismo della pellicola, diciamo che ho il 95% di certezza che sia un riferimento voluto. 🙂

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