Lenore, la piccola e carina bambina morta

Articolo a cura della nostra guestblogger Veronica Pagnani

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Lenore è una piccola e tenera bambina morta di polmonite, all’età di 10 anni, all’inizio del XX secolo.

Lenore, non si sa bene come, è anche riuscita a tornare nel mondo dei vivi dopo un giretto all’inferno.

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Lenore ora vive felicemente in una villa (ovviamente bellissima e tetra, giusto per restare in tema), nella città di Nevermore, coi suoi amici. Anche loro per la maggior parte morti.

Ragamuffin, ad esempio, è un vampiro trasformato in pupazzo da una strega cattiva, che passa le sue giornate perdendo bottoni e filo; Mr. Gosh invece, è il corteggiatore romantico e dal volto decomposto (che copre decorosamente con una busta di carta), e che Lenore regolarmente percuote ed offende.

LENORE VOL II I

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In realtà Lenore non è nient’altro che un fumetto, scritto da Roman Dirge, e pubblicato nel 1992 per la prima volta nella rivista americana indipendente Xenophobe. Il successo dei primi piccoli sketch è stato tale da portare, in seguito, anche alla creazione di cortometraggi animati per la Sony’s ScreenBlast.

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Ma come è riuscito Lenore, fumetto goth tra i tanti, a rimanere così impresso nei cuori di innumerevoli appassionati? Sicuramente la crudeltà mai gratuita, il velo d’ingenuità di cui si copre ogni assassinio della nostra eroina che, non dimentichiamoci, alla fine rimane pur sempre una bambina curiosa come tante altre.

O quasi.

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Incubi in flash

Articolo a cura della nostra guestblogger Marialuisa

Per gli appassionati della mente umana, per gli esploratori di angosce e incubi, non può mancare una visita al sito ufficiale di David Firth,dove si si trova la raccolta dei suoi cartoni animati in flash.

David Firth nasce il 23 gennaio del 1983, è un artista poliedrico che ha diffuso i propri lavori in ambito video, musicale e creativo principalmente tramite web.

Il più famoso dei suoi lavori è la mini serie in flash Salad fingers, e tratta delle avventure di un personaggio umanoide che si caratterizza per le dita lunghissime e frastagliate simili ad insalata appunto ma dalla sensibilità insolitamente sviluppata.

Salad fingers è ossessionato dal tatto: tocca infatti oggetti di diversa natura (i suoi preferiti sono cucchiai arrugginiti, animali morti e una sorta di strano bruco) e sembra ricavarne sensazioni psichedeliche, cadendo in profondi stati di estasi che lo debilitano e lo sconvolgono; il ferirsi, poi, provoca l’apice di queste sensazioni, stordendolo fino allo svenimento. Il personaggio si esprime in monologhi parlati in un inglese britannico e dall’accento marcato, spesso condendoli con frasi in francese. È patetico, flebile e triste e le sue avventure sono per lo più rappresentazioni angoscianti, incentrate su elementi quali il sangue, la sporcizia, la violenza, i sanitari, gli umori corporali. Tutti dettagli urtanti per la sensibilità dello spettatore, in un clima di costante sospensione e un continuo stato di ansia senza la benché minima evoluzione.

Il personaggio ha diverse personalità, tutte in forte contrasto tra loro; le principali sono però due: la prima è violenta, sanguinaria e crudele, rappresentazione di puro odio verso se stessi ma soprattutto verso gli altri, senza scrupoli e senza rimorsi; l’altra è l’esatto opposto, una compensazione di mitezza, sottomissione a se stessi e alla realtà, una personalità così chiusa nelle proprie debolezze da vivere in un mondo totalmente inventato fatto di altri personaggi che sono solo suoi alter ego, un inferno pregno di sensi di colpa in cui egli si ritrova fragile e dipendente dagli affetti, seppure non reali.

Salad fingers è probabilmente il personaggio più noto perché tocca quei lati segreti e talvolta profondamente rifiutati che si celano in ogni essere umano, oscuri e rinnegati, come la crudeltà e il sadismo ma anche la fragilità emotiva, l’autolesionismo, la debolezza sentimentale e la dipendenza che si ha verso altre persone che ci rende vulnerabili e alla mercé della volontà altrui.

Eccovi un episodio di Salad fingers in cui il nostro eroe invita alcuni amici per una cenetta a base di pesce:

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Se reggete Salad fingers, i passi successivi sono senz’altro Spoilsbury Toast Boy e Milkman.

I temi dominanti nelle opere di Firth sono i disturbi della mente, l’autolesionismo, il cannibalismo, la decomposizione del corpo, la crudeltà dell’animo, la depressione, la solitudine e tutte le conseguenze che comporta l’alienazione; nel suo mondo, le turbe della mente si auto-generano e si moltiplicano come batteri, fino a corrompere l’essenza stessa della lucidità.

I mini-cartoni di David Firth sono un vero e proprio teatro della crudeltà che mette a dura prova la nostra sensibilità, soprattutto perché vengono sempre presentati in uno stadio di abbozzo, e alla fine non è nemmeno la morte ciò che ci lascia nauseati di fronte alle sue animazioni. È l’angoscia, l’ansia, la paura di quello che succederà, l’attesa che acuisce le sensazioni profonde di disagio e il desiderio di scappare da ciò che stiamo vedendo. I disegni, seppur abbozzati, rappresentano un incubo deformato e irrisolto: a dispetto del look trasandato, tutto è in realtà confezionato con estrema cura, i colori spenti, le prospettive, le musiche, tutto è sospeso e perturbante – tutto ci urla che è qualcosa che non vorremmo vedere eppure restiamo incollati, come nei sogni peggiori, in cui manca il controllo per riuscire a fuggire o svegliarsi.

Le passioni, che riscontriamo espresse in maniera neutra, terrorizzano perché sono quasi intoccabili pur nella loro estrema violenza, i linguaggi sono vari, spesso le lingue sono diverse, i suoni sono dilatati e isolati. La capacità primaria di Firth è quella di riuscire a ricreare l’essenza degli incubi, un faticoso agglomerato di elementi che trova una sua via per unirsi e realizzarsi nel modo più estremo e incisivo.

Happy Tree Friends

Con 12 anni e più di 160 episodi alle spalle, gli Happy Tree Friends sono ormai uno show classico, benché tuttora controverso, che ha segnato la storia di Internet e della televisione. Nati nel 1999 dalla fantasia di Kenn Navarro e Rhode Montijo, inizialmente erano stati pensati come dei piccoli corti realizzati in Flash, esclusivamente per la rete. I due animatori lavoravano per Mondo Mini Shows, ed erano entusiasti di avere ottenuto la loro prima serie; nessuno però si sarebbe aspettato il successo clamoroso che gli “amici dell’albero felice” avrebbero ottenuto.

L’idea era semplice: creare un mondo da libro animato per bambini, coloratissimo e pieno di allegri e teneri animaletti antropomorfi, sempre entusiasti e felici. E poi massacrarli tutti nei modi più violenti, fantasiosi ed efferati. Ma tranquilli, bambini… li ritroveremo nella puntata successiva sani ed integri, pronti a farsi macellare in una nuova sanguinosa circostanza.

Questo concept, politicamente scorretto ed esilarante, sarebbe rimasto soltanto una piccola burla se Navarro non avesse avuto un’immaginazione sfrenata e particolarmente weird: a distanza di tanti anni, le soluzioni visive adottate per far fuori l’uno dopo l’altro i simpatici personaggi sono ancora sorprendenti e spesso imprevedibili. Poco dopo il loro debutto sulla rete, nel 2000, fu chiaro che in brevissimo tempo questa serie si stava trasformando in un fenomeno di culto.

Ogni episodio raggiunse in poco tempo i 15 milioni di visualizzazioni, e ben presto la Happy Tree Friends mania raggiunse il suo apice. La serie venne acquistata dalle televisioni, cominciò a guadagnarsi premi nei festival specializzati, venne infine distribuita in cofanetti DVD. Tra i 22 personaggi di Happy Tree Friends, quelli ricorrenti (chiamiamoli le “star” principali) sono ormai diffusi anche come gadget di ogni tipo nei negozi di fumetti. L’affetto dei fan non accenna a diminuire nel tempo, tanto che uno degli amministratori della Mondo Media arriva a paragonare lo show ai grandi classici: “Penso che i bambini guarderanno gli Happy Tree Friends fra 20 o 30 anni nello stesso modo in cui guardano Tom & Jerry oggi”.

Ecco, appunto, i bambini. La serie evidentemente è pensata per un pubblico adulto, ma molti bambini hanno finito per diventare degli appassionati fruitori di questo show. La controversia in America si è scatenata quando alcuni preoccupati genitori hanno scoperto che i colorati cartoni animati che i figlioletti stavano guardando terminavano invariabilmente con una carneficina. In Canada si è rischiata la censura, nonostante lo show presenti la violenza in maniera comica ed eccessiva. Ma per una serie iconoclasta come gli Happy Tree Friends, ovviamente, ogni scandalo fa buon gioco.

Eccovi alcuni classici episodi, fra i più celebri.

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Hyungkoo Lee

Hyungkoo Lee è uno scultore Sudcoreano che ha creato un collezione davvero particolare. L’artista ha immaginato quali potrebbero essere le strutture scheletriche dei più popolari eroi dei cartoni animati. Modellando in resina, con fili d’acciaio, barrette di alluminio e altri materiali, e dipingendo ad olio la scultura, Lee cerca di rendere piuttosto realistici i suoi soggetti, quasi fossero degli antichi ritrovamenti di qualche paleontologo. Un paleontologo pop, potremmo dire.

Dopo l’iniziale risata che suscitano le sue sculture, è interessante come le opere facciano anche riflettere. Wile E. Coyote che insegue Road Runner è istantaneamente riconoscibile, così come Paperino, Tom & Jerry o Bugs Bunny. Anche se ridotti all’osso, questi personaggi irreali sono entrati talmente a fondo nella nostra mitologia moderna, da esserci più familiari di animali realmente esistenti. Li abbiamo antropomorfizzati e, in definitiva, li sentiamo vicini a noi. Li conosciamo bene, sono gente di famiglia. Ed ecco qui i loro scheletri, esposti in un museo.

Cosa significa? Forse che anche nel mondo moderno le mitologie sono destinate ad estinguersi? O che ad estinguersi è stata la nostra infanzia, e la nostra ingenuità così bene rappresentata da questi personaggi?

Secondo l’autore, si tratta semplicemente di analizzare e scomporre. Se i cartoni animati ci rappresentano così bene, decostruendo il loro aspetto si arriva a capire qualcosa anche di noi stessi. Abbiamo, cioè, creato i personaggi animati perché dessero corpo alle nostre gioie e ai nostri dolori, alle tribolazioni e alle vittorie: sono anche simbolo di un mondo ideale, in cui la realtà si può piegare a piacimento, in cui dolore e sofferenza sono momenti comici, e finire sotto una schiacciasassi ha per unico effetto quello di ridurci a sottilette ambulanti. “Spogliare” questi personaggi della loro illusoria carne per arrivare all’ossatura vera e propria è il senso di queste sculture. Gli scheletri, così essenziali, sarebbero un’espressione dei nostri desideri, delle nostre paure. L’essenza, cioè, della nostra caricatura.

Il sito ufficiale di Hyungkoo Lee.

Scoperto via Michael Sporn Animation.