S. Musitelli – M. Bossi – R. Allegri
STORIA DEI COSTUMI SESSUALI IN OCCIDENTE
(1999, Rusconi)
Quando Enkidu, l’animalesco “uomo primordiale” inviato dagli Dei, terrorizza le campagne con la sua bestiale presenza, contro di lui Gilgamesh non invia un esercito o degli assassini, bensì una prostituta. Arrivata nel luogo dove si trova Enkidu, la donna si spoglia e si offre alle sue voglie; Enkidu la possiede, e da quel momento le belve scappano da lui, le gazzelle si allontanano timorose – egli è divenuto umano, grazie alla prostituta che lo ha “civilizzato” tramite l’atto sessuale. È con questa orgogliosa rivendicazione del sesso come cultura prima ancora che natura che comincia l’affascinante storia della sessualità occidentale. Una storia piena di sorprese, a partire dall’antichità classica, greca e romana, molto differenti l’una dall’altra per abitudini e fissazioni erotiche, per poi continuare con l’età cristiana e la nascita della “repressione” della sessualità nel duplice Medioevo, fatto di amor cortese e cinture di castità, di peccati danteschi e delizie boccaccesche; passando poi per i libertini francesi, il Rinascimento che vede in ogni corte i “cornuti indiavolati e i cornuti gentili”, ed arrivando infine alla liberazione sessuale degli anni ’70, il femminismo e l’orgoglio gay. Una storia della sessualità che è soprattutto storia dei costumi e della nostra stessa civiltà, perché perfino nel privato dell’alcova il modo in cui facciamo l’amore rispecchia i valori e gli ideali del nostro tempo.
Laura Monferdini
IL CANNIBALISMO
(2000, Xenia Edizioni)
Il tabù per eccellenza, eppure diffuso in tutto il mondo in diversi tempi e modalità, è senza dubbio la pratica di cibarsi della carne di un proprio simile. Questo atto, rivestito di significati magici, rituali e addirittura giuridici (quando ad esempio veniva imposto come pena), si disvela in tutta la sua complessità simbolica attraverso le pagine del libro di Laura Monferdini: di grande interesse, perché distanti dalla nostra sensibilità, sono ovviamente quelle società in cui l’antropofagia veniva accettata e praticata regolarmente. Privato dello status di tabù perché iscritto in un sistema culturale ed etnografico ben preciso, il cannibalismo può divenire di volta in volta un atto iniziatico, di rafforzamento della virtù, oppure legato alle festività per il raccolto, oppure ancora vero e proprio rito in onore del defunto, come nel caso della consumazione delle ceneri paterne (patrofagia). Dalle cerimonie di casta azteche agli indios Tupinamba, si arriva infine al cannibalismo profano e “impazzito” dei serial killer contemporanei, ma anche in questi permane un elemento di ritualità, seppure deviata e perversa. Perché in fondo mangiare la carne di un uomo è sempre atto magico, volto ad interiorizzare le qualità del defunto. E se credete che oggi il cannibalismo sia esclusivamente un delitto e non abbia più il valore simbolico di un tempo, ripensate a quello che fanno (metaforicamente) migliaia di persone durante la comunione cristiana.