Ladri di cadaveri

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La storia della medicina e dell’anatomia non è mai stata tutta rose e fiori, come avrete certamente scoperto se avete curiosato un po’ fra i nostri post. Nei secoli scorsi era in particolare la dissezione anatomica a sollevare le più furiose polemiche (paradossalmente spesso più di ordine morale che religioso, come abbiamo spiegato in questo articolo), perché la sua pratica interferiva con un’area sociale che gli antropologi definirebbero “tabù”, ossia il culto dei morti e del cadavere.

In Gran Bretagna, fin dal 1752, era in vigore una legge che consentiva la dissezione a fini medici unicamente sui cadaveri dei criminali condannati alla pena capitale. Ma il sapere scientifico all’epoca stava crescendo in fretta per importanza e scoperte, e velocemente si creavano le basi per quella che sarebbe divenuta la moderna medicina. Quindi, soltanto cinquant’anni dopo, la “scorta” di criminali giustiziati era troppo scarsa per riuscire a soddisfare la domanda di cadaveri delle Università e delle facoltà di anatomia.

Già nel 1810 venne creata in Inghilterra una società anatomica i cui membri avevano lo scopo di sollecitare presso il governo l’urgente modifica della legge; ma nel frattempo c’era chi aveva cominciato ad arrangiarsi in altro modo.

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Alcuni delinquenti compresero subito che i professori avrebbero pagato piuttosto bene per un cadavere fresco su cui eseguire una dissezione durante le loro lezioni, di fronte a un sempre crescente numero di studenti; così, attratti dalla possibilità di un facile guadagno, cominciarono un macabro commercio di salme.

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I body-snatchers (“ladri di corpi”) agivano di notte, dissotterrando morti sepolti di recente, e trasferendoli di nascosto nelle facoltà scientifiche; divennero presto una realtà diffusa soprattutto nella città di Edimburgo, dove aveva sede la più prestigiosa università di medicina, la Edinburgh Medical School. Sembra addirittura che alcuni cunicoli sotterranei collegassero i sobborghi più malfamati della Old Town con il Royal Mile, l’arteria principale dove aveva sede la scuola: in questo modo i body-snatchers, dopo aver sottratto i cadaveri dal cimitero, riuscivano a portarli indisturbati e nascosti fin sotto all’ingresso della Surgeon’s Hall.

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In breve tempo la situazione sfuggì di mano, e si diffuse la paranoia nei confronti dei cosiddetti resurrection men (“resuscitatori”, un altro nome dei ladri di cadaveri). C’era chi faceva la ronda tutta la notte attorno alle tombe fresche, e chi poteva permetterselo costruiva pesanti sarcofaghi di pietra; i più poveri si accontentavano di seppellire rami e bastoni attorno alla bara, per rendere la riesumazione più complessa e lunga.

Intorno al 1816 vennero inventati i mortsafes, enormi gabbie di ferro o pietra, di forme differenti. Spesso si trattava di complicate strutture in metallo pesante con sbarre e placche, assemblate con bulloni o saldature. I mortsafes si piantavano attorno alla bara, e potevano essere aperti soltanto da due persone armate di chiavi per i lucchetti. Venivano lasciate in posizione per sei settimane; quando il cadavere era rimasto sepolto sufficientemente a lungo per non fare più gola, venivano rimosse e riutilizzate.

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Ci si spinse oltre: la pistola cimiteriale veniva caricata e montata nei pressi di una tomba fresca. Il meccanismo le permetteva di girare su se stessa liberamente, e agli anelli venivano attaccati gli estremi di tre corde che venivano fatte passare attorno al luogo dell’inumazione; se un ladro, avvicinandosi nel buio, avesse inavvertitamente urtato una delle corde, la pistola si sarebbe girata nella sua direzione, facendo fuoco.

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Questo tipo di mercato clandestino si stava facendo davvero pericoloso. Alcuni ladri di cadaveri mandavano, durante il giorno, delle donne vestite a lutto, spesso con bambini in braccio, a controllare se fossero state installate pistole o altre difese nei pressi delle tombe; i guardiani del cimitero, a loro volta, avevano imparato ad aspettare l’arrivo del buio per montare questo tipo di armi. Insomma, in retrospettiva, non stupisce che prima o poi a qualcuno venisse l’idea di “saltare” il passaggio più problematico, quello del cimitero appunto, e di procurarsi i cadaveri in modo più diretto.

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Ad arrivarci per primi furono William Burke e William Hare che, con la complicità delle loro compagne, uccisero in meno di due anni 16 persone, rivendendo i loro corpi all’Università. Vennero scoperti e, una volta finito il processo nel 1829, Hare fu rilasciato, ma Burke finì impiccato; con esemplare contrappasso, il suo corpo venne dissezionato pubblicamente e ancora oggi potete ammirare presso il Museo del Surgeon’s Hall di Edimburgo il suo scheletro, la maschera mortuaria, e un libro rilegato con la sua pelle.

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Lo scalpore suscitato da questa vicenda, e il disgusto pubblico per il traffico di cadaveri, ebbero un impatto fondamentale per la promulgazione, nel 1832, dell’Anatomy Act; una legge che diede più libertà ai dottori e agli insegnanti di anatomia, permettendo loro di utilizzare per le dissezioni didattiche anche i corpi non reclamati, e incentivando la donazione spontanea con determinate forme di retribuzione (a chi decideva di “prestare” le spoglie di un parente stretto sarebbero state pagate le spese del funerale).

L’Anatomy Act si rivelò efficace nel porre fine al fenomeno dei body-snatchers, e la pratica del traffico di cadaveri per studio medico scomparì quasi istantaneamente.

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19 comments to Ladri di cadaveri

  1. Leonardo says:

    Film sul tema: Burke & Hare 2010 John Landis (regista dei Blues Brothers)

    • bizzarrobazar says:

      Oltre al film di Landis, ricorderei anche La iena (1945) di Robert Wise con Boris Karloff, tratto dal racconto Il ladro di cadaveri di Robert Louis Stevenson: autore di Edimburgo che conosceva bene i fatti, tanto che secondo alcuni studiosi anche Lo strano caso del Dr. Jekyll e di Mr. Hyde sarebbe stato ispirato dall’ambigua relazione che esisteva fra la parte brillante della città (i medici e gli scienziati) e quella più squallida e torbida. 🙂

  2. germogliare says:

    Il film di John Landis racconta la storia in modo molto carino

  3. Antonino says:

    Ricordo anche “Il Dottore e i Diavoli” di Dylan Thomas dal quale è stato tratto un film da Freddie Francis (non eccezionale).
    Grazie all’Autore di questo Blog. |:-)

  4. Jeanie Pooh says:

    Post interessante davvero! Mi associo a chi ringrazia!

  5. lou says:

    ma perché Hare è stato rilasciato ed è stato impiccato solo Burke?

    • bizzarrobazar says:

      L’immunità venne garantita a Hare in cambio della testimonianza contro il suo complice. Tieni conto che Burke era la vera mente, mentre Hare era un sempliciotto che secondo i giudici non avrebbe saputo progettare nulla da solo. Comunque sia, a livello popolare, il fatto che soltanto Burke fosse stato messo a morte scatenò aspre polemiche.

  6. Zio_Igna says:

    Recentemente una “pistola cimiteriale” è stata mostrata su uno di quei programmi dove mettono all’asta i magazzini abbandonati (su DMax). Ero un po’ scettico, ma adesso che ne avete parlato qui, non ho più dubbi sulla loro esistenza 😉
    Grazie e complimenti per l’ennesimo ottimo articolo!

  7. Rebeca says:

    A tal proposito ti consiglio il documentario “How Much is Your Dead Body Worth”, un documentario del 2008 della BBc che illustra il concetto di ladri di cadaveri anche al giorno d’oggi. Io l’ho trovato assolutamente geniale.
    E’ reperibile gratuitamente su documentary heaven ed è assolutamente illuminante e a tema.

  8. Jeanie Pooh says:

    Reblogged this on jeaniepooh's Blog and commented:
    Da leggere.

  9. Jeanie Pooh says:

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    Da leggere e ricordare.

  10. Jeanie Pooh says:

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    Vi consiglio di leggere questo interessantissimo post!

  11. StarvedWolf says:

    lo hanno sezionato in pubblico e hanno fatto un libro con la sua pelle? …che sanguinari! comunque bell’articolo, come sempre del resto 😀

  12. Livio says:

    Articolo superlativo! Non conoscevo la pistola cimiteriale… Affascinante!

  13. Darklighter says:

    Recentemente sono stata a Edimburgo e per nessun motivo mi sarei persa la visita al Surgeons’ Hall Museum Qui si trova una delle più grandi collezioni al mondo di patologia con un vastissimo “assortimento” di reperti anatomici. A completare il tutto una sezione dedicata alla dentistica e alla chirurgia che ci mostra come siano stati fatti da gigante nel campo della medicina.
    Museo che merita senza dubbio una visita non solo per gli addetti ai lavori ma anche per tutti gli appassionati del genere.

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