La morte e la fanciulla

Necrofilia al femminile

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Nella cultura occidentale, Eros e Thanatos sono interconnessi da sempre: il desiderio sessuale, che è esuberanza di vita, si rispecchia nel suo opposto, certo, ma talvolta vi coincide, trasfigurandosi. L’espressione francese la petite mort, usata per riferirsi all’orgasmo, fiorisce dall’idea che l’unione fisica sia una vera e propria fusione dei sensi – quindi annullamento dell’io e abbandono dell’identità singola. L’erotismo, scrive Bataille, “apre la strada alla morte. La morte apre la strada alla negazione delle nostre vite individuali”: per Foucault implica “l’esperienza della finitezza dell’essere, del limite e della trasgressione”, e nell’erotismo moderno le uniche forme di trasgressione ancora possibili sono quelle che vanno dal naturale al contro-naturale – verso la macchina, la bestia e il cadavere.

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La vicinanza di amore e morte è talmente presente nell’arte e nella letteratura (soprattutto nell’ 800, si pensi al topos della “bella morta” che attraversa le opere dei preraffaelliti come di Poe, Baudelaire e dei romantici) che sorprende quanto invece le indagini psichiatriche sulla necrofilia siano, in confronto, rare e sporadiche.

Pur accettandone le versioni artistiche e in qualche modo mascherate dal simbolo, sembra quasi che il desiderio necrofilo fosse per gli studiosi il più orrendo e abominevole dei tabù: perfino Freud si rifiuta di parlarne approfonditamente e, dopo averlo menzionato in una sola frase, esclama: “Ma basta con questo tipo di orrore!” (La vita sessuale). Bisognerà aspettare il 1989 per il primo vero studio sull’argomento, ad opera di Rosman & Resnick, che analizzarono 122 casi e suddivisero questa parafilia in tre tipi: omicidio necrofilo, necrofilia regolare e fantasia necrofila – distinguendoli ulteriormente dalla cosiddetta pseudonecrofilia (quando cioè l’atto necrofilo è opportunista o incidentale). Nel 2011 Aggrawal pubblica l’unica ricerca interdisciplinare davvero approfondita, Necrophilia: Forensic and Medicolegal Aspects, che suggerisce nuove e più dettagliate classificazioni.

Escludendo le derive più estreme (assassinio, mutilazioni, cannibalismo), nella maggioranza dei casi il necrofilo è una persona dalla bassa autostima, che ha provato il sesso tradizionale e ne è rimasto insoddisfatto o umiliato: la motivazione più comune che spinge il necrofilo a desiderare il contatto con i morti è il bisogno di un partner che non opponga resistenza e che non possa rifiutarlo. In altri casi, essendo stato esposto in giovane età al contatto con un morto, il terrore provato è stato trasformato in pulsione sessuale, come spesso accade nei feticismi. Seguendo la sua fissazione, il necrofilo ricerca occupazione in luoghi di lavoro che consentano un accesso più facile ai cadaveri, come ospedali o agenzie funebri. Non è raro che la necrofilia si sviluppi in direzione “romantica”, acquisendo cioè una componente di affetto reverenziale per la salma, che non viene semplicemente violata ma spesso accarezzata, confortata, come se fosse possibile donarle ancora gioia o piacere. Alcuni necrofili hanno espresso il loro disgusto per gli operatori funebri che mostrano poco rispetto per i morti: paradossalmente, nella loro fantasia, il cadavere non è un morto, e deve essere nuovamente umanizzato, “riportato in vita”, cioè considerato come una persona vera e propria.

Nella nostra immaginazione la figura del necrofilo è sempre maschile, e la sua “preda” una giovane e bella donna. Ma cosa accade quando la parte attiva è una donna, e il partner inerme e indifeso un uomo?

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Come nota Lisa Downing nel suo saggio sulla necrofilia nella letteratura francese dell’ 800, Desiring The Dead, il ripetuto focalizzarsi sulla penetrazione del cadavere negli scritti medici ha implicitamente relegato la necrofilia al regno della perversione maschile; pur essendo questa parafilia piuttosto rara (almeno stando alle statistiche forensi), la percentuale femminile si aggira attorno al 10-15% dei casi di cui siamo a conoscenza.

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Nel 1979 in California, all’età di 23 anni, Karen Greenlee era alla guida di un carro funebre: doveva consegnare una salma di un uomo di 33 anni al cimitero per il funerale. Decise invece di scappare con il morto, e venne trovata due giorni dopo, ancora in compagnia del cadavere. All’epoca non c’erano leggi in California contro la necrofilia, quindi la Greenlee venne denunciata per furto di autoveicolo e per disturbo di cerimonia funebre. Ma nella bara venne trovata una lettera in cui Karen dettagliava i suoi incontri erotici con altri 40 cadaveri maschili, e la donna fu bandita dalla professione. In seguito, la madre del morto che Karen aveva sequestrato la citò per danni morali ed emotivi, e la Greenlee venne condannata a un periodo di carcere, una multa e un forzato trattamento psichiatrico.

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Nel 1985, poco prima di ritirarsi a vita privata sotto nuovo nome, Karen Greenlee accettò di essere intervistata dal giornalista Jim Morton, in un articolo che diverrà noto con il titolo The Unrepentant Necrophile (“la necrofila impenitente”). Si tratta di un documento straordinario, per più di un motivo. Se inizialmente provava vergogna per i suoi desideri, all’epoca dell’intervista Karen sembra aver ormai accettato la sua condizione, e non è certo timida nel descrivere ciò che le piace:

il freddo, l’aura di morte, l’odore della morte, l’ambiente funerario… trovo l’odore della morte molto erotico. C’è odore e odore. Se prendi un corpo che ha galleggiato nella baia per due settimane, o una vittima di incendio, ecco, quello non mi attrae molto, ma un corpo imbalsamato di fresco è tutta un’altra cosa. C‘è anche questa attrazione per il sangue. Quando stai sopra a un corpo, tende a espellere sangue dalla bocca, mentre fai l’amore appassionatamente…

Nelle sue parole, il cadavere è oggetto d’amore e regala un’euforia particolare, quasi estatica; racconta inoltre di come si è introdotta di notte in obitori e tombe, e dice di essere stata sorpresa nell’atto più di una volta, senza conseguenze troppo gravi. Ma forse il momento più interessante è quando afferma che la domanda più comune che la riguarda è sempre la stessa: “come fa esattamente?”.

Per me non è un problema dire come lo faccio, ma chiunque abbia un po’ di esperienza sessuale non dovrebbe avere bisogno di chiederlo. La gente ha questo pregiudizio che ci debba per forza essere la penetrazione per la gratificazione sessuale, che è una stupidaggine! La parte più sensibile di una donna è comunque la parte frontale, e quella va stimolata. A parte questo, ci sono differenti aspetti dell’espressione sessuale: il contatto fisico, il 69, anche semplicemente tenersi per mano.

Il fatto che Karen Greenlee denunci la nozione fallocentrica e l’eccessiva importanza data alla penetrazione, è assolutamente in linea con la sua figura trasgressiva: questa donna infrange il tabù del sesso con i morti, e al tempo stesso inverte le gerarchie e i ruoli tradizionalmente femminili. Se n’è accorta Lena Wånggren, che nel suo saggio Death And Desire parla della necrofilia femminile come tragressione di genere: qui è la donna a “cacciare” e possedere, e il maschio diviene inerme e inanimato – l’esatto opposto della consueta figurazione che vede il maschio attivo e la femmina come passivo ricettacolo per la procreazione. La Greenlee non soltanto riduce il maschio a un oggetto, ma lo priva anche del mito del pene e della penetrazione.

In effetti, sembra che a suscitare scandalo sia proprio questo aspetto, ancor più che la necrofilia in sé: la Greenlee ricorda un fidanzato che, quando scoprì i suoi desideri, la schiaffeggiò e le disse che “non ero nemmeno una donna, e potevo andare a scoparmi i miei morti”. Ricorda anche uomini convinti di riuscire a “curarla”:

I ragazzi pensavano sempre che andassi alla ricerca di corpi morti perché mi mancava qualcosa, e che se fossi stata con loro mi avrebbero cambiato, e che loro erano quelli in grado di soddifarmi così tanto che non avrei più avuto bisogno dei cadaveri.

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La storia di Karen Greenlee ha ispirato nel 1992 il racconto We So Seldom Look On Love di Barbara Gowdy, da cui è stato in seguito tratto il film Kissed (1996) di Lynne Stopkewich. Entrambe le opere seguono piuttosto fedelmente la vicenda della Greenlee, e ne approfondiscono ulteriormente gli aspetti legati alla trasgressione dei comportamenti sessuali di genere.

36 comments to La morte e la fanciulla

  1. Uriello says:

    E come non può, questo articolo, riportare alla mente quella pellicola che è “Nekromantik”?
    Fra l’altro scommetto che quel film è già stato trattato o anche solo nominato da queste parti, ma per farlo dovrei fare prima una breve ricerca ma come vedete ho già cliccato su invi

  2. Alessandro says:

    Descrivete una disturbata mentale da manicomio come una sorta di eroina veterofemminista, allucinante.

    • bizzarrobazar says:

      Non è questione certo di eroismo.
      Mi sembrava superfluo condannare l’atto in sé, e mi interessava sottolinearne la portata simbolica.

      • Il bello di Bizzarro è che non giudica mai

      • Alessandro says:

        Sì, ma l’analisi della “portata simbolica” la vedo molto ideologizzata e orientata in un certo modo, oltretutto attribuite a questa Gleene delle connotazioni di consapevolezza che secondo me non ci sono :

        “Il fatto che Karen Greenlee denunci la nozione fallocentrica e l’eccessiva importanza data alla penetrazione, è assolutamente in linea con la sua figura trasgressiva: ”

        Denuncia ?? In primo luogo è malata, non “trasgressiva”, non lo fa per andare contro la “nozione fallocentrica”, ma perchè è attratta dai cadaveri (maschili poichè comunque etero) e punto. La radice di questa parafilia non credo sia da indentificarsi con questioni “di genere”. Poi l’eccessiva importanza data alla penetrazione sarebbe fallocentrismo? Gli uomini hanno un pene, lo usano in quel modo, lo fanno in quel modo, non ci sono molte alternative.

        “questa donna infrange il tabù del sesso con i morti, e al tempo stesso inverte le gerarchie e i ruoli tradizionalmente femminili.”

        Tradizionalmente in che modo? Nel senso che ” tradizionalmente”
        l’uomo penetra e la donna riceve? Che la conformazione anatomica femminile è preposta a questo?

        Se n’è accorta Lena Wånggren, che nel suo saggio Death And Desire parla della necrofilia femminile come tragressione di genere: qui è la donna a “cacciare” e possedere, e il maschio diviene inerme e inanimato – l’esatto opposto della consueta figurazione che vede il maschio attivo e la femmina come passivo ricettacolo per la procreazione.

        Una sorta di revanscimo cadaverico quindi…

        “La Greenlee non soltanto riduce il maschio a un oggetto, ma lo priva anche del mito del pene e della penetrazione.”

        Un “mito” che viene di buon grado adottato come artificio nel sesso saffico.
        Riduce “il maschio” ad un cadavere, la Gleene, probabilmente per i medesimi motivi che avete citato (il necrofilo è una persona dalla bassa autostima, che ha provato il sesso tradizionale e ne è rimasto insoddisfatto o umiliato: la motivazione più comune che spinge il necrofilo a desiderare il contatto con i morti è il bisogno di un partner che non opponga resistenza e che non possa rifiutarlo. ); il “mito” del pene e della penetrazione (come se fosse una cosa orribile), non può esserci per motivi molto prosaici, l’organo è putrefatto ed incapage di erigersi.

        • bizzarrobazar says:

          Grazie per aver preso il tempo di spiegare meglio il tuo punto di vista. Rispondo anch’io su qualche tua obiezione.

          Sì, ma l’analisi della “portata simbolica” la vedo molto ideologizzata e orientata in un certo modo

          Il paragrafo a cui ti riferisci è in sostanza un riassunto del saggio della Wånggren, che come è evidente dalla sua posizione (e come ribadisce il suo curriculum) è dichiaratamente interessata alla storia del femminismo.

          Denuncia ?? In primo luogo è malata, non “trasgressiva”, non lo fa per andare contro la “nozione fallocentrica”, ma perchè è attratta dai cadaveri (maschili poichè comunque etero) e punto. La radice di questa parafilia non credo sia da indentificarsi con questioni “di genere”.

          Nessuno dice che la Greenlee sia conscia della “portata simbolica” di ciò che dice. Né, peraltro, che la necrofilia sia causata da problematiche di genere. I necrofili hanno un orientamento sessuale preciso (etero, omo o bisessuale) che si rispecchia nelle loro scelte dei partner vivi come di quelli morti; qui si parla della differenza fra un necrofilo maschio, che non ha bisogno di ridefinire alcunché nella sua sessualità, e la necrofilia femminile, che comporta un diverso approccio all’immaginario erotico.

          Nel senso che ” tradizionalmente” l’uomo penetra e la donna riceve? Che la conformazione anatomica femminile è preposta a questo?

          Esattamente. E che la conformazione anatomica della donna e del cadavare, e tutte quelle funzioni a cui dici che sarebbero “preposti” vengono tranquillamente superate da una sessualità sganciata da concetti quali riproduzione, penetrazione, ecc.

          il “mito” del pene e della penetrazione (come se fosse una cosa orribile), non può esserci per motivi molto prosaici, l’organo è putrefatto ed incapage di erigersi.

          È proprio questo il punto interessante: la mancata erezione non sembra mancare affatto alla Greenlee. La sua soddisfazione sta altrove. In questo senso la Wånggren vi legge una specie di simbolo di castrazione o di riduzione all’impotenza – anche se lei non userebbe forse termini così forti. Ribadisco, concordo con te su un fatto: la Greenlee, pur essendo volutamente trasgressiva e un po’ sfacciata, se ne frega delle questioni di genere ed ha evidentemente altri interessi. Ma dalle sue parole e dai suoi atti, alla studiosa è sembrato di poter inferire un atteggiamento verso la propria sessualità che mostra elementi identitari nuovi e degni di nota (soprattutto negli anni ’70).

          Tutto questo senza abbandonarci troppo, te ne prego, ad espressioni del tipo “pazza malata che deve farsi curare”, visto che cerchiamo di mantenere il dialogo su un livello differente da quello dei commenti di YouTube o Yahoo Answers. 🙂

  3. Andrea S. says:

    “Il necrofilo ricerca occupazione in luoghi di lavoro che consentano un accesso più facile ai cadaveri”. Questa frase mi ha fatto venire in mente le rocambolesche vicissitudini del protagonista de I Cari Estinti di Lovecraft.
    Articolo intrigante, avrei gradito un ulteriore approfondimento su casi ecclatanti/”celebri”.

  4. Daimon says:

    Il fatto mostra come, in una situazione del tutto anomala, ma sorta come propensione “naturale” della persona, si sia resa manifesta la situazione basilare, e molto probabilmente vera, della condizione sessuale femminile umana: è il clitoride il vero elemento centrale del piacere femminile e secondo alcuni nemmeno esisterebbe l’orgasmo vaginale. Secondo te perché viene praticata la clitoridectomia? L’anatomia del sistema urogenitale femminile è solamente volta alla procreazione, per quello è così costituita! Fatta eccezione per il clitoride che è infatti spesso considerato un pene “vestigiale”. L’adorazione del pene è semplicemente stata imposta dai costumi umani che vedono sempre l’uomo a dettarne le regole. Inoltre qui non siamo soliti usare il termine MALATO. Complimenti Bizzarro Bazar! Articolo, come sempre, bello e interessantissimo! 🙂

    • Alessandro says:

      No no, son tutti sani. Scopi i morti ? Figuriamoci, sei sano. Sia mai.
      Non so di che “propensione basilare” stai parlando, ci sono donne che godono più vaginalmente e meno a livello clitorideo,altre con entrambe, altre ancora più con la clitoride. Sicuramente l’uomo, avendo “solo quello”, gode con quello. L’infibulazione viene praticata per DIMINUIRE il piacere femminile. E’ una scoperta?
      Inoltre l’uomo non detta nessuna regola, il potere sessuale ce l’ha sempre avuto la donna, l’uomo ha tentato e tenta di controllarlo, invano, da sempre. L’dorazione del pene è imposta dai gusti sessuali, la mia morosa, ad esempio, oltre a piacerle la f. ADORA il c. Cari Saluti.

      • Daimon says:

        Le mutilazioni genitali femminili vengono fatte solo per privare la donna del godimento e troncare così la sua “autonomia”, costringendola a cercare “piacere” nel marito padrone. Sul fatto che alcune donne provano più piacere con la penetrazione ho dei dubbi…alcune ricerche dicono che la quasi totalità delle donne, durante l’atto sessuale, simula piacere e orgasmo, proprio per non deludere le convinzioni fallocentriche consuete. La donna non ha mai detenuto il potere sessuale, forse sta iniziando a farlo adesso, ma solo nei paesi più sviluppati.
        E comunque qui nessuno ha mai esaltato pazzia e perversione. Le culture sono fatte di convenzioni e luoghi comuni, idee ben consolidate senza che nessuno si sia mai chiesto il perché. Bisogna essere attenti nel giudicare e indagare ogni giorno i concetti di vero e falso, giusto e sbagliato. Biologicamente parlando fare l’amore con un cadavere è tabù quanto potrebbe esserlo il sesso tra esseri umani, visto che questo viene ormai fatto per fini estranei a quello della procreazione. Saluti

    • bizzarrobazar says:

      Grazie Daimon, per il commento!
      Sul clitoride, visto che ne parli, permettimi un inciso interessante: la sua importanza è più grande di quanto si sospetti, tanto che l’orgasmo vaginale potrebbe essere comunque chiamato clitorideo. Da poco studiato e compreso, il clitoride interno è un organo ben più complesso della sua minuscola parte visibile, e si estende fino ad abbracciare le pareti della vagina. Dai un’occhiata qui.

  5. Alessandro says:

    @Bizzarrobazar
    Vedi, non è questione di “yahoo answers”, ma da qui a l’esaltazione della pazzia ne passa; a voler a tutti i costi negare il dualismo normale/anormale si finisca per perdersi in un estrempo opposto. Io credo che la follia esista, che ci siano dei “codici”, delle norme etiche e comportamentali più o meno definite oltre le quali non puoi più definirti o essere considerato “normale”. Non mi rifersico certo alla stavaganza, alla personalità eccentrica, all’inclinazione al rompere certi schemi sociali e di pensiero che posso spesse volte condurre a visioni altre, nell’arte come nella ricerca scientifica. Qual è il confine tra a normale e anormale? Non si sa bene, e il concetto viene ridefinito nel tempo con l’evoluzione dei costumi. Fino a quando questo sconfinamento da questi labili confini può essere accettato? Solo quando costituisce preicolo sociale? Può essere definito tale anche se non lo costituisce? In breve, uno che si scopa i morti, (oltre a costituire reato), non è normale. Non va bene. Ha dei problemi, possibilmente, dovrebbe essere aiutato. Questo penso.

    Per il resto si, la Wanggren si rifà a certi opinabilissimi schemi ideologizzati del veterofemminismo misandrico(con elementi squisitamente freudiani) degli anni’70 (che a definire nuovo ce ne vuole). L’ivia del pene, la castrazione, il sesso maschile come sporco e violento, la femmina soggiogata e passiva. Tocca ancora sentire queste cose, nel 2013…

    • bizzarrobazar says:

      Ognuno di noi ragiona sui limiti fra ciò che è per lui accettabile o inaccettabile, normale o fuori norma. Non mi interessa esaltare la pazzia, né rivendicare confini etici. Il blog si occupa spesso di argomenti tabù e liminali, che ispirano sentimenti forti e su cui è normale che si abbiano opinioni altrettanto forti. Quando ci riesco, preferisco non esplicitare troppo le mie; sono però convinto che le posizioni radicali, anche e soprattutto se non le condividiamo, siano sempre feconde.

      • Alessandro says:

        Esempio: Issei Sagawa o i manicaci di Dnepropetrovsk li consideri normali? O ne sospendi il giudizio? Non ci dovremmo pronunciare?

        • bizzarrobazar says:

          Puoi pronunciarti quanto vuoi, anche se mi sembra un esercizio futile e noioso. Non affronto mai casi simili su questo blog, anche se rientrerebbero nella categoria del “macabro”, perché non trovo che mostrino nessun tipo di ambiguità né di particolare curiosità. Le storie che amo sono quelle che stanno sul confine, che hanno risvolti originali o che possono in qualche modo mettere in moto lo stupore. Hai riflettuto sul perché ho dedicato questo post alla necrofilia al femminile? Proprio perché quella maschile – o anche un articolo sulla necrofilia e basta – non avrebbe avuto le stesse implicazioni e gli stessi spunti.
          Se questo blog fosse uno spazio in cui si parla solo del marciume umano, in cui lo si giudica e lo si condanna, dandosi ragione l’un l’altro, non vedo proprio che interesse potrebbe suscitare.
          D’altra parte, non vedo nemmeno da dove arrivi la tua testarda idea che qui tutti stiano tentando di convincerti che la necrofilia è bella e sana. Chill out, man. Andare a letto con i morti è una brutta cosa, ok? Non fatelo, bambini.

  6. Alessandro says:

    Ma ‘sta ironia a buon mercarto te la potevi pure risparmiare, in fin dei conti mi è sembrato (ma forse mi sbaglio) di aver mantenuto dei toni pacati e rivolti ad un dibattito più che ad un “trollaggio”. Mi sa che non è pratica vista di buon grado qui dentro, se dopo due post ci si liquida in questo modo. Pazienza, comunque continuerò a seguirvi, a quanto pare son meno “normale” di quel che sembra 🙂

    @Damon
    Hai dei dubbi che le donne godano con la penetrazione? Queste ricerche quali sarebbero? Ne hai mai parlato con una donna? O fingono tutte, inesorabilmente ? Cosa mi dici delle vendite dei dildo e di vibratori fallici? Le donne li comprano per compiacere la società patriarcale? E le donne lesbiche che usano lo strap on? Se hai dei dubbi, sarebbe meglio tenerseli, senza trasformarli in certezza per supportare un propria visione di un fantomatico “fallocentrismo” nel sesso etero.

  7. Trovo un po’ volgare e inutile il discorso sulla normalità/anormalità. Chi legge questo blog sa che potrà leggere articoli bizzarri e contro la moralità tradizionale. Co nonvuoldire che i lettori e il blogger sono psicopatici asessuati (dove l’assessualità é intesa come mancanza di desiderio sessuale). Rimango sempre sorpreso e felicemente appagato dalle letture di bizzarro bazar perché scopro nuove cose, tra cui anche la psicologia di una necrofila eterosessuale.

  8. *Pavona says:

    per quanto di prima impressione l’ idea della necrofilia mi faccia veramente schifo, se mi soffermo a riflettere sul “globale” penso sinceramente che queste persone siano si “malate”, ma non tanto perchè fanno sesso con dei cadaveri, ma per il “perchè” fanno sesso con dei cadaveri (provo a spiegarmi): ognuno affronta la propia sessualità in modo estremamente personale, chi attivamente chi passivamente, chi canonicamente chi in maniera sempre nuova e stravagante.. non cè niente di male in nessuna paratica se tutti i partener coinvolti sono consenzienti e ne traggono uguale piacere!
    ma qualsiasi siano le tue “preferenze di letto” credo che una costante ci unisca: sentire il proprio partener provare piacere insieme a te. sentirlo vibrare di piacere e rispondere ai tuoi movimenti, credo siano parti fondamentali dell’ atto sessuale.. sai che noia farlo con uno che resta fermo impassibile anche se ti metti a fare le capriole mortali :D??
    per queste persone invece è l’ esatto opposto: scelgono dei compagni sessuali che per forza di cose non possono in nessun modo reagire; credo che questo dimostri un’ esasperata paura del giudizio degli altri, un’ insicurezza patologica nell’ affrontare la propria sessualità a confronto con quella altrui, tanto da arrivare a preferire il mutismo di un cadavere. In questo senso penso che andrebbero aiutati, ma non rinchiudendoli da qualche parte, semplicemente con delle consulenze psichiatriche; anche se forse, una volta arrivati a livelli così alti di “insicurezza” diventa praticamente impossibile tornare indietro.

    (piccolo off topic)
    PS. ho veramente gradito i commenti nati da questo post.. ADORO quando gli uomini parlano della sessualità femminile senza evidentemente saperne niente: l’ egocentrismo del fallo maschile non stà nel fatto che gli umini hanno un pene, ma nel fatto che per la maggiro parte di loro la loro intera esistenza gira intorno a quel pene -__-
    per inciso: non so che studi sono stati fatti, ma nella mia vita non ho ancora mai conosciuto una donna che non provi del sano piacere dalla penetrazione, per quanto in effetti non sia l’ unica cosa che ci da piacere (ne così strettamente necessaria per arrivare al piacere), al di là di quello che molti uomini pensano.
    Vi consiglio una cosa: chiedete alle vostre compagne che cosa amano fare a letto, potrebbero stupirvi.. il sesso consapevole è molto più appagante del sesso fatto a casaccio…

    • bizzarrobazar says:

      Ciao Pav, e grazie per il bel commento!
      L’idea del fallocentrismo sarà pure soltanto paccottiglia superata, ma hai notato quanto poco è bastato perché la discussione – inizialmente incentrata sulla condanna etica della necrofilia – virasse di colpo sull’importanza dei genitali maschili?

      • CristinaD says:

        Forse perché, più o meno consciamente, quando l’uomo fallocentrico si rende conto che il suo infallibile membro non è proprio sempre e necessariamente contemplato all’interno del grande mondo dell’orgasmo femminile..bè forse lo sente come un affronto.
        E si rigira ancora di più su un problema che a volte proprio non sussite.

        Rispondo all’ultima domanda con questa provocazione spiccia in stile “sessuologo di Loveline” e mi accodo al commento di Pandora con la quale mi trovo quasi totalmente d’accordo, sia per quanto riguarda il “nocciolo” vero della malattia sia per complimentarmi riguardo alla grandissima potenzialità di questo spazio che anche nei commenti non perde mai di carattere e riesce a sviluppare l’argomento all’infinito sempre con competenza ed estrema pacatezza.

        Credo sia sempre più difficile meravigliarsi in maniera tanto genuina come è facile che capiti passando di qua.
        E’ bellissimo conoscere storie nuove quando chi ne parla SA raccontare.

        • bizzarrobazar says:

          Grazie per le belle parole. Per quanto riguarda i commenti, è un incentivo non da poco sapere che c’è una schiera di lettori, una piccola comunità che si è formata attorno a questo blog, che al di là delle opinioni personali si dimostra sempre attenta, misurata, esigente e intelligente. E che continua a fornire a me e agli altri continui spunti di riflessione.

      • Alessandro says:

        Quindi il ragionamento è : critichi una cosa (la “paccottiglia superata”), la cosa (mito del fallocentrismo)è valida è vera in quanto criticata.
        I genitali maschili hanno la medesima importanza di quelli femminili (anzi, i genitali femminili hanno la medesima importanza di quelli maschili, forse vi suona meglio). Ma la compiacenza -condita da irrisione e sarcasmo -di un certo omologatissimo modo di pensare che si spaccia per alternativo quando si vuole distanziare da una supposta levata di scudi in difesa di Priapo e del suo regno patriarcale, è di una banalità deprimente. Lo spalleggiamento reciproco, infantile. Vi credevo un po’più autenticamnte alternativi e invece si cade sempre nella merda di maschi contro femmine(e altri maschi)

    • Alessandro says:

      Credo che a letto ci si debba chiedere RECIPROCAMENTE cosa si ami fare, così da “stupirsene” entrambi. Ammesso che il pathner non abbia delle difficoltà a rispondere a causa del rigor mortis 🙂
      p.s. sono uno di quelli la cui vita gira attorno alla f.

  9. Alessandro says:

    @CristinaD
    “Forse perché, più o meno consciamente, quando l’uomo fallocentrico si rende conto che il suo infallibile membro non è proprio sempre e necessariamente contemplato all’interno del grande mondo dell’orgasmo femminile..bè forse lo sente come un affronto.
    E si rigira ancora di più su un problema che a volte proprio non sussite.”

    Qualche domanda:
    Definisci “uomo fallocentrico”.
    Esiste anche la versione femminile, la donna “vaginocentrica”?

    L’infallibile (?) membro non è sempre contemplato all’interno del grande mondo dell’orgasmo femminile come la “meravigliosa vagina” non lo è sempre nel gretto, sudicio ed involuto mondo dell’orgasmo maschile. (non per me, a me piace, ad altri meno, ad alcuni per nulla).
    Ma sai, l’anatomia è anatomia e orientamento sessuale a parte, c’é una cosa che deve entrare da qualche parte, e un’altra che fa entrare qualcos altro (compreso un infallibile mebro di gomma), IN PIU’, c’è anche il magico bottone del piacere (che personalmente non trascuro mai). Quindi nessun affronto, credimi. Solo che questa esaltazione della sessualità femminile che si vede in un certo modo vittima e “altra/alta” rispetto a quella maschile è poco simpatica, come il discorso opposto. Cordiali Saluti

  10. PetiteBubu says:

    Salve BizzarroBazar!
    Volevo solo farti sapere che ho trovato questa artista, anzi queste artiste, madre e figlia che collaborano per produrre dei disegni che hanno un che di magico. http://busymockingbird.com/2013/08/27/collaborating-with-a-4-year-old/
    Spero possa interessarti 🙂

  11. Andrea S. says:

    Solo ora mi rendo conto dell’omaggio al caro Schubert nel titolo dell’articolo.
    Der Tod und das Mädchen, un lied stupendo.

  12. elisa says:

    sera, ormai notte, oggi avevo bisogno di ispirazione per continuare un saggio ed eccomi quì dove si trovano sempre idee brillanti ed interessanti e sopratutto discussioni che ti fanno scoprire sempre cose nuove, un enorme grazie a chi scrive gli articoli ed un enorme grazie a chi commenta dandoci la possibilità di dialogo e di scoprire nuove realtà fantastiche.
    vi adoro un bacio elisa.
    ps il saggio è storico non centra nulla con la necrofilia, ma fate sempre tornare la voglia di scrivere…

  13. Deen says:

    Altri film che trattano l’argomento della morte in maniera così sottile oltre a Kissed? ne è già stato fatto un articolo? Grazie 🙂

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