Head Over Heels

Timothy Reckart is an animator and filmmaker, now in cinemas with his first feature film The Star. His short film Head Over Heels (2012), was developed as graduation work at London National Film and Television School: screened at Cannes Film Festival, it won over thirty international awards and was nominated as Best Animated Short at the 2013 Academy Awards.

At first glance, this stop-motion short film seems to follow a well-known pattern: it takes off from a surreal premise, then proceeds to explore all of its possible implications. But there’s more.
What really makes for an engaging experience is its stunning character development, which cleverly avoids the traps of mainstream romanticism. The elderly couple depicted in the movie is facing a daily routine made of mutual intolerance and little, rude acts of spite, at a time when any affection seems to be lost; with striking sensitivity, Reckart weaves a small parable on the glaciations every love story may inevitably go through.

Yet every crisis has two faces, being both destructive and fertile, and it can turn out to be a chance to start over.
In the director’s own words,

when two people are in love, it’s not this perfect machinery that you see in a Hollywood film, the moments don’t fall into place, you continuously have to make an effort and adjust […]. They’re different people and they constantly have to renew the effort to stay together. And actually it’s the differences and the difficulties that provide them opportunities to show love for each other.

4 comments to Head Over Heels

  1. gery says:

    Che dire? bellissimo!

  2. Alice says:

    In poco tempo e senza uso di parole, è catturato (e mostrato) perfettamente il ritratto di uno di quei momenti in cui inciampa la maggior parte delle coppie: penso che solo l’animazione permetta di comunicare in questo modo sintetico ed efficace (basti pensare all’espediente dei due mondi capovolti eppure vicinissimi, nella stessa casa), creando espedienti altrimenti impossibili da rappresentare (con minimo budget).
    Il dono geniale di far immedesimare la gente comune in una manciata di minuti, rappresentando molte cose con pochi simbolismi.

    Mi commuove sempre questo corto: sono sposata da 5 anni, non siamo certo anziani, ma di “piccole glaciazioni” (che termine azzeccato!) ce ne sono fin dal principio.
    Amore e intelligenza fanno funzionare tutto, nonostante le diversità e le più o meno piccole incomprensioni: grazie al tuo post questa sera ho mostrato il corto anche a mio marito che non l’aveva mai visto… lui di solito fa il duro, ma forse era anche più commosso di me. 🙂

    • bizzarrobazar says:

      Hai ragione, l’animazione sa raccontare in maniera più essenziale rispetto al cinema tradizionale, e si presta per sua stessa natura a essere simbolica. Dico “per sua natura” perché quando guardiamo un film in animazione, fin da subito esso ci richiede di mettere in moto i “muscoli” del simbolo. Mi chiedo se non siamo più abituati a riconoscere le metafore quando vengono da un disegno o da un pupazzo (che già di per sé sono segni, rimandano a qualcos’altro); ci dobbiamo dimenticare che i personaggi sono di plastilina, insomma, quindi magari siamo già più “predisposti” al valore allegorico. Anche il volto umano può farsi segno e metafora, ma ci vuole un lavoro più complesso e meno immediato per accorgersene.

      • Alice says:

        Secondo me il fumetto, l’animazione, il cartoon, il disegno, l’arte figurativa in genere, dai tempi remoti, hanno una capacità di sintesi impossibile da mettere in atto con il cinema o la fotografia (lo dico anche se da sempre amo svisceratamente i film non-d’animazione!): non so che ne dicano la psichiatria o la neurologia, ma potendo utilizzare la fantasia senza vincoli (dovuti a motivi pragmatici), tramite segni, simboli, arti figurative in genere, si può trasmettere ogni pensiero/ messaggio con potenza e al contempo concisione.
        La fantasia senza confini, ricordi cosa hai detto nella chiacchierata-intervista? : “La fantasia è, per esempio, l’onnipotenza di concepire..”. E’ vero! 🙂

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