Happy 2021!

There is always an unexpected point in a celebration where an embarrassed silence falls for a moment.
Then a tiny crack of uncertainty opens, in which the diners seem to realize the futility of the party itself. It’s just a small treacherous blow, under the belt of smiles and jokes, an imperceptible hesitation from which we recover immediately.
But as a boy I hated parties and secretly enjoyed those moments of estrangement: “Human beings have been partying for centuries, for millennia, but what the hell is there to celebrate? Don’t they see the cosmos out there, how scary and cold and terrible it is? ”
Perhaps, I said to myself – with the classic haughtiness of the adolescent who thinks he’s the first to notice certain things – perhaps it is precisely in order not to see the void, to dispel the thought of nonsense, that these pathetic fools dance and they shout and laugh like madmen!

It took me a shamefully long time, and a lot of effort, to get over this thought. To admit the colossal courage necessary for the affirmation of joy; to understand the mystery, still alive today, of the ancient Dionysian fury; to recognize that the urgency of dance is just as powerful as the need for poetry.

This year that we are denied any kind of partying, its cardinal importance is even more evident: the flesh itself seems to claim its right to be unleashed, released.
My wish, therefore, for anyone who is reading, is to soon go back to dancing together, each following their own rhythm – unique, funny, deviant, rambling, capricious, clumsy or irregular … in the face of convention, but also in the face of that universe we imagine to be cold and inhospitable.

Perhaps, dancing for no reason is just what the stars have always been doing.

KEEP THE WORLD WEIRD!

 

La festa delle teste surrealiste

Che la famiglia Rothschild si trovi da sempre al centro di speculazioni e teorie del complotto non deve stupire, dato che per un lungo periodo è stata probabilmente la più ricca e influente dell’intero pianeta, prima che l’immenso patrimonio della casata venisse suddiviso fra centinaia di eredi. A causa dell’impero bancario, e della impenetrabile riservatezza delle loro vite private, i Rothschild si sono dunque attirati il rancore e le accuse di chi è convinto che dietro ai grandi sconvolgimenti storici debba per forza esservi un’élite di grandi potenti che dominano le sorti del mondo.

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La branca francese della famiglia contava fra i suoi membri il Barone Guy de Rothschild, che nel 1957 convolò in seconde nozze con la Baronessa Marie-Hélène. Più giovane di lui di 18 anni, la Baronessa si assunse l’incarico di rimettere a nuovo la loro residenza, Château de Ferrières, il più grande castello del XIX Secolo, nel quale suo marito aveva trascorso la giovinezza.

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Una cosa è certa, Marie-Hélène ci sapeva fare: in pochissimo tempo il castello divenne il posto più “in” ed esclusivo d’Europa. La Baronessa vi organizzava dei lussuosissimi ricevimenti, sfarzosi party mondani a cui partecipava ovviamente l’alta nobiltà, ma anche attori, artisti, letterati, musicisti: fra i più celebri habitué delle feste dei Rothschield si ricordano Salvador Dalì, Grace Kelly, Audrey Hepburn, Brigitte Bardot, Liz Taylor.
Queste serate erano spesso a tema, e una volta definito l’argomento venivano ingaggiati stilisti del calibro di Yves Saint Laurent per disegnare scenografie e abiti.

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Come dicevamo, i Rothschild hanno sempre mantenuto un profilo riservato. Di conseguenza, poco o nulla è trapelato di queste tanto vagheggiate notti di eccessi e di sontuosità. Eppure il 12 dicembre del 1972 i Baroni Guy e Marie-Hélène de Rothschild tennero la più incredibile delle loro feste e, fortunatamente, di questo evento sono arrivate fino a noi delle fotografie davvero straordinarie.

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Già i biglietti di invito preannunciavano una serata inusuale: le parole sul cartoncino, scritte all’incontrario e leggibili soltanto utilizzando uno specchio, facevano capolino da alcune nuvole dipinte. Dicevano semplicemente: Cravatta nera, abiti lunghi, e teste surrealiste.

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Al loro arrivo, gli invitati si trovarono di fronte un Château de Ferrières che sembrava in fiamme: l’illuminazione era stata studiata per simulare il divampare di un gigantesco incendio.

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All’interno, i servitori erano vestiti da gatti, e fingevano di dormire sui gradini della grande scalinata. Ragnatele finte adornavano le pareti dei corridoi, bambole rotte e strani segnaposti accoglievano i commensali nella sala da pranzo. Ma il vero tableau vivant erano gli ospiti stessi.

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Ci fu chi si vestì, come l’attrice Jacqueline Delubac, da quadro di Magritte; chi sfoggiava facce o teste doppie, come il Barone Alexis de Redé; chi, come Audrey Hepburn, si presentò con una gabbia per uccelli in testa; e ovunque fantasie floreali, accostamenti bizzarri, copricapi impossibili. La Baronessa Marie-Hélène indossava una maschera di cervo che piangeva lacrime di diamanti. Ma senza dubbio la testa più genuinamente “surrealista” fra tutte era quella di Salvador Dalì, che proprio per questo motivo arrivò vestito con un normalissimo frac.

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Guardando questa barocca e appariscente sfilata di costumi viene da chiedersi cosa ne avrebbe pensato André Breton, morto sei anni prima. Quando aveva fondato il Surrealismo nel 1924, assieme a poeti e scrittori del calibro di Aragon, Desnos, Éluard, Artaud, Queneau o Prévert, tutto aveva in mente fuorché un manipolo di aristocratici che gozzovigliavano agghindati con maschere assurde e milionarie. Se avesse potuto assistere alla “festa surrealista” dei Rothschild, la sua voce avrebbe certamente tuonato, come aveva fatto tante volte per motivi molto meno gravi, di fronte a questo scempio.

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Anche oggi, c’è chi vuole vedere in queste fotografie il declino morale della nobiltà, leggendovi un’atmosfera lugubre e decadente come quella della celebre orgia di Eys Wide Shut, o addirittura credendo di riconoscere simboli satanici, massonici o relativi ai misteriosi Illuminati. Eppure per noi, queste fotografie hanno un sapore particolare. Testimoniano di un’epoca inimitabile, quella a cavallo fra anni ’60 e ’70, in cui ci sembra di riconoscere una spregidicatezza e un senso di libertà sociale e culturale del tutto inedite. C’era una vibrante voglia di osare, di sperimentare in tutti i campi – pensiamo al cinema, all’arte, alla sessualità; ed è emblematico vedere come questa energia fosse arrivata a contagiare, seppure spogliata di qualsiasi profondità e sovversività, anche quella parte della società tradizionalmente più conservatrice.

(Grazie, Marco!)

Buon compleanno! – II

Ed eccoci qui, Bizzarro Bazar completa oggi il suo secondo giro attorno al sole… e se l’anno scorso ci rallegravamo delle nostre 7000 visite mensili, cosa dire adesso che riceviamo quotidianamente circa 1000 lettori? Oh mio dio, questo blog non starà mica diventando mainstream? Dovremmo cominciare a proporre cartoni animati per i più piccoli e ricette per le casalinghe? Aggiornamenti di cronaca nera e diagrammi sull’andamento delle borse mondiali? Ah, troppa pressione psicologica! Qui bisogna correre ai ripari… Presto, alle urne!

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Bizzarro Bazar ringrazia tutti i lettori che seguono queste pagine con costanza ed entusiasmo, e in special modo tutti quelli che, superando la pigrizia o la timidezza, postano commenti e scrivono email per proporre argomenti, segnalare notizie o anche semplicemente per fare quattro chiacchiere. Stiamo diventando davvero tanti, e la cosa non smette di stupirmi. Ci sono molti più ricercatori di meraviglie, là fuori, di quanto si possa immaginare. E se Bizzarro Bazar può dare un piccolo contributo per farli incontrare, o per riaccendere una curiosità sopita, si tratta di un bel traguardo.

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