Bizzarro Bazar Contest 2

Today Bizzarro Bazar enters its 10th year of activity!
Last year, my somewhat reckless idea of celebrating the blog’s birthday with a contest ended up having overwhelming results: you guys submerged me with wonderful creations — short stories, photographs, drawings, sculptures, paintings, music and every kind of weird stuff. During the following months, I often went back and skimmed through your works whenever I was in need of a little shot of confidence.

So, if  by any chance you’re tired of doing crosswords on the beach, what about going at it once more?

The rules are the same as last time:

  1. Create an original work explicitly referring to Bizzarro Bazar;
  2. Post your work on Facebook, Instagram or Twitter using the hashtag #bizzarrobazarcontest — alternatively, you can send it by email;
  3. Deadline is September 10, 2018;
  4. Remember that the idea is to allow free rein to your weirdest creativity, to celebrate and above all to have fun among friends!

Point 1 created a bit of confusion last time, so let me specify the concept: “explicitly referring” to the blog means that Bizzarro Bazar (the website, logo, one of my books, even my beard if it comes to that) must be depicted/mentioned/included in the entry. Keep in mind that, while promoting your creations, I also want to promote this blog. Win-win.
My advise is to skim through the beautiful contributions which got published at the end of the first edition.

Here’s the prizes that will be awarded:

1st prize: Signed copy of one of my books (your choice) + T-shirt + surprise gift
2nd prize: Signed copy of one of my books (your choice) + T-shirt
3rd prize: Signed copy of one of my books (your choice)

Best unclassified entries will be published on Bizzarro Bazar with links to the authors websites/profiles, and shared on social networks.

Ready?
Then, let the most extravagant game of the year begin!

Bizzarro Bazar Contest!

Today is Bizzarro Bazar’s birthday, the blog is 8 years old!
(My cats’ health book informs me that 8 feline years roughly correspond to 48 human years; I wonder if there’s a similar calculation for blogs, whose life expectancy is far less than a cat’s.)

To celebrate together, I thought I’d involve you all in a little game: let’s launch our first Bizzarro Bazar Contest!

Free your most “strange, macabre & wonderful” fantasies, and create something that has to do with Bizzarro Bazar.
I am not going to tell you what that something should be: drawings, comics, paintings, fanart, caricatures, photographs, selfies, but also videos, poems, songs… well, any odd stuff your creativity might suggest.

To enter the contest you must:

  1. Create an original work explicitly referring to Bizzarro Bazar: what I mean is that Bizzarro Bazar (the website, the logo, a publication, even my own beard if nothing else!) should be pictured/mentioned within the work;
  2. Post your work on Facebook, Instagram or Twitter using the hashtag #bizzarrobazarcontest — alternatively, you can submit it by email;
  3. Be confident and wait until September 10;
  4. Remember that I’m calling it contest, but it’s not about competition — the idea is to allow free rein to your morbid creativity, celebrate these first 8 years of weirdness, and have fun among friends.

3 prizes will be awarded:

1st prize: Signed book from Bizzarro Bazar Collection (of your choice) + BB shopping bag + surprise gift pack
2nd prize: Signed book from Bizzarro Bazar Collection (of your choice) + BB shopping bag
3rd prize: Signed book from Bizzarro Bazar Collection (of your choice)

Best unclassified entries will be published on Bizzarro Bazar with links to the authors websites/profiles.

Alright, let your imagination run wild and remember the deadline is September 10.
Keep The World Weird!

Tea with the Muses

Te delle muse

On November 22, at 4pm inside the beautiful Civic Museum in Reggio Emilia, I will talk about macabre wonders together with historian Carlo Baja Guarienti.

Our chat is part of a series of lectures called Il Tè delle Muse (Tea with the Muses): I find this title quite gorgeous, because the ironic reference to the etymology of “museum” highlights its original function of being a place of enchantment and inspiration. There is therefore no better place to talk about what I have often called dark wonder; on these webpages I have been suggesting for years that we should overcome the prejudice attached to the word “macabre”, and understand that many of the so-called “morbid” curiosities can turn out to be noble and sometimes necessary passions. We will be discussing exoticism, new trends, wunderkammern and intersections between art, science and the sacred.

Here is the official page for the event.

La giostra della morte

Julijonas Urbonas è un artista, designer e ingegnere lituano trapiantato in Inghilterra. Ha lavorato per tre anni come direttore di un parco di divertimenti, ed è lì che ha cominciato a interessarsi alle potenzialità tecnologiche e artistiche legate alla forza di gravità.

Così, battezzando il suo campo di ricerca “estetica della gravità”, ha cominciato ad occuparsi delle relazioni fra l’uomo e la forza che lo tiene a terra; i progetti artistici di Urbonas cercano una nuova prospettiva su questa storia di amore/odio fra corpo umano e gravità. Una delle sue più controverse opere è senza dubbio un rollercoaster futuristico progettato appositamente per essere una vera e propria macchina di eutanasia.

L’ultima, euforica e adrenalinica corsa in ottovolante si compone di due fasi: come prima cosa, attaccati a una serie di dispositivi per il monitoraggio del cervello, venite trasportati fino alla cima di una una torre di 500 metri di altezza, per poi precipitare in caduta libera. Questo garantisce la necessaria forza cinetica per esporre il corpo a una forza di 10 g per 1 minuto, attraverso una serie di “giri della morte” posizionati nella seconda parte della corsa.

Il sangue viene sparato verso le estremità basse, causando una completa mancanza di afflusso di ossigeno al cervello: la velocità garantisce uno stato di ipossia e ischemia cerebrale con conseguente perdita di coscienza già dal primo anello… alla fine della serie di giri, i sistemi di monitoraggio constateranno l’avvenuta morte cerebrale e si assicureranno che non abbiate bisogno di un’altra corsa.

Questo progetto, volutamente provocatorio, è comunque stato studiato in modo scientifico e non è una semplice trovata per stupire. Si basa sui dati reali degli esperimenti e addestramenti in cui i corpi dei piloti vengono sottoposti a simili forze per pochi secondi. La macchina per l’eutanasia in forma di ottovolante, nelle intenzioni dell’autore, è insieme uno studio sugli effetti della gravità sul corpo umano e una possibile, futura variazione degli apparecchi per la morte assistita, che potrebbe inoltre garantire l’efficace dipartita di più soggetti contemporaneamente. Tutti assieme sul trenino, cinture allacciate, pronti per l’ultimo, estremo sballo.

È evidente l’umorismo provocatorio che sta alla base del progetto, l’iconoclasta sovrapposizione di temi opposti come l’eutanasia e l’industria del divertimento; con il suo ottovolante suicida, che provoca assieme ilarità e repulsione, Urbonas riesce a stimolare una riflessione profonda su un’incredibile varietà di temi: sul futuro, sull’etica, su quale sia il nostro concetto di morte, su come possa evolversi, sulla ricerca odierna del divertimento estremo… e, forse, si propone anche come una ironica, macabra variazione del vecchio detto “la vita è soltanto un giro di giostra”.

[vimeo http://vimeo.com/23040442]

Ecco la pagina web dell’artista dedicata al progetto Euthanasia-Coaster, contenente una descrizione in inglese (esilarante e angosciante al tempo stesso) dell’esperienza che si proverebbe salendo sulla macchina.

Nel Regno dell’Irreale

Henry Darger era la classica persona che passa inosservata. Abiti sciatti ma puliti, un umile lavoro come custode dell’ospedale locale, la messa ogni giorno, un lavoro di volontariato a favore dei bambini che avevano subito abusi o erano stati trascurati, una fissazione per la storia della Guerra Civile Americana. Aveva avuto un’infanzia piuttosto difficile, subendo anche un internamento in manicomio (e all’inizio del ‘900, non era uno scherzo: significava lavori forzati e severe punizioni); eppure di tutte quelle sofferenze Henry sembrava non portare alcun segno, anzi spesso ricordava di aver avuto anche momenti felici. Un solitario, ma di buon cuore. Un uomo qualsiasi, nella grande città ventosa di Chicago. Anche la sua morte avvenne senza clamore, una mattina d’aprile del 1973.

Eppure Henry nascondeva un segreto.

Qualche giorno dopo la sua morte, frugando nella sua stanza per liberarla, i padroni di casa trovarono il progetto nascosto di Henry Darger, l’opera di una vita.

Il romanzo fantasy The story of the Vivian Girls, reintitolato recentemente The Realms of Unreal, scritto da Darger durante un periodo di oltre 60 anni, è un’opera straordinaria per dimensioni: più di 15.145 pagine di racconto, fittissime, e alcuni volumi rilegati contenenti diverse centinaia di illustrazioni, papiri colorati ad acquerello, ritagli di giornale e di libri da colorare. Oltre a questo, Darger scrisse anche un’autobiografia di 5.084 pagine, e un secondo lavoro di fiction, Crazy House, di più di 10.000 pagine.

Durante tutti quegli anni di vita da recluso, Darger aveva accumulato un archivio immenso di ritagli di giornale, pubblicità, pagine di libri per bambini. Su quella base, ricopiando i suoi ritagli, aveva illustrato le avventure delle Vivian Girls, le protagoniste del suo romanzo. In The Realms of Unreal, le ragazze Vivian sono sette principesse (cattoliche) di un mondo immaginario in cui i Glandeliniani (atei convinti) sfruttano i bambini e ne abusano costantemente. Dopo che viene messo in atto il più scioccante omicidio infantile mai causato dal Governo Glandeliniano, i bambini si sollevano e si scatena una guerra senza confine, il vero fulcro del romanzo, che si sviluppa fra fughe rocambolesche, epiche battaglie e crudeli scene di tortura.

Si è molto discusso su quello “scioccante omicidio infantile“. Darger, infatti, era rimasto particolarmente colpito dall’assassinio di una bambina, Elsie Paroubek, strangolata da uno sconosciuto nel 1911: aveva ritagliato la foto della piccola vittima da un giornale e l’aveva conservata come una reliquia. Quando un giorno l’immagine andò perduta, egli si convinse che la foto fosse stata rubata da qualche malintenzionato introdottosi in casa sua. Dopo aver elaborato preghiere e novene rivolte a Dio affinché gli fosse concesso di recuperare la fotografia, Darger decise che quell’affronto andava risolto in altro modo: nel suo romanzo in corso d’opera, che diventava ogni giorno di più una sorta di universo parallelo nel quale Henry risolveva i suoi conflitti interiori, fece scoppiare la guerra fra le Vivian girls e i Glandeliniani proprio a causa dell’omicidio di una piccola schiava ribelle. In virtù di questa ossessione di Darger per la piccola Elsie Paroubek, trasfigurata in eroina nel suo romanzo, il biografo MacGregor avanza l’ipotesi che l’assassino della bambina (mai identificato) fosse proprio lo stesso Darger.

Le prove che Henry Darger potesse realmente essere un pedofilo o un assassino non sono mai affiorate. Certo è che gran parte delle illustrazioni di Realms of Unreal mostrano ragazzine nude, spesso torturate e uccise dai Glandeliniani con un’attenzione e una cura dei particolari che ricordano i disegni realizzati dai più famosi serial killer. A intorbidire ancora più le acque, nella maggioranza dei dipinti le piccole bambine nude sfoggiano genitali maschili. È molto probabile che, come notano i maggiori esegeti dell’opera di Darger, il vecchio recluso non avesse un’idea chiara dell’anatomia femminile, essendo rimasto molto probabilmente illibato fino alla fine dei suoi giorni.

È innegabile che i suoi dipinti abbiano una forza strana e inquietante: sia che le sorelle Vivian siano in pericolo, sia che giochino innocentemente su un prato, una sottile vena di voyeurismo naif e infantile pervade ogni dettaglio, e nonostante i colori sgargianti e appariscenti il mondo di Darger è sempre impregnato di una tensione erotico-sadica piuttosto morbosa.

In una catarsi psicanalitica durata sessant’anni, Darger disegnò centinaia e centinaia di fogli, anche di grandi dimensioni, illustrando le varie fasi dell’avventura bellica delle sue eroine. Il romanzo ha addirittura due finali, uno in cui le sorelle Vivian escono vittoriose dalla guerra, e uno in cui soccombono alle forze degli atei adulti Glandeliniani.

Queste sue fantasie private, che nelle intenzioni originali non avevano forse alcuna pretesa d’arte, ma semplicemente di riscatto ed evasione da una vita troppo solitaria, sono oggi riconosciute come uno dei maggiori esempi di outsider art (arte degli emarginati). Le sue illustrazioni vengono esposte nelle maggiori gallerie, e vendute all’asta a prezzi elevatissimi. Documentari e saggi vengono prodotti sulla sua arte. L’American Folk Art Museum sta cercando di trasformare in museo il piccolo, povero appartamento nel quale Henry Darger, chino sui suoi fogli, privo di amici e lontano da tutti, fuggiva nello sconfinato e sublime mondo partorito dalla sua fantasia.

il più scioccante omicidio infantile mai causato dal governo Glandelinian