L’artista cagliaritano Pinuccio Sciola ha deciso di dedicare la sua vita alle pietre. Nella sua visione, la pietra rappresenta uno degli archetipi di questo mondo, un elemento in costante rapporto con il fuoco, l’aria, la terra e l’acqua.
La sua arte ci ricorda che la musica è vera e propria alchimia: può trattarsi di attorcigliare un budello animale per ricavarne una corda, o soffiare dentro al legno intarsiato, o addirittura, nel suo caso, incidere delle rocce. In ogni caso, fare musica significa piegare gli elementi per formare un suono (onde fisiche che si espandono attraverso l’aria) che prima non esisteva, e che attraverso gli strumenti ricavati dal mondo eleva la nostra piccola esistenza a nuovi livelli di coscienza.
Così questo particolare artista sardo ha creato degli imponenti organi e “arpe” di pietra, e diversi strumenti fatti di roccia. Se avete un quarto d’ora, vi consigliamo di guardare questo documentario che testimonia la straordinaria visione dell’artista e la filosofia che sottende le sue opere.
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=lkq33RNZpL4]
Ecco il sito ufficiale di Pinuccio Sciola.
(Grazie, Ombretta!)
Nella mitologia greca si racconta che le uniche due persone superstiti al Diluvio Universale, per ripopolare la Terra, dovettero gettare dietro di sé le ossa della Terra. La donna capì che si riferisse alle pietre e così fecero: gettarono dietro di loro le pietre e ogni pietra caduta si trasformò in una persona.
Deucalione e Pirra. La prima forma di armonia dalla pietra?
Salve sono il regista del film SCIOLA OLTRE LA PIETRA. mi fa piacere che il mio film sia finito qui. non conoscevo il sito. belllo e interessante. ciao Franco Fais
Ciao Franco, complimenti per il documentario. 🙂
grazie.
ora non posso fare a meno di riguardarmi quel video.
Grazie a te, Kuroku (ovvero Ombretta). 😉
Semplicemente magnifico.
Fantastico Sciola!
Quest’estate ho avuto la fortuna di assistere ad una sua performance, con Moni Ovadia che leggeva poesie in greco e il violino d’accompagnamento.
AL TEATRO ROMANO DI NOLA. ALLE DIECI DI SERA.
Cioé in questo posto stupendo [http://www.sardegnacultura.it/immagini/7_93_20070314111511.jpg], illuminato a malapena dai riflettori e dalla luna, che del mare potevi giusto sentire le onde in sottofondo, tanto per aggiungere elementi all’ orchestra.
Ho goduto come un riccio. n.n
questo pinuccio sciola mi pare un grande imbecille
Be’, dal tuo commento tu sembri certamente brillante… 😛
Caro bizzarrobazar adoro i tuoi articoli, e son felice che tu mi abbia fatto conoscere questo “artista”. Ma le sue pietre non si possono considerare strumenti musicali, e penso che chiamare musica le vibrazioni che producono sia offensivo per chi produce musica veramente.
Caro Flavio, ti ringrazio di aver preso il tempo di argomentare il tuo punto di vista (se ho riposto bruscamente era perché il tuo primo commento si limitava all’offesa). La musica, così come ogni altra arte, è bella proprio perché è libera da definizioni e costrizioni. Ti faccio un esempio cinematografico: guardando un cortometraggio sperimentale di Debord o di Brakhage, la maggior parte del pubblico digiuno di sperimentalismi griderebbe: “Questo non è cinema!”. E invece il cinema è sia Guy Debord che Michael Bay, con buona pace di chi vorrebbe etichettarlo e decidere cosa è cinema e cosa no. Questa libertà è il segno che un’arte è ancora prosperosa, che sta ancora cercando, che si permette di provare e anche di sbagliare. Va così anche nella musica, che dà spazio e voce a Cage come a Lady Gaga. C’era un tempo in cui ero un fondamentalista (e uno snob) su certi argomenti: e quanti collegamenti inaspettati mi sono perso per via di questa mia ottusità! Se questo artista ti ha fatto incazzare perché insegue qualcosa di opposto a quello che cerchi tu, ben venga, è anche questo uno stimolo che può aiutarti a focalizzare la tua ricerca.
Quanto al denominare o meno queste pietre uno “strumento musicale”, non vedo che problema ci sia. Esistono strumenti a percussione ben più rudimentali, e dalle varietà di tono infinitamente più limitate.
Mi permetto di intervenire. Quello che non capisco è in che modo il lavoro di Sciola rappresenti qualcosa che offende la tua o l’altrui concezione di musica o di strumento. Non sto cercando di provocarti, non sono un troll, lo dico perché di solito quando si reagisce con un insulto (nel tuo primo post) è perché si ritiene che l’azione di un’altra persona rappresenti in qualche modo un’ “offesa personale” a un proprio modo di vedere le cose, al proprio “dovrebbe essere così”. Del resto poi, nel tuo secondo post, usi esplicitamente la parola “offensivo”.
Da una parte ho letto una definizione di musica (visto che a quanto pare il dibattito entra nel campo minato dei concetti) che mi è piaciuta: “l’Arte di esprimere gl’interni sentimenti mediante suoni modulati”. Banale se vuoi, ma comunque piuttosto efficace nella sua banalità. Un’onda di percezione produce un’onda di sentimento che porta a produrre un’onda sonora. Secondo me il punto nodale è piuttosto che Sciola non è un “musicista”, è un artista in un senso decisamente più ampio (e non fra virgolette come hai scritto tu :-D), e se hai potuto vedere il documentario (e come ha sottolineato giustamente l’autore del blog) la sua è una performance che ha a che vedere con un archetipo fondamentale: il relazionarsi dell’uomo con la pietra, con la natura materica. Cosa che implica un moto (un’onda se preferisci) ancora più profondo: cioè che dietro la materia esiste una dimensione non-materica con cui ci si può mettere in comunicazione e che risuona dentro di noi perché riflette quello che anche noi, in essenza siamo. Probabilmente ti sarà capitato che, di fronte a uno spettacolo della natura, qualcosa abbia risuonato dentro di te, senza doverci interporre dei concetti mentali, che quindi tu ti sia in qualche modo “riconosciuto”. A me pare che il discorso di Sciola vada in questa direzione, anche se ovviamente potrebbe essere solo una mia interpretazione. Il suo è un discorso archetipico, e proprio per questo può essere universale. Ora, anche io ho i mei bei confini musicali, per esempio mi vengono brividi sullo scroto ogni volta che sento dire che c’è un “dj che suona”. Però i suoni delle pietre di Sciola mi hanno toccato in un modo molto diverso da quello in cui potrebbero fare i “musicisti” e di sicuro non ho sentito che il mio concetto di musica sia stato in qualche modo offeso, senza voler comunque entrare in un trito luogo comune secondo cui “ogni oggetto può essere uno strumento”.
Intervengo anche io per esprimere il mio personale parere. Concordo con la riflessione di Ipnosar, nel momento in cui sostiene che l’ arte di Sciola è “ad ampio spettro” ed archetipica; ciò che lui fa non è cercare un modo fantasioso, ancora non sperimentato, per produrre musica; si capisce benissimo dalle sue stesse parole : ciò a cui lui vuole arrivare è dare voce alla pietra, ovvero ad una tra le materie elementari più mute, almeno così come l’ abbiamo conosciuta sino ad oggi.
In questo senso, il suo lavoro o meglio la sua opera, è davvero impressionante; accettando anche una sfida mai tentata sin qui, egli si mette al lavoro per dare voce a quello che, sin qui, abbiamo considerato il più silenzioso ed inanimato degli elementi. Elemento che l’ artista, dopo ere finalmente risveglia, permettendoci di ascoltarne la voce. Ed ascoltando quel suono, vivo ed allo stesso tempo “pietroso” è come se davvero la pietra avesse incominciato a parlarci. Ripeto, ne sono rimasto impressionato.