Musica a cranio aperto

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Mentre cammina lungo il corridoio dell’ospedale, una lontana melodia raggiunge l’orecchio di un infermiere. Da dove proviene?
Un violinista sta suonando il suo strumento, ma non si tratta di un paziente in un letto di corsia che ammazza la noia con un concertino improvvisato: in realtà, il musicista è bloccato su una poltroncina operatoria, la testa richiusa in una specie di morsa che ricorda vagamente una versione steampunk della Cura Ludovico di Arancia Meccanica… e mentre il suo archetto si muove sinuoso avanti e indietro carezzando le corde, e liberando le note, alcuni chirurghi stanno infilando dei lunghi spilloni di metallo attraverso un buco nel suo cranio, fino nel profondo del suo cervello esposto.

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Il violinista si chiama Roger Frisch, ed ha alle spalle quarant’anni di carriera come musicista da camera, pedagogo e suonatore d’orchestra. Il 1992 vide il suo debutto come solista al Carnegie Hall, e da allora egli è stato spesso primo violino.

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Ma nel 2009 Frisch scoprì di non riuscire più a muovere correttamente l’archetto: la sua mano destra era affetta da un leggero tremolio. Per qualsiasi altra persona l’entità del tremore sarebbe stata trascurabile, ma per Frisch si trattava di un problema che metteva a repentaglio la sua intera professione.

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=T3QQOQAILZw]

La procedura chirurgica a cui Roger Frisch ha deciso di sottoporsi è la Stimolazione Cerebrale Profonda (SCP). Il cranio viene trapanato, degli elettrodi sono impiantati nel subtalamo e collegati poi con un pacemaker che verrà posizionato sottocute a livello della clavicola oppure nell’addome.

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Utilizzata come sostegno esclusivamente sintomatologico (la malattia rimane, ma i suoi effetti vengono alleviati) per tremori essenziali, distonia, Parkinson, e molte altre patologie motorie, la SCP è una terapia integrativa a quella farmaceutica, e si basa sulla stimolazione elettrica delle zone danneggiate del cervello. Sulla rete si possono trovare dei video che elogiano gli effetti all’apparenza “miracolosi” di questa tecnica, come ad esempio quello qui sotto.

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Questi filmati, per quanto impressionanti, vanno comunque presi con le pinze: nonostante la Stimolazione Cerebrale Profonda sia praticata ormai da vent’anni con effetti spesso benefici, i medici non hanno ancora compreso con precisione come essa agisca sul tessuto nervoso stimolato. La procedura è lunga e difficoltosa per il paziente, che deve rimanere sveglio durante l’intera operazione e sottoporsi a continui test affinché i neurochirurghi possano “aggiustare il tiro” e posizionare gli elettrodi nel punto esatto in cui saranno davvero efficaci. Inoltre gli effetti collaterali che possono insorgere sono i più imprevedibili e vari, molto spesso perfino complicati da diagnosticare: alcuni pazienti, ad esempio, mostrano una decisa modificazione della personalità (che però potrebbe anche essere conseguenza della ritrovata libertà); altri un’ipersessualità che in alcuni casi incrina perfino le dinamiche coniugali, oppure alterazioni del linguaggio, o ancora allucinazioni ed inedite tendenze suicide. Insomma, il rapporto benefici/effetti collaterali a lungo termine può variare, e deve essere discusso a fondo anche con i congiunti del paziente. Nel caso di Frisch, oltre alle verifiche “classiche” a cui vengono sottoposti i pazienti durante l’operazione (disegnare spirali, ripetere scioglilingua, svolgere semplici compiti con le mani), è essenziale che lui suoni il suo violino. Soltanto così medici e paziente si possono rendere conto di quale esatta posizione dell’elettrodo riduca effettivamente il tremore.

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Ma Frisch non è il solo, né il più noto personaggio ad aver suonato in sala operatoria in queste strane condizioni.

Chi ha seguito la celebre serie televisiva True Detective, prodotta da HBO, si ricorderà certamente il personaggio del carcerato Charlie Lang, e magari ha già visto l’attore in questione, Brad Carter, in alcune puntate di CSI, Bones, The Mentalist, Justified o Dexter.

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Oltre a condurre una fortunata carriera d’attore, Brad Carter è però anche un musicista country. Da diversi anni ormai soffre di tremore essenziale, una patologia degenerativa che potrebbe tramutarsi in breve tempo in una forma di Parkinson. Brad ha subìto ben due interventi di Stimolazione Cerebrale Profonda, che descrive come “la cosa peggiore che abbia mai provato in vita mia“. L’operazione principale, della durata di sette ore, prevedeva che Brad ne passasse sei rimanendo sveglio: “il talamo controlla anche il linguaggio e c’erano momenti in cui ho completamente perduto la mia capacità di parlare. È stata la cosa più surreale di cui io abbia mai fatto esperienza“.

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Essendo il cinquecentesimo paziente a subire l’intervento all’UCLA, l’ospedale ha chiesto a Brad di poter filmare l’operazione; la performance eseguita sulla sua chitarra artigianale è stata postata live su Twitter e nel giro di poco tempo è diventata virale, venendo vista da 30 milioni di persone soltanto il primo giorno e facendo velocemente il giro del pianeta. Ne hanno parlato i telegiornali di tutto il mondo, da Hong Kong all’Australia all’Iran.

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Grazie a questa inaspettata pubblicità, Brad Carter ha potuto finanziare su Kickstarter quello che sarà, presumibilmente, il suo primo e unico album professionale. Se la SCP ha infatti rallentato il tremore alla mano destra, le sue condizioni si stanno inesorabilmente aggravando, e la registrazione di questo lavoro è stata una vera e propria lotta contro il tempo. Oggi il disco, intitolato semplicemente Carter, è in prevendita sul sito ufficiale dell’artista. Una piccola rivincita sulla malattia che gli sta portando via la cosa per lui più preziosa: “Sono un chitarrista dal 1988, la musica è il mio primo amore. Faccio l’attore per vivere, ma ho sempre la musica a cui ritornare, è una parte della mia anima. […] D’un tratto guardi tutte le tue abilità, e ciò che sei veramente, svanire di fronte ai tuoi occhi. È dura,  quando lo vedi succedere. E non puoi farci nulla. [… ] Quello che mi è stato offerto è la speranza, che prima non avevo.

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[youtube https://www.youtube.com/watch?v=wejrPcnhmA8]

(Grazie, Ipnosarcoma!)

Controllo della mente

Uno degli scienziati più controversi, divenuto col passare degli anni un “mostro” assoluto ma sempre più nebuloso nella mitologia del XX secolo, è José Delgado.

Spagnolo di origine, classe 1915, si trasferì in America accettando la cattedra di fisiologia alla prestigiosa università di Yale nel 1946. Era particolarmente interessato agli studi di neurofisiologia, allora agli albori, e in dettaglio la sua ricerca consisteva nell’esplorare le reazioni del cervello stimolato da impulsi elettrici. Mise a punto lo stimoceiver, un microchip radiocomandato che poteva stimolare le onde cerebrali monitorandole al tempo stesso mediante elettroencefalogramma. Questo permetteva libertà di movimento al soggetto dell’esperimento, e il controllo a distanza da parte degli sperimentatori.

Impiantò gli stimoceiver nei cervelli di gatti, scimpanzè, scimmie, gibboni, tori e anche esseri umani. Stimolando la corteccia motoria, era in grado di controllare i movimenti degli animali indipendentemente dalla volontà di questi ultimi. Poteva far loro alzare una gamba, muovere la testa, senza che i soggetti potessero opporvisi. Nell’esperimento a suo dire più importante, impiantò nel cervello di un gibbone dominante e aggressivo un microchip collegato ad una leva: ogni volta che la leva veniva azionata, lo stimolo elettrico induceva nel gibbone un’immediata quiete. Pose la leva all’interno della gabbia, e alle femmine di scimmia occorse poco tempo prima di scoprire che tirare la leva inibiva gli attacchi del “bullo” in questione. Così le femmine impararono a tirare la leva ogniqualvolta il comportamento del gibbone aggressivo diveniva minaccioso.

In quella che fu la sua più spettacolare dimostrazione, Delgado si improvvisò torero. Sceso pubblicamente nell’arena di un allevamento di tori a Cordoba, José sfidò un toro a cui era stato impiantato lo stimoceiver. Quando il toro lo caricò, all’ultimo istante, come un abile prestigiatore della mente, Delgado premette il pulsante del suo radiocomando, e il toro interruppe la corsa, allontanandosi confuso. Un altro suo esperimento riguardava i “fusi neuromuscolari” (sequenze di onde cerebrali con una specifica frequenza): ogni volta che il cervello della scimmia Paddy ne produceva uno, il chip stimolava la materia grigia della scimmia con una “sensazione di avversione”. Nel giro di poche ore, i fusi erano notevolmente diminuiti.

La ricerca sugli umani non andò altrettanto bene. Un soggetto chiudeva il pugno in modo involontario, confessando al dottore che “la sua elettricità è più forte della mia volontà”. Un altro, la cui testa si girava a destra e a sinistra in modo incontrollato, non riusciva invece ad abbandonare l’idea del libero arbitrio, e affermava “Lo sto facendo volontariamente. Sto solo cercando le mie pantofole”. Ma in generale Delgado notò che le risposte erano talmente soggettive che non potevano essere ritenute rilevanti. Così, nonostante le pressioni (molti pazienti con problemi mentali chiedevano insistentemente di essere “curati” con il microchip), Delgado finì per sperimentare la sua invenzione su una percentuale bassissima di volontari.

Questo non gli impedì di preconizzare una società futura “psicocivilizzata”, in cui ogni istinto sovversivo o criminale potesse essere inibito con la semplice pressione di un bottone. Stupri? Istinti aggressivi e violenti? Sarebbero tutti spariti grazie al microchip. Le tendenze reazionarie della sua visione del mondo non tardarono a catalizzare su di lui l’indignazione e la condanna pubblica. In un mondo in cui ogni mente è controllata, nessuna ribellione è possibile.

Così, nonostante il suo stimoceiver facesse la fortuna degli scrittori di fantascienza, Delgado si ritirò nuovamente in Spagna e gradualmente scomparve dalla ribalta internazionale, verso la metà degli anni ’70. Il suo nome venne citato sempre meno frequentemente nelle ricerche, e alcuni pensarono addirittura che fosse morto. Ma José Delgado è vivo e vegeto, e alla veneranda età di 95 anni, anche se non lavora più, è ancora elettrizzato dalle nuove scoperte nel campo della stimolazione cerebrale.

Delgado divenne con il tempo un nome associato alla scienza “malvagia”, quella deriva nazista e senza scrupoli che, figlia degli esperimenti di Mengele, aspira ad ottenere il controllo sulle menti e le vite dei cittadini. In realtà i microchip sono recentemente tornati alla ribalta e, come spesso accade nella tecnologia più controversa, gli esperimenti di Delgado hanno spianato la via ad un utilizzo della tecnologia degli impianti cerebrali per curare patologie come distonia, epilessia e Parkinson. Ultimamente, poi, le terapie cerebrali hanno sviluppato tecnologie sempre meno invasive che implicano l’utilizzo di caschi stimolanti le varie aree cerebrali, sperimentati anzitempo da Delgado in prima persona e da sua figlia Linda.

Oggi i vari saggi e le relazioni sui nuovi esperimenti citano raramente Delgado, che è divenuto una sorta di paria della scienza a causa delle sue posizioni troppo “estremiste” e “destrorse” negli anni ’70. Il placido vecchietto che oggi è José Manuel Rodriguez Delgado guarda distaccato alle accuse dei cospirazionisti di voler controllare la mente delle persone, scuote la testa, e dice semplicemente: “È pura fantascienza”.

Ecco un articolo dettagliato sulle ricerche di José Delgado.