He Took His Skin Off For Me (2014) è il saggio di diploma firmato dal giovane Ben Aston alla prestigiosa London Film School, realizzato anche tramite una campagna Kickstarter che ha coperto l’intero budget relativo agli effetti speciali (più di 9.000 sterline).
Il cortometraggio è una favola surreale e macabra incentrata su un rapporto sentimentale fondamentalmente in disequilibrio: il racconto del sacrificio, accettato per amore dal protagonista, procede con toni delicati nel mostrare come le piccole difficoltà domestiche divengano sempre più problematiche con il passare del tempo. Come il sangue imbratta via via ogni superficie della casa pulita, così ogni minima azione (eseguita o mancata) lascia tracce nei sentimenti dei personaggi, nella loro intimità, nella loro vita emotiva.
Il concept, semplice e diretto, si arricchisce quindi di molti livelli di lettura: vi si può scorgere una parabola sui rischi di mettersi completamente a nudo di fronte a una persona, quando quest’ultima non fa lo stesso con noi; una storia sui compromessi necessari per restare vicini; perfino la versione horror di una relazione morbosa e votata fin dall’inizio al fallimento. Come ha dichiarato il regista, “quando le persone mi dicono cosa pensano che significhi, spesso rivelano anche una parte di loro stessi. Il potere dell’allegoria è il suo essere sfaccettata. Ogni spettatore ha il suo punto di vista; simpatie e significati mostrano di andare quasi in ogni direzione“.
Ecco il sito ufficiale del cortometraggio, in cui potete trovare anche backstage e altri materiali.
Geniale!
Al di fuori della storia sublime, un plauso va alla regia che è spettacolare.
La cosa che mi ha colpito molto è l’estrema sensorialità presente all’interno. Voglio dire, che in molte scene è accentuata la percezione sensoriale dei due protagonisti (soprattutto di lei, visto che il suo punto di vista) es. quando sono a letto e lo tocca, non è un tocco morbido, ma bensì energico, che va “dritto al cervello”; oppure quei momenti in cui lei si guarda intorno, in cui puoi quasi “sentire” l’odore del sangue.
Sì, hai ragione, l’idea è di rendere il più concreta possibile la metafora. E funziona benissimo.
l’ho trovato fantastico ma non riesco a capire l’ultima parola, se è una parola e non un suono, è “whait”?
non dormirò fino a che non ne sarò sicura!
No, non è una parola. Sembra un respiro trattenuto nell’istante immediatamente precedente un forte dolore.
perfetto, questo cambia tutta la mia visione della cosa, grazie dell’aiuto.