Links, curiosities & mixed wonders – 9

Let’s start with some quick updates.

Just three days left till the end of the Bizzarro Bazar Contest. I received so many fantastic entries, which you will discover next week when the winners are announced. So if you’re among the procrastinators, hurry up and don’t forget to review the guidelines: this blog has to be explicitly mentioned/portrayed within your work.

On October 1st I will be at Teatro Bonci in Cesena for the CICAP Fest 2017 [CICAP is a skeptical educational organization.]
As this year’s edition will focus on fake news, hoaxes and post-truth, I was asked to bring along some wonders from my wunderkammer — particularly a bunch of objects that lie between truth and lies, between reality and imagination. And, just to be a bit of a rebel, I will talk about creative hoaxes and fruitful conspiracies.

As we are mentioning my collection, I wanted to share my enthusiasm for one of the last arrivals: this extraordinary work of art.

I hear you say “Well, what’s so special about it?“. Oh, you really don’t understand modern art, do you?
This picture, dated 2008, was painted by the famous artist Jomo.

Here’s Jomo:

Here’s Jomo as a bronze statuette, acquired along with the painting.

Exactly, you guessed it: from now on I will be able to pull  the good old Pierre Brassau prank on my house guests.
I was also glad the auction proceeds for the gorilla painting went to the Toronto Zoo personnel, who daily look after these wonderful primates. By the way, the Toronto Zoo is an active member of the North American Gorilla Species Survival Plan and also works in Africa to save endangered gorillas (who I was surprised to find are facing extinction because of our cellphones).

And now let’s start with our usual selection of goodies:

She’d given me rendez-vous in a graveyard / At midnight – and I went: / Wind was howling, dark was the sky / The crosses stood white before the churchyard; / And to this pale young girl I asked: / – Why did you give me rendez-vous in a graveyard? / – I am dead, she answered, and you do not know: / Would you lay down beside me in this grave? / Many years ago I loved you, alive, / For many a year the merciless tomb sealed me off… / Cold is the ground, my beloved youth! / I am dead, she answered, and you do not know.

  • This is a poem by Igino Ugo Tarchetti, one of the leading figures in the Scapigliatura, the most bizarre, gothic and “maudit” of all Italian literary movements. (My new upcoming book for the Bizzarro Bazar Collection will also deal, although marginally, with the Scapigliati.)

  • And let’s move onto shrikes, these adorable little birds of the order of the Passeriformes.
    Adorable, yet carnivore: their family name, Laniidae, comes from the Latin word for “butcher” and as a matter of fact, being so small, they need to resort to a rather cruel ploy. After attacking a prey (insects but also small vertebrates), a shrike proceeds to impale it on thorns, small branches, brambles or barbed wire, in order to immobilize it and then comfortably tear it to pieces, little by little, while often still alive — making Vlad Tepes look like a newbie.

  • Talking about animals, whales (like many other mammals) mourn their dead. Here’s a National Geographic article on cetacean grief.
  • Let’s change the subject and talk a bit about sex toys. Sexpert Ayzad compiled the definitive list of erotic novelties you should definitely NOT buy: these ultra-kitsch, completely demented and even disturbing accessories are so many that he had to break them into three articles, one, two and three. Buckle up for a descent into the most schizoid and abnormal part of sexual consumerism (obviously some pics are NSFW).
  • Up next, culture fetishists: people who describe themselves as “sapiosexuals”, sexually attracted by intelligence and erudition, are every nerd’s dream, every introverted bookworm’s mirage.
    But, as this article suggests, choosing an intelligent partner is not really such a new idea: it has been a part of evolution strategies for millions of years. Therefore those who label themselves as sapiosexual on social networks just seem pretentious and eventually end up looking stupid. Thus chasing away anyone with even a modicum of intelligence. Ah, the irony.

  • Meanwhile The LondoNerD, the Italian blog on London’s secrets, has discovered a small, eccentric museum dedicated to Sir Richard Francis Burton, the adventurer whose life would be enough to fill a dozen Indiana Jones movies. [Sorry, the post is in Italian only]

Someone fixed giraffes, at last.

Speciale: Mariano Tomatis

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Ama l’appellativo di wonder injector, istillatore di meraviglia o “tecnico dello stupore”. Quello che comincia come un rapido giro sul suo sito o sul suo blog si trasforma inevitabilmente in un viaggio di diverse ore, in preda ad una vertigine crescente. È difficile raccontare o definire Mariano Tomatis, ed è bello che lo sia.

Mariano si occupa di illusionismo, magia, matematica, criminologia e tecnologia. Ma, qualsiasi campo stia affrontando, lo fa inevitabilmente da un punto di vista inaspettato. Il suo lavoro è tutto proteso a un nuovo modo di relazionarsi con la meraviglia, a farla irrompere nel nostro quotidiano superando i modi triti e ritriti di quei misteri che in queste pagine abbiamo spesso definito “da supermarket”, preconfezionati, tipici di tanti libri o trasmissioni televisive.

Mariano Tomatis è il tipo di persona che, leggendo uno strano trattato esoterico seicentesco contenente alcune tavole crittografate secondo un sistema complicatissimo, si domanda: che tipo di computer avranno usato per codificarlo, all’epoca? E lo costruisce.

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È anche il tipo di persona che, vedendo l’ennesimo numero di magia in cui una bella ragazza viene tagliata a metà, sa scorgerne le implicazioni sessiste e non esita a raccontarci come un numero simile sia nato sorprendentemente proprio da problematiche politiche legati agli albori dei diritti della donna (in questo breve documentario).

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O, ancora, esaminando uno dei quadri più celebri della storia dell’arte ci racconta le infinite risme di ipotesi, sempre più fantascientifiche, che il dipinto ha originato… per poi gelarci con un’interpretazione molto più semplice e illuminante.

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=6jvE_hcbxrM]

La performance che ha scritto assieme a Ferdinando Buscema ha aperto Ingenuity, una sontuosa celebrazione dell’intelligenza, della curiosità e della meraviglia che ha coinvolto scienziati, artisti, scrittori, designer, musicisti e maghi provenienti da tutto il mondo, organizzata da BoingBoing, uno dei siti di informazione geek e cyberpunk più letti al mondo. Potete vedere la performance qui.

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Oltre ad aver scritto libri sul mentalismo, sui numeri e sull’illusionismo, Mariano ci regala continuamente nuovi stimoli, riportando storie curiose e poco note che affronta con scrupolo, determinato com’è a “illuminare le meraviglie sul confine tra Scienza e Mistero”.

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In esclusiva per Bizzarro Bazar, ecco la nostra intervista a Mariano Tomatis.

Qual è la tua formazione?

Ho una laurea in Informatica e mi occupo di illusionismo da quindici anni.

Come hai incominciato ad appassionarti di illusionismo, misteri e scienza?

Recentemente ho ritrovato un tema scritto quando facevo le elementari, in cui mi ripromettevo – quando fossi stato “grande” – di fare luce sui principali misteri: dal mostro di Lochness al triangolo delle Bermude, fino alla perduta città di Atlantide. Ho incontrato l’illusionismo ammirando il mago Silvan e formandomi sulle sue scatole magiche. Vivendo a Torino, ho avuto la fortuna di scoprire e frequentare il Circolo Amici della Magia, dove l’arte magica è particolarmente valorizzata. Da qualche anno, insieme a Ferdinando Buscema, stiamo definendo il concetto di “magic experience design” – un approccio all’illusionismo che trascende il contesto teatrale e interviene sulla realtà, facendo succedere eventi magici nel quotidiano.

Il tuo approccio ai cosiddetti “misteri” (quello di Rennes-le-Château viene in mente per primo) è del tutto originale – ironico, scettico, e allo stesso tempo entusiasta: come concili queste tendenze? Si può dire che tu stia sfruttando il fascino di questi enigmi per parlarci in realtà di qualcos’altro?

Conciliare una consapevolezza razionale e un’immersione ingenua nei misteri potrebbe sembrare il tentativo di avere la botte piena e la moglie ubriaca, eppure si tratta di un equilibrio su cui molti autori hanno scritto pagine brillanti. Michael Saler lo chiama “incanto disincantato”. Joshua Landy parla di “sistemi di credenze consapevoli della propria illusorietà”. Orhan Pamuk confessa di scrivere romanzi la cui funzione principale è quella di coltivare tale capacità nel lettore. Il padre della prestigiazione moderna, Robert-Houdin, costruiva i suoi spettacoli in modo da premiare un atteggiamento di distaccata credulità. Con Sherlock Holmes, Conan Doyle ha creato un personaggio talmente verosimile che oggi i suoi fan continuano a visitare la sua casa in Baker Street a Londra, del tutto consapevoli di partecipare a un gioco. Coltivare nel lettore moderno questo atteggiamento è una scelta estetica a cui aderisco pienamente.
Nel dichiarare i suoi intenti, il Cicap afferma di usare il fascino dei misteri per spiegare la Scienza. Nel mio caso, spiegare la Scienza è solo un effetto collaterale: il mio intento è quello di contribuire al re-incantamento del mondo, e credo che il miglior modo di farlo sia l’educazione all’incanto disincantato.

In diversi tuoi lavori si avverte una particolare vertigine, che è quella di non poter esattamente sapere a che punto finiscono i fatti, e quando incomincia il “trucco”. Anche qui ho la sensazione che mischiare realtà e finzione sia, certamente, un gioco divertente; ma al tempo stesso, vista la sistematicità con cui lo utilizzi, che vi sia dietro un progetto più preciso.

Credo di averti risposto sopra. Per citare un altro dei miei autori più amati, Lovecraft mescolò in modi raffinati realtà e finzione, producendo potenti sensazioni di straniamento attraverso i suoi racconti. Nel suo Weird Realism: Lovecraft and Philosophy Graham Harman ne esplora le tecniche narrative con una notevole ampiezza di analisi. Leggendo Harman, oggi mi chiedo come Lovecraft avrebbe sfruttato Twitter, Facebook e YouTube per produrre le stesse sensazioni disturbanti. Accostare personaggi di epoche lontane alle moderne tecnologie offre straordinari spunti creativi. Se c’è un progetto dietro la sistematicità con cui lavoro su questi confini, esso riguarda la possibilità di portare alla luce modi per meravigliare sempre nuovi, più profondi e al passo coi tempi. E magari di ispirare un Lovecraft 2.0!

Lovecraft-Facebook
Il mentalismo è intrigante soprattutto in quanto smaschera le trappole del nostro pensiero. Si può dire che vi sia un utilizzo “sano” del mistero e della meraviglia, e un altro invece “pericoloso”?

Michael Saler identifica nell’ironia l’elemento che è alla base della meraviglia “sana”. Inganno (e autoinganno) diventano pericolosi dove non c’è consapevolezza ironica, ma aperta volontà di approfittare di un altro individuo. Dovremmo sempre tenere in mente le parole di Joseph Pulitzer: «Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sé non è forse sufficiente, ma è l’unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri».

Hai parlato di educazione alla complessità: come sta cambiando, o come deve secondo te cambiare, la magia nell’era tecnologica, non soltanto a livello di nuovi strumenti ma anche di portata etica?

La mentalità postmoderna deve contaminare l’illusionismo molto più di quanto abbia fatto finora. È ora che i prestigiatori si interroghino seriamente sul ruolo che possono avere le loro storie nel mondo contemporaneo. Terence McKenna diceva che «il vero segreto della magia è che il mondo è fatto di parole, e che se tu conosci le parole di cui il mondo è fatto puoi farne quello che vuoi». Anche se sembra una considerazione esoterica, è un’immagine precisa del potere che hanno le storie nel plasmare la realtà. Concordo con Wu Ming 4 quando scrive che “le narrazioni ci appartengono almeno quanto noi apparteniamo a esse. Noi interagiamo con le narrazioni allo stesso modo in cui interagiamo con il mondo che ci circonda, consapevoli che per cambiarlo abbiamo innanzi tutto bisogno di raccontarlo diversamente”. Credo che l’illusionismo, come la letteratura militante, possa avere una dimensione marziale – e che tale forza sia ampiamente da esplorare. Il mio documentario Donne a metà (2013) va in quella direzione. Penn&Teller sono la coppia di illusionisti più all’avanguardia su questo versante.

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Da specialista dell’incanto per il tuo pubblico, c’è qualcosa oggi che riesce ad incantare te?

Continuamente. Aderisco totalmente alla metafora che David Pescovitz usò per rispondere alla domanda della rivista Edge “Che cosa ti rende ottimista?” L’editor del blog BoingBoing scrisse di essere ottimista perché il mondo è una gigantesca Wunderkammer, pronta a stupirci a ogni angolo.
Un blog come il tuo ha il grande valore di dimostrarlo quotidianamente.

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Ecco il sito ufficiale di Mariano Tomatis.