Un Guglielmo Tell in gonnella nel Texas degli anni ’50? Perché no?
La signora Louella Gallagher non batte ciglio mentre lancia i suoi coltelli verso le due figlie Connie Ann, di cinque anni, e Colleena Sue, di due e mezzo. In questo cinegiornale del 1950, l’impresa si svolge nella surreale atmosfera di un quartiere borghese; mentre la madre, vestita con il buon gusto di una casalinga di quegli anni, delizia il vicinato con la sua mira infallibile.
Tradizionalmente in ambito circense i lanciatori di coltelli sono maschi e la “vittima” è femmina, che sia una deriva maschilista – come per il numero magico della donna segata a metà (ricordate questo documentario di Mariano Tomatis?) – o meno; qui di certo siamo di fronte a una versione piuttosto inedita di questo spettacolo. Ma d’altronde, come dice il lanciatore di coltelli Gabor in La ragazza sul ponte (1999, Patrice Leconte), “ricorda, non è chi lancia l’importante – è il bersaglio“. Il bersaglio, in effetti, non è semplicemente un manichino inerte, quanto piuttosto il vero fulcro dell’identificazione del pubblico, e a lui è rivolta tutta l’ammirazione per il coraggio e la fiducia assoluta dimostrati nell’abilità del lanciatore.
Difficile vedere due “bersagli” più educati e composti di Connie e Colleena. D’altronde, con una mamma così, bisognava davvero esserlo.