The Alternative Limb Project

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Sophie de Oliveira Barata è un’artista diplomatasi alla London Arts University, e che in seguito si è specializzata in effetti speciali per il cinema e la TV. Ma negli otto anni successivi agli studi, ha trovato impiego nel settore delle protesi mediche; modellando dita, piedi, parti di mani o di braccia per chi li aveva perduti, piano piano nella sua mente ha cominciato a prendere forma un’idea. Perché non rendere quelle protesi realistiche qualcosa di più di un semplice “mascheramento” della disabilità?

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È così che Sophie si è messa in proprio, e ha fondato l’Alternative Limb Project. Il suo servizio è rivolto a tutte quelle persone che hanno subìto amputazioni, ma che invece di fingere la normalità vogliono trasformare la mancanza dell’arto in un’opportunità: quello che Sophie realizza, a partire dall’idea del cliente, è a tutti gli effetti un’opera d’arte unica.

Sophie prende inizialmente un calco dell’arto sano, oppure di un volontario nel caso che il cliente sia un amputato bilaterale. Con il cliente discute della direzione da prendere, i colori, le varie idee possibili; con il medico curante, Sophie lavora a stretto contatto per assicurarsi che la protesi sia confortevole e correttamente indossabile. Le decisioni sul design sono prese passo passo assieme al cliente, finché entrambe le parti non sono soddisfatte.

I risultati del lavoro di Sophie sono davvero straordinari. Si spazia dagli arti ultratecnologici d’alta moda, come quello creato per la cantante e performer Viktoria M. Moskalova (che confessa: “la prima volta che ho indossato un arto che era cosi ovviamente BIONICO, mi ha dato un senso totale di unicità, e di essere una mutante, nel migliore dei sensi“) a un’elegante e deliziosa gamba floreale, fino ad un braccio multiuso che sarebbe tornato utile a James Bond o all’Ispettore Gadget.

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Che si tratti di una gamba ispirata agli elaborati e fini ricami degli avori orientali, oppure di un modello anatomico con muscoli estraibili, o ancora di un braccio con tanto di serpenti avvinghiati in una morsa sensuale, queste protesi hanno in comune la volontà di reclamare la propria individualità senza cercare a tutti i costi di conformarsi alla “normalità”.
Per chi è costretto a subire l’operazione, la perdita di un arto ha un impatto incalcolabile sulla vita di ogni giorno, ma anche e soprattutto sulla sicurezza e la stima di sé: accettare il proprio corpo è difficile, e il sentimento di essere differenti spesso tutt’altro che piacevole. Sophie spera che il suo lavoro aiuti le persone a infrangere qualche barriera, e a modificare, nel proprio piccolo, il modo in cui si guarda alla disabilità.

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E, a leggere i pareri dei clienti soddisfatti, un arto “alternativo” come quelli creati da Sophie può davvero cambiare la vita e ricostruire la fiducia in se stessi. Come dice Kiera, la felice proprietaria della gamba floreale, “ho avuto un incredibile numero di risposte positive, da altri amputati e da persone senza disabilità. Vorrei solo avere più opportunità per indossarla. Devo andare a più feste!

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Ecco il sito ufficiale dell’Alternative Limb Project.

14 comments to The Alternative Limb Project

  1. AlmaCattleya says:

    Fantastici tutti questi lavori.
    Inoltre immagino che per queste persone essere guardate insistemente non sia più fonte di vergogna: quelle persone non stanno vedendo una protesi, ma una vera e propria opera d’arte un po’ come se fosse un tatuaggio.
    E a proposito di tatuaggio, ho visto tempo fa come hanno trasformato l’amputazione di un moncherino in un delfino oppure ha creato una protesi con dei lego
    http://www.nanopress.it/curiosita/foto/scherzi-da-amputati_3667.html

    • bizzarrobazar says:

      Sì, molte di quelle foto le avevo viste anch’io. E il video della protesi in Lego di Christina Stephens è diventato virale qualche tempo fa. Sono tutte cose che aiutano, con ironia, a mettere in una prospettiva più giocosa gli incidenti della vita. 🙂

  2. Nevestella says:

    Stupendi, dei gioielli!!!

  3. paolo says:

    …come se “normali” fosse sinoimo di meglio! Spero solo che questo intelligentissimo modo di differenziarsi sia alla portata di chiunque debba subire un amputazione, alla faccia di quelli che pur essendo “interi” sono un emblema vivente dello squallore…altrimenti è solo un ulteriore discriminazione nei confronti di chi ha già da fare i conti con i propri pezzi mancanti ed il resto degli “interi”

  4. Fuso(ux) says:

    Stupende protesi, se un giorno dovessi accidentalmente perdere un arto so già a chi rivolgermi : )

  5. …innamorarsi di una PROTESI- può succedermi solo su BIZZARRO BAZAR!! 😉

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