La baby-sitter zombi

Il mondo degli insetti, così fantasioso e variopinto, si rivela ad un’occhiata più attenta spesso crudele e sconcertante: dotati di armi terrificanti, gli insetti sono costantemente impegnati in una sanguinosa lotta che non conosce distrazioni o riposo.

Alcuni tipi di vespe hanno sviluppato delle tecniche di riproduzione parassitaria che si basano sulla modifica del comportamento dell’ospite – in quello che potrebbe apparire come un vero e proprio “controllo della mente”. La vespa Hymenoepimecis argyraphaga inietta le sue uova all’interno del ragno Plesiometa argyra. Le larve, una volta schiuse, avranno intorno a sé tutto il nutrimento che necessitano, e si faranno strada all’interno dell’addome del ragno fino ad uscirne. Ma questo non è tutto. La sostanza tossica iniettata dalla vespa assieme alle uova, alterando il sistema nervoso, “costringe” il ragno morente a creare una ragnatela con una conformazione del tutto diversa da quelle che realizza normalmente: la nuova, particolare configurazione è adatta affinché le larve, una volta venute alla luce, possano creare i loro bozzoli in tutta sicurezza. Nella foto sottostante, la ragnatela normale e quella “modificata” ad uso e consumo delle vespe.

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Ma la vespa Dinocampus coccinellae, che assomiglia un po’ a una formica volante, si spinge ancora più in là. Come suggerisce la sua nomenclatura tassonomica, il bersaglio preferito di questa vespa è la coccinella: quando è pronta a deporre le uova, ne cerca una che sia adulta, e femmina. L’uovo della vespa viene impiantato nell’addome della coccinella, e dopo una settimana le larve si schiudono.

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Dotate di grosse tenaglie mandibolari, come prima cosa queste larve divorano le uova della coccinella; in seguito cominciano a mangiarne la carne dall’interno, facendo però attenzione a non ledere organi vitali. Dopo essersi nutrite degli strati lipidici della coccinella per 18-27 giorni, le larve sono finalmente pronte ad uscire dal corpo che le contiene: paralizzano quindi la coccinella, e cominciano a farsi strada mangiando attraverso l’addome, fino ad uscirne. Ma i tormenti della coccinella non sono ancora finiti, perché la sua presenza è ancora utile alle larve.

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Le larve creano il bozzolo proprio sotto alla coccinella, assicurandolo  bene alle sue zampe. L’insetto, paralizzato, non può far altro che rimanere immobile sopra il bozzolo, in preda ad occasionali tremori. Dopo un’altra settimana, le vespe sono sviluppate ed escono dal loro rifugio. Ma qual è il motivo di questa complessa strategia parassitaria?

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Alcuni entomologi, in uno studio del 2011 coordinato dall’Università di Montreal, hanno scoperto che i colori sgargianti e gli spasmi della coccinella tengono le larve al riparo dai predatori.
In laboratorio, più di 4.000 sfortunate coccinelle sono state portate a contatto con le vespe, in modo che venissero loro impiantate le uova. Una volta formati i bozzoli, i ricercatori hanno fatto entrare in scena i predatori: i Crisopidi, ghiotti di larve.

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Il risultato è stato evidente: il 65% dei bozzoli protetti dalle coccinelle sopravvive, rispetto allo 0-5% di quelli lasciati da soli e immediatamente attaccati dai predatori.
Lo studio ha anche dimostrato che non è escluso un sorprendente lieto fine per queste involontarie “balie-zombi”. Nonostante infatti le coccinelle vittime di questo trattamento spesso muoiano di stenti (a causa della paralisi che impedisce loro di nutrirsi), incredibilmente il 25% sopravvive alla terribile esperienza: le larve delle vespe non hanno infatti intaccato alcuna parte biologicamente fondamentale dell’insetto ospite.

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Progetto MKULTRA

Gli Americani saranno anche dei paranoici cospirazionisti, sempre pronti a vedere intrighi e misteriosi “progetti” dei servizi segreti ovunque; ma bisogna ammettere che questa loro paura non nasce dal nulla. Di cospirazioni e di strane operazioni occulte ne hanno viste e vissute parecchie.

Anni ’50, inizio della Guerra Fredda. Stati Uniti e Russia cominciano a cercare freneticamente nuove armi per essere sempre un passo più avanti del loro avversario. E, in aggiunta alle ricerche batteriologiche e al perfezionamento delle armi atomiche, la CIA decide che ci sono i presupposti per iniziare un’operazione un po’ differente, sperimentale, e soprattutto illegale.

Sotto il nome in codice MKULTRA, il nuovo programma di ricerca segreto si propone di studiare e scoprire dei metodi per controllare la mente delle persone. Vi ricordate il nostro articolo su José Delgado? Ecco, la CIA vuole fare un ulteriore passo innanzi. D’altronde, pochi anni prima, aveva utilizzato l’Operazione Paperclip per reclutare i “migliori” scienziati e criminali di guerra nazisti, comprando le conoscenze acquisite durante gli esperimenti umani nei campi di sterminio, in cambio dell’immunità dai processi. Alcuni di questi scienziati avevano studiato tecniche di lavaggio del cervello, interrogatorio e tortura.

L’intento della CIA è quello di capire se esiste la possibilità di indurre, ad esempio, una persona all’assassinio programmato; se c’è un metodo scientifico per attuare il lavaggio del cervello o estorcere informazioni durante un interrogatorio; se si può alterare la percezione degli eventi nei testimoni, e via dicendo. Va da sé che per raggiungere questi risultati occorrono cavie umane. Così, se molti dei soggetti studiati dal progetto MKULTRA sono consenzienti, i ricercatori comprendono subito che per ottenere delle analisi precise e delle prove inconfutabili serviranno anche soggetti ignari… cavie che non sappiano di star prendendo parte all’esperimento. Anche in questo risiede l’illegalità dell’operazione, coperta quindi dal massimo segreto. E, sempre in massimo segreto, vengono investiti milioni e milioni di dollari in un progetto che a posteriori si può tranquillamente definire aberrante e criminale.

La maggior parte degli esperimenti relativi a MKULTRA hanno a che fare con le droghe. Si ricercano sostanze che alterino la mente in tutti i modi possibili: dalle sostanze più innocue che favoriscano la concentrazione, o che si dimostrino efficaci come rimedio per il dopo-sbronza… fino ai metodi chimici per creare confusione, depressione, paranoia e shock prolungati in un soggetto, per inibire le menzogne, per creare uno stato di ipnosi, per indurre lo svenimento istantaneo o la paralisi degli arti. Insomma, droghe “positive” che possono potenziare le truppe americane; e droghe “negative”, destinate a controllare e alterare la forza mentale del prigioniero o del nemico.

Gli esperimenti di MKULTRA meglio conosciuti sono quelli legati alla sperimentazione dell’LSD. Sintetizzata per la prima volta nel 1938 da Albert Hoffman, la dietilamide-25 dell’acido lisergico (LSD) era ancora sconosciuta al grande pubblico.  Gli agenti di MKULTRA decisero di comprendere i suoi effetti su una serie di cavie ignare, e nella famigerata Operazione Midnight Climax misero a punto questo sistema: dopo aver installato dei finti specchi in alcuni bordelli di San Francisco, con la complicità delle prostitute facevano in modo che al cliente venisse servito un drink in cui era stata disciolta una potente dose di acido. La “sessione” veniva quindi filmata da dietro lo specchio.

A poco a poco gli effetti della droga si manifestavano, e i clienti cominciavano ad essere preda di violente e incontrollabili allucinazioni; come si sa, l’LSD è fra le sostanze psicoattive sintetiche più potenti, con effetti che ad alti dosaggi possono spingersi ben oltre le 12 ore. I poveri clienti, arrivati con la modesta speranza di una seratina piccante, si ritrovavano di colpo scaraventati nel baratro della follia, in quella che aveva tutta l’aria di essere una crisi psicotica. Non capivano, non potevano capire perché di colpo vedessero le dimensioni della stanza alterarsi, il tempo distorcersi e la carta da parati pulsare come fosse viva. Si convincevano di essere impazziti di colpo, e il terrore si impadroniva di loro. Una volta esauriti gli effetti della droga, gli agenti si palesavano e intimavano alla vittima, ancora sotto shock, di non rivelare nulla di quanto era successo. Se avessero raccontato la loro storia, si sarebbe anche saputo che frequentavano il bordello… Alcuni dei soggetti non si ripresero più, e finirono ospedalizzati, e molti ritengono che diversi suicidi siano imputabili a questi esperimenti senza scrupoli.

Oltre alla somministrazione di droghe, il progetto sondò anche le diverse possibilità offerte dalla deprivazione sensoriale, dall’ipnosi, dalla privazione del sonno e dagli abusi verbali e fisici. Che tipo di osservazioni scientifiche si potevano trarre da simili esperimenti? Che valore aveva questa ricerca? Quando la CIA ammise pubblicamente, fra il 1975 e il 1977, l’esistenza del progetto MKULTRA e offrì le sue scuse, confessò anche che tutte queste ricerche non avevano portato ad alcun risultato concreto.  Gli agenti a capo degli esperimenti, si scoprì, non avevano nemmeno le qualifiche necessarie per essere degli osservatori scientificamente attendibili. Quindi la massiccia operazione, dal costo stimato di più di 10 milioni di dollari, e che aveva coinvolto numerose multinazionali farmaceutiche e distrutto la vita a molti civili divenuti cavie, non era servita a nulla.

Nonostante la declassificazione di molti documenti, iniziata nel 1977, e le ammissioni della CIA, c’è chi è pronto a giurare che la “confessione” sia un ulteriore depistaggio, e che il progetto MKULTRA non sia mai stato chiuso: continuerebbe ancora, sotto diverso nome, per mettere a punto metodi sempre più perfezionati di controllo della mente.

Ma la cosa forse più curiosa è un effetto boomerang che la CIA non poteva prevedere, e che cambiò la storia. Come ricordato, non tutti i soggetti degli esperimenti di MKULTRA erano vittime ignare. Fra i volontari che si sottoposero ad alcuni test con l’LSD in California, c’era anche un giovane studente della Stanford University. Questo ragazzo, sconvolto dal potenziale della droga, decise che avrebbe cercato di promuovere l’LSD anche al di fuori di MKULTRA. Lo studente era Ken Kesey, autore di Qualcuno volò sul nido del cuculo, che di lì a poco avrebbe fondato i Merry Pranksters e girato gli Stati Uniti portando follia e buonumore su un furgoncino multicolore, dispensando dosi gratuite di LSD a chiunque volesse provare. Grazie a Kesey cominciò la rivoluzione degli anni ’60, la pacifica ribellione hippie, e la cosiddetta psichedelia che cambiò volto alla società, alla musica, alla politica e alla cultura.

Da un terribile progetto segreto militare per il controllo della mente, quindi, nacque paradossalmente un movimento che in pochi anni conquistò il mondo; milioni di ragazzi cominciarono a predicare la liberazione della mente, l’espansione e l’allargamento della coscienza, l’uguaglianza dei diritti, il sesso libero, la convivenza pacifica e l’affrancamento da qualsiasi organizzazione militare o politica. Non esattamente quello che i vertici della CIA, con tutte le loro sofisticate conoscenze, avevano sperato di ottenere.

Panopticon

Se siete in vacanza tra Lazio e Campania, potreste fare una visita alle isole ponziane. L’arcipelago è notevole per la sua origine vulcanica, ed offre attrattive naturalistiche uniche. Tra queste isole spicca Santo Stefano, dove ancora oggi si può visitare un’antica struttura architettonica dalle intriganti implicazioni filosofiche .

Sull’isola venne infatti costruito nel 1795 dai Borboni un carcere del tutto particolare, oggi dismesso. Fra i prigionieri più celebri dell’isola ricordiamo Sandro Pertini, detenuto a Santo Stefano in quanto antifascista alla fine degli anni ’20, ben prima di divenire Presidente della Repubblica nel 1978.

Il carcere di Santo Stefano ha una struttura peculiare, che ci porta indietro nel tempo fino al 1791, quando il filosofo Jeremy Bentham ideò la prigione ideale, denominata Panopticon. Un’utopia carceraria, divenuta nel tempo sinonimo di incubo del controllo.

L’idea rivoluzionaria era questa: un numero imprecisato di prigionieri, e un unico guardiano. I galeotti non dovevano essere in grado di stabilire quando erano osservati, e il carceriere doveva avere la possibilità di spiare tutti allo stesso modo, e nello stesso istante. Così, la prigione doveva avere una torretta centrale, e le celle dovevano essere disposte a raggiera intorno alla torre, portando alla percezione da parte dei detenuti di un’invisibile onniscienza da parte del guardiano; quest’impressione li avrebbe condotti ad osservare sempre la disciplina come se fossero sotto continua osservazione. Dopo anni di questo trattamento, secondo Bentham, la mente dei prigionieri avrebbe “assorbito” il giusto comportamento, alterando indelebilmente il loro carattere, e “curandoli” per sempre. Anche una volta fuori dal carcere, la disciplina sarebbe rimasta per loro l’unico comportamento possibile. Lo stesso filosofo descrisse il panottico come “un nuovo modo per ottenere potere mentale sulla mente, in maniera e quantità mai vista prima”.

Le celle venivano disposte a cerchio, con due finestre per ognuna: l’una rivolta verso l’esterno, per prendere luce, l’altra verso l’interno, verso la torretta o “colonna” nella quale si sarebbe collocato il custode. I carcerati, sapendo di poter esser osservati tutti insieme in un solo momento dal custode, grazie alla particolare disposizione della prigione, avrebbero assunto comportamenti disciplinati e mantenuto l’ordine in modo quasi automatico; inoltre la forma carceraria del panopticon prevedeva che ad ogni singolo detenuto fosse assegnato un lavoro – si avviava così il processo di passaggio tra una formula carceraria contenutiva ad una formula produttiva.

Bastò poco tempo, e questo concetto venne ripreso dalle arti, dalla musica e dalla letteratura fino a diventare il simbolo di una vera e propria visione della società – che osserva e giudica, invisibile e onnipresente, ogni comportamento, per soppesare l’operato di ognuno di noi. Come un Grande Fratello di stampo orwelliano, il panottico esisterebbe nella nostra stessa vita quotidiana. Michel Foucault prenderà l’architettura del Panopticon come modello e figura del potere nella società contemporanea.

Oggigiorno diverse prigioni si ispirano in un modo o nell’altro all’idea del panottico, proposta anche per la costruzione di ospedali. Un esempio italiano è il Padiglione Conolly a Siena presso l’ex ospedale psichiatrico S. Niccolò. A Birmingham, in Inghilterra, esiste l’Ashley Building che è stato costruito seguendo le linee di questo progetto. Il Presidio Modelo a Cuba, dove fu detenuto Fidel Castro, è ispirato allo stesso design.

Jeremy Bentham, l’inventore del panopticon, la struttura in cui “tutto si può vedere” (pan-optikon), è ironicamente ancora oggi sotto lo sguardo di tutti… imbalsamato in una teca dell’University College di Londra.