I fratelli Collyer

Langley Collyer

Figli di un ginecologo di prestigio e di una cantante d’opera, i fratelli Collyer, Homer e Langley, sono divenuti nel tempo figure iconiche di New York a causa della loro vita eccentrica e della loro tragica fine: purtroppo la sindrome a cui hanno involontariamente dato il nome non è affatto rara, e pare anzi sia in lenta ma costante crescita soprattutto nelle grandi città.

Nati alla fine dell’ ‘800, fin da ragazzi i due fratelli dimostrano spiccate doti che lasciano prospettare una vita di successo: dall’intelligenza acuta e vispa, si iscrivono entrambi alla Columbia University e guadagnano il diploma – Langley in ingegneria e Homer in diritto nautico. Homer è anche un eccellente pianista e si esibisce al Carnegie Hall, ma abbandona la carriera di musicista abbastanza presto, in seguito alle prime critiche negative. Langley sfrutta le sue conoscenze ingegneristiche per brevettare alcuni marchingegni che però non hanno successo.


Fin dal 1909 i Collyer vivono con i genitori ad Harlem: all’epoca si trattava di un quartiere “in“, a prevalenza bianca, in cui risiedevano molti professionisti altolocati e grossi nomi della finanza e dello spettacolo. Ma nel 1919 il padre Herman abbandona la famiglia e si trasferisce in un’altra casa: morirà quattro anni più tardi. La madre dei due fratelli muore invece nel 1929.

Harlem in quel periodo sta cambiando volto, da zona residenziale sta divenendo un quartiere decisamente malfamato. I fratelli Collyer, rimasti orfani, reagiscono a questo cambiamento facendosi sempre più reclusi, e più eccentrici. Cominciano a collezionare oggetti trovati in giro per le strade, e non gettano più l’immondizia. La loro casa al 2078 della Quinta Avenue si riempie a poco a poco degli utensili più disparati che i Collyer accatastano ovunque: giocattoli, carrozzine deformate, pezzi di violini, corde e cavi elettrici attorcigliati a pile di giornali vecchi di anni, cataste di scatoloni pieni di bicchieri rotti, cassepanche ricolme di lenzuola di ogni genere, fasci di decine di ombrelli, candelabri, pezzi di manichini, 14 pianoforti, un’intera automobile disassemblata e un’infinità di altre cianfrusaglie senza alcun valore.


Come il poeta greco dell’antichità di cui porta il nome, negli anni ’30 Homer diventa cieco. Langley, allora, decide di prendersi cura del fratello, e la vita dei due si fa ancora più misteriosa e appartata. I ragazzini tirano i sassi alle loro finestre, li chiamano “i fratelli fantasma”. Homer resta sempre sepolto in casa, all’interno della fitta rete di cunicoli praticati all’interno della spazzatura che ormai riempie la casa fino al soffitto; Langley esce di rado, per procurarsi le cento arance alla settimana che dà da mangiare al fratello nell’assurda convinzione che serviranno a ridargli la vista. Diviene sempre più ossessionato dall’idea che qualche intruso possa fare irruzione nel loro distorto, sovraffollato universo per distruggere l’intimità che si sono ritagliati: così, da buon ingegnere, costruisce tutta una serie di trappole, più o meno mortali, che dissemina e nasconde nella confusione di oggetti stipati in ogni stanza. Chiunque abbia l’ardire di entrare nel loro mondo la pagherà cara.


Eppure è proprio una di queste trappole, forse troppo bene mimetizzata, che condannerà i due fratelli Collyer. Nel Marzo del 1947, mentre sta portando la cena a Homer, strisciando attraverso un tunnel scavato nella parete di pacchi di giornale, Langley attiva per errore uno dei suoi micidiali trabocchetti: la parete di valigie e vecchie riviste gli crolla addosso, uccidendolo sul colpo. Qualche metro più in là sta seduto Homer, cieco e ormai paralizzato, impotente nell’aiutare il fratello. Morirà di fame e di arresto cardiaco qualche giorno più tardi.


La polizia, allertata da un vicino, fa irruzione nell’appartamento il 21 marzo, 10 ore dopo la morte di Homer. Ma il corpo di Langley, sepolto sotto uno strato di immondizia, non viene trovato subito e gli investigatori attribuiscono l’insopportabile odore all’immensa quantità di immondizia. Viene scatenata una caccia all’uomo nel tentativo di localizzare il fratello mancante, mentre le forze dell’ordine procedono, con estrema cautela per evitare le trappole, a svuotare a poco a poco l’appartamento.

Gli agenti, dopo quasi due settimane di ricerche fra le ben 180 tonnellate di rifiuti accumulati dai Collyer negli anni, trovano Langley l’8 aprile, mentre il cadavere è già preda dei topi.

I fratelli Collyer sono divenuti famosi perché incarnano una realtà tipicamente newyorkese: gli appartamenti sono spesso talmente piccoli, e la gente sedentaria, che il problema dei cosiddetti hoarders, cioè i collezionisti compulsivi di spazzatura, finisce spesso fuori controllo. Ma il fenomeno è tutt’altro che circoscritto alla sola Grande Mela.

Gli hoarders purtroppo esistono ovunque, anche in Italia, come vi racconterà qualsiasi vigile del fuoco. Normalmente si tratta di individui, con un’alta percentuale di anziani, costretti a una vita estremamente solitaria; la sindrome comincia con la difficoltà di liberarsi di ricordi e oggetti cari, ed è spesso acutizzata da timori di tipo finanziario. L’abitudine di “non buttar via nulla” diventa presto, per questi individui, una vera e propria fobia di essere separati dalle loro cose, anche le più inutili. Chi è affetto da questa mania spesso riempie le stanze fino ad impedire le normali funzioni per cui erano originariamente progettate: non si può più cucinare in cucina, dormire in camera da letto, e così via. L’accumulo incontrollato di cianfrusaglie rappresenta ovviamente un pericolo per sé e per gli altri, e rende difficoltose le operazioni di soccorso in caso di incendio o di altro infortunio.

La disposofobia è nota anche come sindrome di Collyer, in ricordo dei due eccentrici fratelli. Sempre in memoria di questa triste e strana storia, nel luogo dove sorgeva la loro casa c’è ora un minuscolo “pocket park”, chiamato Collyer Park.


Ecco la pagina di Wikipedia sulla disposofobia. E in questa pagina trovate una serie di fotografie di appartamenti di persone disposofobiche.

16 comments to I fratelli Collyer

  1. mattia says:

    Ottimo articolo e compimenti per i blog chiunque tu sia!

  2. AlmaCattleya says:

    E’ una storia molto triste che sa di solitudine e di desolazione. Anche se riempivano le loro stanze, mi immagino il vuoto che avevano dentro e che non veniva colmato.

  3. Francesco says:

    C’è anche un libro che parla dei fratelli Collyer e della loro mania, edito da Mondadori http://www.hoepli.it/libro/homer–langley/9788804608967.html

  4. AlmaCattleya says:

    Sapevi di una perversione che si chiama Vore?

    O.T.: C’è una sorpresa per te nel mio ultimo post.

  5. Kappa says:

    Ciao! Non c’entra molto col post, però prima di tutto vorrei ringraziarvi per il vostro lavoro, è davvero uno dei blog più interessanti del web italiano!
    Seconda cosa, vorrei chiedervi se in futuro scriverete un articolo su Peter Kolosimo. Ho ritrovato di recente un suo libro (Viaggiatori del tempo) nella mia limitatissima biblioteca, e mi ha incuriosita moltissimo. Informandomi poi su internet ho capito che l’autore è davvero particolare, per questo mi interesserebbe leggere un vostro articolo a riguardo 😉

    (Ho scrollato a fondo il blog, non mi pare che ci sia già come articolo… in caso contrario me lo linkereste?)

    • bizzarrobazar says:

      Ciao Kappa, felice che il blog sia di tuo gradimento. Kolosimo lo ricordo vagamente da qualche lettura nella mia adolescenza (di certo era nella biblioteca dei miei genitori), ma niente di concreto… proverò certamente ad informarmi per capire se sia in linea con Bizzarro Bazar! 🙂

  6. manxmartin says:

    Sono finito qui dopo aver letto “Homer & Langley” di Doctorow.
    Complimenti, è un ottimo articolo, il migliore che abbia trovato in italiano sull’argomento.
    Mi sa che ti seguirò..

  7. Ghost Tomato says:

    su real time fanno un programma, “sepolti in casa”, che guardo sempre. Questo articolo l’ho trovato davvero interessante, drammaticamente bello

  8. antonello says:

    io ci sono capitato per caso leggendo focus,la mia compagna dice che un po’ sono come i collyer,sto leggendo il libro di doctorow queste storie mi affascinano tantissimo saluti lello

  9. Gian Piero. says:

    ciao, qui (http://www.nydailynews.com/new-york/collyer-brothers-brownstone-gallery-1.1187698) alcune foto dell’interno di casa Collyer.
    ciao, e complimenti per il sito.

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