Street Monkeys

In Jakarta, capital of Indonesia, urban overpopulation entails extreme poverty. In order to survive, people have to come up with new ways of gathering attention. When Finnish photographer Perttu Saska saw what was going on at the corner of every street, he decided to document it in a series entitled A Kind of You.

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These monkeys are exhibeted at traffic lights or in the alleys, dressed up in baby clothes and forced to wear doll’s heads that give them an unsettling, almost human appearance. They are trained to ask for charity, and sometimes to enact sad little performances like riding a small bike, or applying makeup while looking in a mirror.

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The phenomenon of topeng monyet (“masked monkeys”) is certainly not a sight to behold: various animal rights associations are fighting to save the 350 macaques that are exploited, undernourished, often abused and locked up inside minuscule cages every night, in appalling sanitary conditions. There have already been some good results, as reported on this article.

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But Saska’s photographs have the merit of raising questions not only on animal cruelty. The little monkeys, chained by their neck, with their dirty and torn clothes, with those doll heads (probably found in a dump), look like a grotesque and transfixed version of their owners: poor people, choked by the chains of misery, who live by their wits because there’s nothing else to do.

Saving the monkeys is important and righteous; it’s difficult to see how the ones on the other end of the leash will be saved.

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This is what is really disturbing in Saska’s work: the feeling we are actually looking in a mirror, at “a kind of you”.

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Here is Perttu Saska‘s official website.

(Thanks, Stefano!)

Miss Bambina

Una bizzarria assolutamente americana ed oggi molto controversa è quella dei Child Beauty Pageant, ossia dei concorsi di bellezza per bambine – qualcuno di voi se ne ricorderà per via dello splendido film Little Miss Sunshine (2006).

Nati negli anni ’20 ma esplosi negli anni ’60, i concorsi per bambine e teenager di cui stiamo parlando hanno ciascuno regole leggermente diverse, ma tutti prevedono determinate categorie di eventi e “numeri” di vario genere, sulla base dei quali la giuria assegnerà i premi. Proprio come in un regolare concorso di bellezza, ci sono quindi prove di canto o danza, interviste con le candidate, sfilate in abiti sportivi o da spiaggia, ma anche abbigliamento a tema, per esempio in stile “western”, e via dicendo. Di queste bambine si giudicano qualità come il portamento, la fiducia, l’individualità, l’abilità.

Ma il tipo di evento che maggiormente colpisce l’immaginario è quello che vede le bambine sfilare con l’abito da sera. Quello è il momento che tutti attendono, nel quale si deciderà la vera reginetta della serata: le partecipanti si sottopongono anche a diverse ore di preparazione in camerino con una truccatrice professionista. E, infine, salgono sul palco.

Messe in piega elaboratissime (e pacchiane), denti finti, make-up pesantissimo, abbronzature spray, perfette manicure, abiti su misura glamour e kitsch: gli occhi dei genitori brillano di orgoglio, ed è difficile scuotersi di dosso l’angosciante sensazione che queste bambine non siano altro che delle grottesche bamboline lanciate sulla scena proprio per il compiacimento ossessivo di mamma e papà.

Cosa può spingere due genitori a far partecipare la figlia in tenera età ad uno di questi concorsi? Certo, può essere l’ammirazione “cieca” per la propria bambina. Può essere anche che, come dichiarano molti genitori, spedirle sul palco sia un modo per educarle, per migliorare la loro autostima, per insegnare loro a parlare in pubblico… Eppure, c’è anche qualcos’altro.

Ogni anno negli Stati Uniti si svolgono 25.000 concorsi di bellezza per bambine. Le quote di iscrizione vanno da poche centinaia  fino a svariate migliaia di dollari. I vestiti su misura da soli possono costare anche più di 5000$, senza parlare degli accessori di trucco e dei compensi per parrucchiere e make-up artist professioniste. Visti le  spese altissime, le bambine che partecipano a un solo concorso di bellezza praticamente non esistono: se si fa l’investimento, tocca almeno rientrare della spesa.
Così, la maggioranza dei genitori accompagna le figlie da un concorso all’altro, spostandosi di stato in stato, seguendo un calendario serrato ed estenuante. Nonostante per la legge americana i concorsi di bellezza non possano essere considerati un lavoro (e non ricadano quindi nelle leggi sullo sfruttamento del lavoro minorile), per le piccole miss si tratta di un vero e proprio impegno a tempo pieno. I premi e i trofei — talvolta più alti delle vincitrici stesse! — implicano vincite in denaro, contratti con riviste di moda e sponsor, più tutta una galassia di beni di lusso come vestiti, elettronica, ecc.. È un’industria da un miliardo di dollari l’anno.

Per questo motivo la controversia riguardante questi concorsi è tutt’ora aspra. In particolare, si è molto discusso sulla sessualizzazione infantile messa in scena in questi eventi, anche in relazione alla pedofilia. In questo strano e assurdo contesto, infatti, i genitori possono trasformare le loro figliolette di cinque anni in vere e proprie femmes fatales, con rossetti di fuoco e ciglia lunghissime, tacchi alti e abiti da sera. Cercando di fare delle loro bambine proprio quello che terrorizza gli altri genitori: un oggetto del desiderio.