Il DNA di William Burroughs

Sterminate ogni pensiero razionale. (W.S. Burroughs)

Abbiamo spesso parlato, su Bizzarro Bazar, del grande William Burroughs e del peso che ha esercitato e continua ad esercitare sul panorama artistico mondiale, dalla metà del secolo scorso fino ad oggi. Anche da morto, però, non smette di stupire.

Infatti, grazie a due artisti, Tony Allard e Adam Zaretsky, il vecchio zio Bill è al centro di un progetto di bioarte che è destinato a fare scalpore. Come ormai sapete, Burroughs è conosciuto per il cut-up, uno stratagemma letterario utilizzato per far esplodere la forma narrativa, vista come opprimente macchina di controllo. Allo stesso modo, tutta la sua vita è stato un instancabile tentativo di valicare ed espandere le frontiere della nostra percezione, della nostra mente, del nostro linguaggio, del nostro corpo. A partire da questi concetti, e in ammirevole sintonia con il pensiero di Burroughs, Allard e Zaretsky hanno elaborato un progetto artistico che portasse il concetto di cut-up a un livello fisico, ispirati da una celebre massima burroughsiana: “Quando il presente è tagliato, ne sgorga il futuro”.

Il progetto, intitolato Mutate or die (“mutate, o morite”), è completamente folle ed affascinante al tempo stesso. Si tratta di estrarre il DNA di Burroughs da un suo escremento (conservato a Lawrence, Kansas) e “spararlo” in un mix di cellule fresche, provenienti da sperma, sangue e merda. L’intento è quello di creare (almeno concettualmente) un nuovo ibrido, una mutazione organica, un collage di materiale genetico.

Gli autori riassumono il processo in questi “semplici” passi:

“1: Prendere un pezzo della merda conservata di William S. Burroughs
2: Isolarne il DNA con un kit
3: Fare molte, molte copie del DNA estratto
4: Intingere il DNA in polvere d’oro
5: Caricare il DNA in una pistola genetica (una pistola ad aria modificata)
6: Sparare la polvere di DNA in una miscela fresca di sperma, sangue e merda
7: Denominare questo mix di sangue, merda e sperma geneticamente modificati, bioarte vivente, nuovo dipinto mediaticocut-up vivente, e/o scultura mutante.”

Come avrete capito, c’è molto humor e una buona dose di trasgressione dietro questo progetto, eppure le implicazioni teoriche sono tutt’altro che banali. Nelle interviste che corredano il loro progetto, Allard e Zaretsky parlano infatti in maniera approfondita di temi complessi e innovativi, che avrebbero fatto gongolare Burroughs: manipolazione genetica come vero e proprio atto sessuale, bio-politica scatologica, anatomia omosessuale, produzione industriale organica, trans-umanesimo transgenico, e mutazione.

Ci sembra quasi di vedere il vecchio zio Bill, cappello in testa e completo grigio, che dalla lontana galassia in cui vive ora guarda giù verso di noi, sorride di sbieco e sussurra: “Niente è vero. Tutto è permesso”.

Un’approfondita esposizione del progetto (in inglese) può essere trovata qui.

Metà animale, metà pianta

Abbiamo già parlato dell’agnello vegetale, fantasioso ibrido di pianta e mammifero. Ma se l’agnello vegetale è una leggenda fantastica, la Elysia chlorotica è realtà.

Questo mollusco marino, studiato per vent’anni da Sidney Pierce, biologo all’Università della Florida del Sud a Tampa, ha lasciato molti scienziati di stucco: la sua evoluzione l’ha portato infatti ad “appropriarsi” di un procedimento di nutrizione finora riscontrato esclusivamente nelle piante – la fotosintesi clorofilliana.

Non soltanto questa specie di lumaca dei fondali marini riesce a trasformare la luce del sole in energia (cosa che soltanto le piante sono in grado di fare), ma sembra che assuma questa facoltà dalle alghe che ingerisce.

Originari delle paludi salate del New England e del Canada, questi animali si sono appropriati dei geni responsabili della produzione di clorofilla presenti nelle alghe che costituiscono la loro dieta, assieme ad alcune parti di cellule chiamate cloroplasti. I progenitori hanno quindi passato questo patrimonio genetico alle nuove generazioni, in modo che basta a un nuovo nato un unico pasto di alghe per rubare i cloroplasti ed acquisire così questi incredibili “superpoteri”.

Raccolte e tenute in un acquario per mesi, le lumachine sono in grado di sopravvivere senza cibo, finché una luce assicura loro il giusto apporto energetico. Così, in mare, possono sopportare lunghe “carestie” di alghe semplicemente cibandosi dei raggi del sole. Che l’evoluzione fosse creativa e sorprendente si sapeva. Ma un animale che produce clorofilla e si comporta da pianta supera di gran lunga le aspettative degli scienziati più fantasiosi.

Ecco un articolo (in inglese) sulle stupefacenti proprietà dell’elysia chlorotica.