The Golden Mummy

What’s inside the giant surprise egg above?

How lucky! It’s a mummy!

These photos date back to 2016; they were taken in the temple of Chongfu, located on a hill in the city of Quanzhou in China, during the opening of the vase containing the mummified remains of Fu Hou, a Buddhist monk who had died in 2012 at the age of 94.

The body still sat in the lotus position and looked well-preserved; so it was washed and disinfected, wrapped in gauze, sealed in red lacquer and finally covered with gold leaves. He was dressed and placed inside a glass case, so that he could be revered by worshippers.

Mummification of those monks who are believed to have achieved a higher spiritual perfection is not unheard of: at one time a sort of “self-mummification” was even practised (I wrote about it in this old post, Italian only). And in 2015, some Dutch scholars made a CT scan of a statue belonging to the Drents Museum collection and discovered that it contained the remains of master Liquan, who died around 1100 AD.

It might seem a paradox that in the Buddhist tradition, which has made accepting impermanence (anitya) one of the cornerstones of ritual and contemplative practice, so much attention is placed on the bodies of these “holy” monks, to the extent of turning them into relics.
But veneration for such characters is probably an effect of the syncretism, which took place in China, between Buddhism and Taoism; the Buddhist concept of arhat, which indicates the person who has experienced nirvana (even without reaching the higher status of bodhisattva or true “buddhahood“), has blended with the Taoist figure of zhenren, the “True Man”, able to spontaneously conform his actions to the Tao.

In the excellent preservation of the mummies, many Buddhists see a proof that these great spiritual masters are not really dead, but simply suspended in an advanced, perfect state of meditation.

Sokushinbutsu

I Sokushinbutsu erano dei monaci buddhisti giapponesi che, applicando una tecnica antichissima, forse importata dalla Cina, causavano la propria morte nel tentativo di divenire dei Buddha. Fin qui, niente di strano: quale religione non conta fra i suoi proseliti degli asceti pronti a tutto pur di raggiungere il Paradiso?

Ma i Sokushinbutsu hanno qualcosa che li rende unici. La loro tecnica consisteva nel raggiungere uno stato di auto-mummificazione che avrebbe reso il loro corpo incorrotto e virtualmente eterno.

Tutti conosciamo le mummie egiziane, o quei corpi antichi recuperati dai ghiacci siberiani. Ma qui siamo di fronte a una vera e  propria arte della preparazione della salma, mentre questa è ancora in vita.

Il procedimento era complesso e richiedeva una forza di spirito e una pazienza notevoli. Per 1000 giorni (poco meno di tre anni) i preti dovevano nutrirsi con una dieta speciale consistente in noci e semi, prendendo inoltre parte a un regime di attività fisica che eliminava ogni traccia di grasso dai loro corpi. In seguito, dovevano mangiare soltanto corteccie e radici per altri mille giorni, bevendo unicamente tè velenoso tratto dalla linfa dell’albero Urushi, normalmente usato come lacca per verniciare le tazze. Questo causava vomito e una rapida perdita di fluidi corporei, ma soprattutto rendeva il corpo troppo velenoso per essere divorato dagli scarafaggi.

Infine, il monaco auto-mummificante si chiudeva in una tomba di pietra di poco più grande del suo corpo, e lì restava senza muoversi mai dalla posizione del loto. I suoi unici collegamenti con l’esterno erano un tubo per l’aria e una campana posta all’esterno della tomba. Ogni giorno il monaco suonava per far sapere che era ancora vivo.

Quando la campana smetteva di suonare, il tubo veniva rimosso e la tomba sigillata. Dopo altri 1000 giorni, i monaci aprivano la tomba per controllare che la mummificazione fosse andata a buon fine.

Se i corpi mostravano una perfetta mummificazione, venivano immediatamente esposti nel tempio per l’adorazione. Spesso, però, quello che i monaci trovavano era un semplice cadavere decomposto. Anche se non erano considerati veri Buddha, questi resti venivano onorati per la loro dedizione e la loro forza di spirito.

Questa pratica sembrava estinta da secoli, finché un mese fa è stato rinvenuto un corpo di un vecchio che avrebbe tentato di raggiungere lo status di Buddha seguendo questa ricetta.