Un’intervista a Bizzarro Bazar

sdangher

Se c’è qualcosa di folle, assurdo o malato noi ne parliamo o ne abbiamo già parlato o di sicuro ne parleremo.

Così si presenta il sito Sdangher (pron.: Sdengher), fanzine online senza peli sulla lingua, dedicata alla weird music e all’heavy metal, con frequenti digressioni nei territori della cronaca nera, dei film porno, dei clisteri (!), dei b-movies e in generale da ogni tipo di notizia bizzarra dal mondo. Il tutto con tono scanzonato, divertito e divertente, che nasconde però una seria preparazione culturale.

Francesco Ceccamea, uno dei curatori di Sdangher, mi ha rivolto una lunga serie di domande particolarmente gustose, e l’intervista è stata pubblicata oggi. Abbiamo chiacchierato soprattutto di cosa significhi gestire un blog, ma anche di libri, arte, cinema, musica… e ovviamente del gusto del macabro e del meraviglioso. Ecco un estratto:

La tua passione per il bizzarro ti ha condotto materialmente in posti insoliti, quali ti hanno lasciato un’impressione maggiore?

L’Italia, quanto a luoghi insoliti, non si batte. La nostra penisola è una vera e propria wunderkammer traboccante di meraviglie poco conosciute. È ciò che mi propongo di documentare con la collana di libri. Prendi ad esempio Roma: ad ogni angolo c’è una chiesa, e basta infilarsi in una a caso per scoprire capolavori spesso macabri. Scene di martirio, reliquie, cadaveri di santi esposti nelle teche, cripte decorate con autentici teschi… questi tesori nascosti mi danno un senso di continuità […].

Più che i posti in sé, però, sono le esperienze che contano, e la mia passione mi ha portato a viverne di indimenticabili. Ho passato giorni e notti fra centinaia di mummie a Palermo. In un Museo di Anatomia Patologica, ho tenuto in mano la testa disseccata di un bambino, e imparato come far cambiare posizione a un feto deforme dentro un barattolo di formalina senza aprirlo. Sono salito in treno con una placenta nella borsa termica, dono di una cara amica che aveva appena partorito… Anche se forse l’esperienza più vera, essenziale e a suo modo sacra è stata assistere a un’autopsia.

Qui trovate l’intervista integrale.

8 comments to Un’intervista a Bizzarro Bazar

  1. Daimon says:

    Scusa, sapresti dirmi cosa dovrei fare nel caso volessi assistere ad un’autopsia?

    Molto bella l’intervista; peccato tu non abbia lasciato nemmeno un indizio sull’argomento del volume in presunta uscita a marzo.

  2. Wonder says:

    Ovviamente la placenta è finita in padella, giusto?
    Una cena col tuo amico Witkin?

    Scherzi a parte, che ci hai fatto?

    (L’hai scritto tu che non bisogna vergognarsi di questo genere di curiosità… :-))

    • bizzarrobazar says:

      No, niente padella. 🙂
      L’ho lavata per bene (un lavoraccio!), iniettata con una soluzione di formaldeide e messa sotto liquido. Avrei sempre voluto un contenitore di vetreria apposito, in cui poterla esporre distesa, magari illuminandola da dietro per far risaltare la vascolarizzazione… ma per un motivo o per l’altro la placenta resta ancora in un grande vaso nella sezione medica della mia wunderkammer, in attesa di una più consona valorizzazione.
      (Puoi vederla in questa foto)

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