Ogni tanto fa capolino sui giornali e in rete una curiosa storia: la prima bambola gonfiabile della storia sarebbe stata commissionata nientedimeno che da Adolf Hitler. Una volta messa a punto, avrebbe dovuto essere inclusa nella dotazione delle truppe di stanza all’estero, al fine di prevenire i contatti con le prostitute locali, il diffondersi di malattie veneree e l’inquinamento della razza ariana.
La storia è ricca di dettagli. Il progetto segreto, denomiato Borghild, faceva capo addirittura a Himmler, che avrebbe contattato nel 1941 un dottore danese, Olen Hannussen, per costruire la bambola. Anche le fattezze che doveva avere il simulacro erano precise: “di grandezza naturale, doveva somigliare a una bella donna di pelle bianca, capelli biondi, dolci occhi azzurri, alta 1,76, labbra e seni giganti, gambe, braccia e testa articolate e un ben disegnato ombelico”. L’attrice ungherese Kathe von Nagy fu proposta come modello per la bambola, ma rifiutò, così si optò per delle sembianze più neutre. Sfortunatamente, una bomba degli Alleati distrusse la fabbrica di Dresda dove si stava svolgendo la produzione, e il progetto Borghild venne abbandonato.
Questa vicenda, citata come unica voce storica dalla pagina italiana di Wikipedia sulle bambole sessuali, è apparsa su molti giornali internazionali e anche su alcuni nostri quotidiani (Repubblica e Corriere, ad esempio). Peccato che nessuno abbia pensato a controllare le fonti. [UPDATE: la pagina Wiki è stata aggiornata in seguito a questo nostro articolo.]
Innanzitutto, le bambole sessuali erano in uso già nel 1600: ovviamente non erano di gomma, né gonfiabili, ma venivano costruite a partire da cotone, stoffa o vestiti vecchi, cuciti assieme in una rudimentale forma femminile. Queste bambole di pezza a grandezza naturale venivano chiamate dames de voyage, “dame da viaggio”, dai marinai francesi e spagnoli che le utilizzavano durante i lunghi e solitari mesi sull’oceano; privati della compagnia del gentil sesso (generalmente la presenza di donne era proibita a bordo delle navi, perché considerata di cattivo auspicio), questi lupi di mare al momento giusto erano evidentemente capaci di molta fantasia. Nessuna dame de voyage originale è arrivata intatta fino a noi.
All’inizio del XX secolo, poi, era già cominciata in Francia la fabbricazione di manichini che riproducevano fedelmente gli organi sessuali in gomme e altri materiali. Veri e propri automi destinati alla fornicazione, pare che venissero commercializzati sottobanco a clienti facoltosi in due modelli – maschile e femminile – e che in alcuni casi includessero dei sistemi idraulici in grado di autolubrificare la vagina o, per la versione maschile, simulare l’eiaculazione.
Quindi, anche se fosse vera, la storia dei nazisti che “inventano” la bambola sessuale non costituirebbe certo un particolare primato storico, se non per l’idea di renderla pratica e trasportabile in uno zaino militare, gonfiabile prima dell’utilizzo. Ma davvero il Führer nel 1941, in piena preparazione offensiva contro la Russia, avrebbe dedicato tanti sforzi a questa bislacca priorità per le sue truppe?
Due giornalisti tedeschi, Rochus Wolff e Jens Baumeister, indipendentemente l’uno dall’altro hanno cercato di ricostruire da dove provenga la notizia. Sembra che l’articolo originario sia apparso sul Bild, giornale tedesco dai toni scandalistici, spesso poco attento all’accuratezza delle fonti. E l’articolo cita come unico riferimento il sito borghild.de, gestito da Norbert Lenz. Approfondendo la questione, Wolff e Baumeister hanno scoperto diversi punti oscuri: le foto presenti sul sito sono ricostruzioni di fantasia; i riferimenti ai documenti ufficiali, inaccurati o inventati di sana pianta. Del fantomatico dottore danese Olen Hannussen, nessuna traccia. All’archivio del Museo Tedesco d’Igiene (dove sempre secondo Lenz si troverebbero i documenti relativi al progetto Borghild) nessuno ha mai sentito parlare di questa storia.
Ma Wolff ha fatto un passo in più: ha chiamato le varie testate giornalistiche per cui Norbert Lenz dice di aver lavorato regolarmente come freelance (Stern, Max, Focus). Tutte le redazioni hanno smentito di aver mai lavorato con Lenz. Il suo nome non compare sugli elenchi telefonici, e l’unico libro pubblicato da qualcuno che si chiama Norbert Lenz è un libro di fotografie sulle pacifiche e simpatiche anatre che sguazzano nel Lago di Costanza.
L’intero sito borghild.de, quindi, fino a prova contraria è da considerarsi come un’elaborata farsa volta a creare una nuova leggenda metropolitana a cui, in maniera fin troppo prevedibile, hanno abboccato anche testate importanti.
Se siete interessati alla storia delle bambole sessuali, dagli albori fino alle moderne, iperrealistiche e ultratecnologiche Real Doll, vi consigliamo il testo The Sex Doll: A History (2010) di Anthony Ferguson, disponibile soltanto in lingua inglese, da cui abbiamo attinto le fonti sulle dames de voyages e gli antesignani delle bambole gonfiabili. La “bufala” di Borghild l’abbiamo invece scoperta per la prima volta su BoingBoing (e link correlati).
(Grazie, Danilo!)