Jan Švankmajer secured his place in the pantheon of animation, and is now rightfully celebrated as one of the greatest innovators in the art of stop motion. Since the 60s, his work influenced countless directors, from Brothers Quay to Terry Gilliam, from Henry Selick to Tim Burton and, in Italy, Stefano Bessoni.
If you are still not familiar with Švankmajer’s works, it is never too late. This post is a very brief introduction to the surreal inventions of an extraordinary author.
His many short films and six feature-lenght movies (the best known being a macabre adaptation of Alice) build a pareticularly dark and unsettling view of the world, where animate objects seem to often fight each other to death and, on the other hand, human beings have bodies capable of sudden, uncanny transformations; there is no certainty, in this tragic and mocking universe, no real hope.
Below you can watch the second episode of Dimensions of dialogue (Možnosti dialogu, 1982), a short film divided in three sections. Erotic desire, with its animal-like poetry, gives birth to something that none of the two lovers had envisioned: an unwanted feeling, perhaps, which demands attention and care. The cruelty exploding in the second part is the bitter twist in human relationships, the pain we sometimes inflict to each other. And the abstract quality of the scene makes it a universal symbol, as if this wasn’t simply the story of a woman and a man, but any couple’s inevitable curve trend.
https://www.youtube.com/watch?v=fubLbIS-JWc
Food and the act of eating, in Švankmajer’s works, play a fundamental role. Like sex and evacuation, it is what reminds us that we are beasts. The director makes use of this in a satyrical way, to depict a humanity in the grip of brutal instincts, beyond class differences and any superstructure. The short film Food (Jídlo, 1992) is once again devided in three episodes; in the middle section, Lunch, the two dining companions know no dimension other than excruciating hunger. But their social class is different, and in the end the bourgeois business man, with a sly trick, will overcome the vagabond.
https://www.youtube.com/watch?v=NM22s2mqQqA
The cynicism of the animator from Prague especially arises in his stunning Meat Love (Zamilované maso, 1988), an ironic take on the concepts of vanitas and memento mori.
https://www.youtube.com/watch?v=MH_Dn_Nk5i0
Even today, aged 81, Švankmajer has no intention to retire, and keeps on working tirelessly. His next feature film, Insects (Hmyz), is due to be released next year.
Quest’anno al Festival di Cannes il cinema italiano emergente è stato ben rappresentato da un cortometraggio intitolato Lievito madre, che si è aggiudicato il terzo premio fra i sedici corti presenti nella sezione Cinéfondation, dedicata alle scuole di cinema del mondo. Si tratta del saggio di diploma del giovane regista e fumettista romano Fulvio Risuleo, 23 anni, realizzato all’interno del prestigioso Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.
Lievito madre racconta il più classico dei triangoli – lui, lei, l’altro; eppure la vicenda acquista toni fantastici e grotteschi in quanto l'”altro” non è in questo caso umano, bensì fatto di acqua, farina e lievito… e dotato di una sua particolare “vitalità”.
https://vimeo.com/95212092
Prima di Lievito madre, Risuleo aveva diretto nel 2013 il cortometraggio Ghigno sardonico, che prende spunto dalle tecniche di ascolto della presunta “voce delle piante” negli anni ’70 (ne avevamo parlato in questo articolo) per arrivare a un violento e comico climax.
Se già questi primi cortometraggi dimostrano uno spiccato gusto per il surrealismo, Fulvio Risuleo conferma la propria idea di cinema con il suo ultimo lavoro, intitolato Reportage Bizarre.
Si tratta di un progetto cinematografico per il web, girato nella più totale indipendenza produttiva e creativa, che si propone di esplorare una Parigi inconsueta e sconosciuta. Reportage Bizarre è composto di 20 diversi video-frammenti che lo spettatore seleziona “alla cieca”: il percorso casuale può inizialmente far sembrare il tutto una sorta di disorganico archivio di found footage, finché non si cominciano a notare alcuni personaggi ed oggetti che ricorrono con frequenza sempre maggiore, costruendo diverse, intriganti linee narrative.
Un misterioso uomo claudicante che compare in diversi punti della città, un investigatore alla ricerca di un assassino, una ragazza con un cerotto blu sulla fronte che si ritrova alla fine di una relazione sentimentale, l’onnipresenza del durian (frutto esotico di cui avevamo parlato qui), strani dinosauri-giocattolo di plastica rosa che spuntano nei momenti più inaspettati, una setta di artisti underground con un’ossessione segreta… a poco a poco si delinea un affresco misterioso e per certi versi lynchiano, in cui Parigi disvela il suo volto simbolico sommerso.
Ecco la nostra intervista a Fulvio Risuleo.
Innanzitutto, com’è andata a Cannes?
I francesi mi hanno accolto bene. È stato bello vedere centinaia di persone alle proiezioni e rispondere alle domande dei curiosi. Cannes è un gran festival perché ha in sé la cultura ufficiale e le ricercatezze di nicchia; il tutto presentato con la stessa importanza e visibilità.
Quale tipo di cinema ti interessa?
A me interessa il cinema con delle idee in grado di mostrare la realtà in maniera diversa. Se per realtà si intende la vita di tutti i giorni. Quando mi capita di pensare una storia, alla fine succede che contiene sempre qualche elemento surreale o strano. Non ci posso fare nulla. Quello che mi sforzo di fare è renderlo più credibile possibile per poter arrivare meglio nella testa dello spettatore.
Puoi parlarci dei tuoi referenti (letterari, artistici, cinematografici)?
Le idee sono alimentate per lo più dal quotidiano. La lingua italiana è piena di elementi figurati che sono miniere di storie. Aprono molto la testa… ecco, per esempio, già la frase “aprono molto la testa” dimostra come un’espressione figurata possa suggerire un’idea splatter. Altre ispirazioni me le danno i mostri, quelli dentro di noi e quelli che ci sono da sempre e vivono liberi nel mondo esterno. In più, tutte le volte che qualcuno mi dice “non sai che mi è successo oggi”, oppure “ma lo sai cosa ho letto ieri”, ecco, tutti i racconti che seguono mi ispirano molto.
Credo che anche Roland Topor ragionasse così, e lui è un artista che stimo e studio.
Da dove nasce il tuo evidente interesse per l’assurdo e il bizzarro? Come lo coltivi?
Ignoro da dove nasca. Quello che so è che spesso con un’idea bizzarra, assurda, si possono affrontare questioni difficili da mostrare realisticamente. Spesso si riesce ad essere anche meno retorici con un’immagine o un suono che appartiene al mondo dell’insolito. Sicuramente è un bel modo per essere universali, perché tutti sognano, tutti hanno fobie, tutti hanno dei feticci. A patto che anche nell’idea più strana si possa trovare intimità e calore.
Come è nata l’idea di Reportage Bizarre? E come sei riuscito a realizzarlo?
Dopo tre anni di Centro Sperimentale di Cinematografia passati a esercitarmi con corti cinematografici professionali, ma dal processo creativo abbastanza lento, volevo fare qualcosa di completamente diverso. Tanti motivi mi attiravano verso Parigi, molti dei quali inconsci. L’idea era quello di fare un reportage mostrando le miei sensazioni in quella città che conoscevo solo per il riflesso della sua fama. Per poco più di un mese ho vagato a caso per i quartieri, tanta gente mi ha aiutato consigliandomi le cose più strane da vedere. Ho trattato questo progetto come un taccuino di appunti filmati, esplorando Parigi come fosse un paese esotico. Atmosfere, idee a cuore aperto, pezzi di film, scene scartate e visioni varie. Poi tornato a Roma un gruppo di fidati collaboratori mi ha aiutato a dare una forma a tutto ciò.
Questo progetto, libero e sperimentale come solo un lavoro indipendente si può permettere d’essere, mostra insieme ai tuoi due corti una linea definita, un progetto ben preciso – insomma, una tua “missione” cinematografica e artistica.
Personalmente mi interessa continuare una ricerca sul linguaggio e sui diversi modi per narrare. Ma mi interessa anche che qualcosa possa cambiare in un futuro prossimo nel nostro paese. Mi piacerebbe contribuire a far ritornare il fermento in Italia. Questo, al di là di essere un momento di crisi economico, è un momento di crisi degli umani: i registi, i produttori e tanti artisti in generale sono diventati egoisti, poco interessati alla ricerca di strade meno facili, e soprattutto poco curiosi. Personalmente non mi riesce di stare fermo, e certe volte è proprio una dannazione.
Ecco il sito ufficiale di Reportage Bizarre. Fulvio Risuleo, in qualità di illustratore, ha partecipato anche al progetto Parade, che ho prefazionato.
Ieri si è spento a 91 anni Gualtiero Jacopetti, controverso regista assieme a F. Prosperi di Mondo Cane (1962), Mondo Cane 2 (1963) e Africa Addio (1966).