Links, curiosities & mixed wonders – 8

Here we are for a new edition of LC&MW, the perfect column to dawdle and amaze yourself at the beach!
(It is also perfect for me to relax a bit while writing the new book for the BB Collection.) (Speaking of which, until Septembre 15 you can get 20% discount if you buy all 4 books in one bundle — just insert the coupon BUNDLE4 at check out. Comes with a free Bizzarro Bazar Shopper.) (Oh, I almost forgot, the above chameleon is a hand, painted by great Guido Daniele, whose job is to… well, paint hands.)
Alright, let’s begin!

  • In Mexico City, at the Templo Mayor, archeologists finally found one of the legendary Aztech “towers of skulls” that once terrorized the Spanish conquistadores. These racks (called tzompantli) were used to exhibit the remains of warriors who valliantly died in battle, or enemies and war prisoners: they were descibed in many codices and travel diearies. The newly-discovered “tower” could well be the famed Huey Tzompantli, the biggest of them all, an impressing rack that could hold up to 60.000 heads, according to calculations (just imagine the nightmarish view).
    On this new site 650 skulls have been found, but the number is bound to increase as the excavation proceeds. But there’s a mystery: the experts expected to find the remains, as we’ve said, of oung warriors. Until now, they have encountered an unexplicable high rate of women and children — something that left everyone a bit confused. Maybe we have yet to fully understand the true function of the tzompantli?
  • One more archeological mystery: in Peru, some 200km away from the more famous Nazca lines, there is this sort of candelabra carved into the mountain rock. The geoglyph is 181 meters high, can be seen from the water, and nobody knows exactly what it is.

  • During the night on August 21, 1986, in a valley in the north-west province of Cameroon, more than 1700 people and 3500 cattle animals suddenly died in their sleep. What happened?
    Nearby lake Nyos, which the locals believed was haunted by spirits, was responsible for the disaster.
    On the bottom of lake Nyos, active volcanic magma naturally forms a layer of water with a very high CO2 concentration. Recent rainfalls had facilitated the so-called “lake overturn” (or limnic eruption): the lower layer had abruptly shifted to the surface, freeing an immense, invisible carbon dioxide cloud, as big as 80 million cubic meters, which in a few minutes suffocated almost all living beings in the valley. [Discovered via Oddly Historical]

If you find yourself nearby, don’t be afraid to breathe. Today siphons bring water from the bottom to the surface of the lake, so as to free the CO2 gradually and constantly.

  • Ok — what the heck is a swimsuit ad (by Italian firm Tezenis) doing on Bizzarro Bazar?
    Look again. That neck, folks.
    Photoshopping going wrong? Maybe, but I like to think that this pretty girl is actually the successor of great Martin Joe Laurello, star of the freakshow with Ringlin Bros, Ripley’s Believe It Or Not, Barnum & Bailey and other travelling shows.
    Here you can see him in action, together with fellow performer Bendyman.

  • The latest issue of Godfrey’s Almanack (an installation by the creator of the wonderful Thinker’s Garden) is devoted to the sea, to ancient navigation, to sea monsters. And it is delightful.
  • Say what you wish about Catherine The Great, but she surely had a certain taste for furniture.
  • Meanwhile in Kenya there’s a lawyer who (for the second time!) is trying to sue Israel and us Italians for killing Jesus Christ. That should teach us a lesson. You can murder, plunder and destroy undisturbed for centuries, but never mess with somebody who has connections at the top.
    P.S. An advise for Greek friends: you may be next, start hiding all traces of hemlock.
  • On this website (click on the first picture) you can take a 360° tour through the crytpt of Saint Casimir, Krakow, among open caskets and exposed mummies.

  • The above pic shows one of the casts of Pompeii victims, and it has recently gone viral after a user speculated ironically that the man might have died in the midst of an act of onanism. You can figure out the rest: users making trivial jokes, others deploring the lack of respect for the dead… Now, now, children.
  • If you’re on vacation in Souht East Asia, and you’re thinking about purchasing a bottle of snake wine… well, think again. The practice is quite cruel to begin with, and secondly, there have been reports of snakes waking up after spending months in alcohol, and sending whoever opened the bottle to the hospital or to the grave.

  • From July 21 to 24 I will be at the University of Winchester for the conference organised by Death & The Maiden, a beautiful blog exploring the relationship between women and death, to which I had the pleasure of contributing once or twice. The event looks awesome: panels aside, there will be seminars and workshops (from shroud embroidery to Victorian hairwork techniques), guided tours to local cemeteries, concerts, art performances and film screenings.
    I am bringing my talk Saints, Mothers & Aphrodites, which I hope I will be able to take on tour throughout Italy in autumn.

That’s all for now, see you next time!

Maschere mortuarie

Le maschere mortuarie sono una delle tradizioni più antiche del mondo, diffusa praticamente ovunque dall’Europa all’Asia all’Africa. Così come assieme al cadavere venivano spesso lasciati viveri, armi o altri oggetti che potessero servire al morto nel suo viaggio verso l’aldilà, spesso coprire il volto con una maschera garantiva al suo spirito maggiore forza e protezione. Nelle tradizioni africane queste maschere erano minacciose e terribili, per spaventare ed allontanare i dèmoni dall’anima del defunto. Nell’antico bacino del Mediterraneo, invece, la maschera veniva forgiata stilizzando le reali fattezze del morto: ricorderete certamente le più famose maschere funerarie, quella di Tutankhamen e quella attribuita tradizionalmente ad Agamennone (qui sopra).

Ma già dal basso Impero Romano, e poi nel Medio Evo, le maschere non si seppellivano più assieme al corpo, si conservavano come ricordi; inoltre si cercò di riprodurre in maniera sempre più fedele il volto del defunto. Si ricorse allora all’uso di calchi in cera o in gesso, applicati sulla faccia poco dopo la morte del soggetto da ritrarre: da questo negativo venivano poi prodotte le maschere funerarie vere e proprie. Si trattava di un processo che pochi si potevano permettere e dunque riservato a un’élite composta da nobili e sovrani – ma anche a personalità di spicco dell’arte, della letteratura o della filosofia. È grazie a questi calchi che oggi conosciamo con esattezza il volto di molti grandi del passato: Dante, Leopardi, Voltaire, Robespierre, Pascal, Newton e innumerevoli altri ancora.

La differenza con un ritratto dipinto o una scultura dal vivo è evidente: nelle maschere mortuarie non è possibile l’idealizzazione, lo scultore riproduce senza imbellettare, e ogni minimo difetto nel volto rimane impresso così come ogni grazia. Non soltanto, alcune maschere mostrano volti con fattezze già cadaveriche, occhi infossati, guance molli e cadenti, mascelle allentate. Con la sensibilità odierna ci si può domandare se sia davvero il caso di ricordare il defunto in questo stato – dubbio non soltanto moderno, visto che Eugène Delacroix aveva dato disposizioni affinché “dopo la sua morte dei suoi lineamenti non fosse conservata memoria”.

Eppure, se pensiamo che la fotografia post-mortem prenderà il posto delle maschere dalla fine del 1800, forse queste estreme, ultime immagini hanno un valore e un significato simbolico necessario. Possibile che ci raccontino qualcosa della persona a cui apparteneva quel volto? Il volto di un cadavere ci interroga sempre, pare nascondere un ambiguo segreto; quando poi si tratta del viso di un grande uomo, l’emozione è ancora più forte. Ci ricorda che la morte arriva per tutti, certo, ma segna anche la fine di una vita straordinaria, magari di un’epoca come nel caso della maschera mortuaria di Napoleone. E, soprattutto, riporta nomi celebri a una concretezza e una fisicità terrena che nessun dipinto, statua o addirittura fotografia potrà mai avere: si fanno segni della loro realtà storica, ci ricordano che questi uomini leggendari sono davvero passati di qui, hanno avuto un corpo come noi, e sono stati capaci di cambiare il mondo.

Se volete approfondire, questa pagina raccoglie molte delle principali maschere mortuarie con splendide foto; è anche consigliata una visita al Virtual Museum of Death Mask, più incentrato sulla tradizione russa, e che permette di confrontare le foto o i ritratti “in vita” e le maschere mortuarie di alcuni personaggi celebri.

La sconosciuta della Senna

Parliamo oggi di una delle più romantiche ed enigmatiche figure di inizio ‘900: l’inconnue de la Seine.

La leggenda vuole che a Parigi, a fine ‘800, il corpo di una donna venisse ripescato dalla Senna – avvenimento non straordinario per l’epoca. Portata all’obitorio, un operatore funebre restò affascinato dalla sua bellezza, ma sopratutto rimase impressionato dal sorriso della ragazza: un sorriso che restituiva una tale idea di pace e serenità da ricordare quello della Gioconda. La giovane suicida doveva aver trovato, nel suo ultimo gesto, quella felicità che le era stata negata in vita.

Così l’impiegato della morgue eseguì una maschera mortuaria della bella sconosciuta, cioè un calco in gesso del suo viso. Dopodiché il corpo fu esposto nella vetrina dell’obitorio, com’era uso fare a quei tempi, affinché qualcuno dei passanti potesse identificarlo (vista con occhi contemporanei, una simile usanza può sembrare strana ma la morte, allora, non era ancora il tabù occultato e nascosto che è al giorno d’oggi).

Nessuno riconobbe la salma, che trovò una sepoltura comune e anonima.

Da quando la leggenda si diffuse, la “sconosciuta della Senna” divenne in breve tempo un clamoroso caso che stimolava la fascinazione macabra della Parigi bohémienne dei primi del ‘900. Cominciarono a circolare molte copie della maschera mortuaria, che andarono a ruba. Una seconda serie di calchi venne addirittura fatta a partire da una fotografia di quello originale, e queste “copie di copie” riproducevano dei dettagli compleamente irrealistici – ma tant’è, anche questa seconda ondata fu esaurita nel giro di pochi mesi. Pareva che tutti gli intellettuali e gli artisti fossero innamorati di questo viso enigmatico, e mille dissertazioni furono fatte sul suo sorriso e su quello che poteva rivelare della vita, della posizione sociale o della morte della povera ragazza. Le maschere mortuarie dell’inconnue addobbavano case e salotti esclusivi: secondo quanto riportato da alcune testimonianze, la ragazza divenne addirittura un ideale erotico, tanto da ispirare l’acconciatura dei capelli di un’intera generazione femminile, e da suggerire ad attrici del teatro e del cinema il look vincente.

La sconosciuta della Senna apparve in poemi, romanzi, pièce teatrali, novelle – ma non stiamo parlando di libriccini scandalistici. Per farvi capire la statura degli autori che ne scrissero, basta un veloce elenco di nomi: Rilke, Nabokov, Camus, Aragon, più recentemente Palahniuk

Ma chi era veramente la sconosciuta della Senna? Mille teorie sono state avanzate, tra cui quella che vuole che la giovane donna non fosse morta suicida, ma vittima di un omicidio. Il dottor Harry Battley è convinto di aver trovato in un negozio di anticaglie una fotografia della sconosciuta ancora in vita. Secondo le sue “ricerche” si tratterebbe di un’artista ungherese di music-hall, invischiata in un torbido adulterio di cui avrebbe pagato le conseguenze… insomma, vi risparmiamo i dettagli: la fotografia è interessante, ma la teoria che ci sta dietro è quantomeno bislacca.

La verità è probabilmente molto lontana dalla leggenda, e sicuramente molto meno romantica. Chiunque abbia un minimo di familiarità con le scienze forensi avrà già capito che il volto dell’inconnue ha davvero poche possibilità di essere il volto di un’annegata. Georges Villa, illustratore, dice di avrer saputo dal suo maestro Jules Lefebvre che il modello era in realtà una giovane donna morta di tubercolosi nel 1875.

Che il pesante calco utilizzato per le maschere mortuarie potesse poi immortalare un lieve e delicato sorriso come quello della sconosciuta, è altrettanto improbabile. Il sorriso potrebbe, in effetti, essere stato scolpito a posteriori sul negativo del calco. Secondo Claire Forestier, che lavora nella ditta di modelli in gesso che probabilmente all’epoca prese il calco, la sconosciuta non era affatto morta, ma era una viva e vegeta modella di 16 anni.

Non sapremo mai con certezza l’identità della sconosciuta che appassionò e fece innamorare mezza Europa. Ma la sua macabra storia finisce con un inaspettato, surreale happy ending.

Nel 1958, in America, venne costruito il primo manichino di addestramento per il pronto soccorso, chiamato Rescue Annie (o Resusci Annie). Indovinate un po’? I suoi inventori decisero di regalargli il volto della sconosciuta della Senna. Utilizzato nell’addestramento al massaggio cardiaco e alla respirazione bocca a bocca, il volto della sconosciuta (oltre ad aver contribuito a salvare molte vite) divenne così “il più baciato del mondo”.

Un sito (in inglese) che esplora in modo molto approfondito la leggenda, le teorie di omicidio ma soprattutto l’eredità lasciata da questa figura nella letteratura, nell’arte e nella musica del ‘900 è The Legend Of The Inconnue.

r. Harry Battley