Fra gli oggetti più curiosi custoditi nelle wunderkammer antiche e moderne, figurano senz’altro le sfere cinesi. Queste palle, spesso chiamate “rompicapo” (puzzle balls), sono in realtà dei puri esercizi di virtuosismo scultoreo e artistico.
Questi oggetti sono costituiti da diverse sfere identiche e concentriche, contenute l’una nell’altra; ma la particolarità che lascia a bocca aperta è che le sfere sono tutte scolpite a partire dallo stesso pezzo d’avorio. La procedura è minuziosa e incredibile: ricavata dall’osso la palla più esterna, lo scultore pratica i primi fori, quelli che saranno comuni a tutte le sfere. Poi con degli scalpelli ricurvi comincia all’interno di questi buchi a scavare in senso orizzontale, separando a poco a poco uno strato dal successivo, e formando così una serie di palle concentriche.
Una volta separate le sfere, ognuna viene decorata in modo differente, sempre operando attraverso gli angusti fori praticati all’inizio. Nell’oggetto finale, le palle concentriche sono perfettamente libere di muoversi, e il “rompicapo” starebbe nel riuscire a riallinearle secondo la posizione originaria utilizzata per scolpirle, utilizzando la punta di una penna d’oca (o un più moderno stuzzicadenti) per non rischiare di rovinarle.
Se le sfere antiche venivano ricavate dall’avorio di elefante o di mammuth, i cui scheletri erano piuttosto comuni in alcune parti della Cina, oggi vengono spesso prodotte in avorio sintetico (polvere d’osso e resina) e in molti altri materiali come giada, resina o legno. Anche in epoca recente, comunque, il lavoro artigiano di scultura è imprescindibile e perfino quelle ricavate da stampi vengono intagliate e rifinite a mano.
Meraviglie fragili e prive di un vero e proprio scopo che non sia suscitare stupore, le sfere cinesi sono talvolta davvero impressionanti: le più grandi, di livello museale e di grosse dimensioni, possono contenere più di 20 sfere interne.