Mostri e freaks di ogni sorta in comode pillole di celluloide
Diamo il benvenuto al nostro primo guest blogger, Daniele “Danno” Silipo, direttore e amministratore del sito Bizzarro Cinema (notate l’affinità elettiva?). Daniele curerà per Bizzarro Bazar una serie di “percorsi” nel cinema weird per farci scoprire i mostri più assurdi, gli esseri più strani e deformi del cinema mondiale.
AZIONE MUTANTE
di Alex de la Iglesia (tit. or. Acciòn Mutante, Spagna, 1992)
Un’organizzazione di terroristi handicappati (ci sono gemelli siamesi, gravi ustionati e mutilati) si batte – con metodi illeciti – per ottenere il riconoscimento politico e far valere i diritti degli esclusi e degli emarginati…
B-movie cosciente e smaliziato, bulimico nelle sue mille contaminazioni e, quindi, visivamente ricco, caratterizzato da un’ambientazione punk, decadente e variegata. Fantascienza fracassona e fumettoide ma anche commedia nera da criminali pasticcioni e, se vogliamo, profezia sull’alienante consumismo estetico del mondo che verrà. L’esordio di Alex de la Iglesia è un film massiccio, sempre in movimento e dalla forma indefinita: un’azione mutante. Non per tutti, per fortuna. (Daniele “Danno” Silipo)
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THE CALAMARI WRESTLER
di Minoru Kawasaki (tit. or. Ika resuraa, Giappone, 2004)
Sul ring, due lottatori di wrestling se le stanno dando di santa ragione. Flash di fotografi, telecronaca incalzante, pubblico in delirio. Il vincitore riceve la tanto ambita cintura, lasciandosi andare in un urlo liberatorio. Ma succede qualcosa: qualcuno è salito sul ring. Cazzarola, è un uomo calamaro, e sembra proprio intenzionato a combattere!
È in questa maniera che inizia il film Calamari Wrestler, dotato di uno dei soggetti cinematografici più scoppiati degli ultimi anni, reso ancora più folle dalla totale impassibilità di cui si circonda. Nessuno, nel film, sembra sconvolgersi più di tanto nel constatare l’esistenza di un mollusco antropomorfo in tenuta da lottatore. Neppure il regista/sceneggiatore Minoru Kawasaki: pochi cenni (neanche troppo chiari) per far capire le origini del lottatore tentacolato e un gustosissimo mascherone – in perfetto stile mostrone giapponese, di quelli che si vede “la plastica” anche a chilometri di distanza – per renderlo ancora più (in)credibile. (Daniele “Danno” Silipo)
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SLOK
di John Landis (tit. or. Schlock, Usa, 1973)
Slok è uno scimmione mangia-banane rimasto inattivo per milioni di anni. Ora, più sveglio e affamato che mai, si appresta a seminare panico e terrore nella provincia americana…
Molto prima di Animal House e The Blues Brothers, John Landis, a soli ventuno anni, scrive, dirige (e interpreta) Slok, mendicando qualche spiccio a familiari e amici e dimostrando subito la sua capacità in termini di stile, ironia e ingegno. Giocando più che agevolmente coi cliché del genere horror, parodiando classiconi come King Kong e 2001 Odissea nello spazio, il giovane regista ci regala un b-movie coloratissimo e sconclusionato, demenziale e politicamente scorrettissimo: come si fa a restare impassibili di fronte alle mirabolanti capocciate di Mindy – giovane ragazza cieca – che va sbattendo a destra e a manca in ogni angolo della casa? Una telecamera, quattro amici, pochissimi soldi e tante buone idee ma, soprattutto, John Landis dietro la macchina da presa: se è vero che tutti possono fare un film, è altrettanto vero che non è da tutti fare un film così! (Alessandra Sciamanna)
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