La trasformazione a vista d’occhio di una donna in gorilla è uno dei trucchi storici che hanno avuto maggiore successo nei luna-park, nelle fiere itineranti, nei sideshow e nei circhi di tutto il mondo. Ultimamente sta un po’ passando di moda, dopo decenni di lustro e splendore, ma qualche circo (anche italiano) utilizza ancora questa attrazione per divertire e intrattenere il pubblico.
L’attrazione consiste in questo: voi (il pubblico) entrate in una piccola stanza oscura, e vedete sul palco una gabbia illuminata. All’interno della gabbia, una donna discinta. L’imbonitore sale sul palco, e comincia ad affabularvi con la sua storia. Il più delle volte vi racconterà del celebre “anello mancante”, quel primate che si troverebbe fra lo stadio di scimmia e quello umano, che Darwin non riuscì mai a individuare. Dopo avervi rassicurato della robustezza della gabbia, e avervi preparato allo show più elettrizzante dell’intero pianeta, vi annuncerà che la ragazza sta per mutare di forma sotto ai vostri occhi! Sì, proprio lei, quella bella prigioniera che scuote le sbarre della gabbia grugnendo, è l’anello mancante! Può passare indistintamente dallo stadio umano a quello di scimmia e viceversa! “Guardate i suoi denti divenire feroci fauci, signore e signori!”
Mentre, scettici, aspettate il momento clou, comincia davvero a succedere qualcosa: lentamente, come in un morphing cinematografico, alla ragazza spuntano dei peli, le braccia divengono nere e muscolose e per ultima la sua faccia assume i tratti di uno scimmione tropicale… e poco importa se capite benissimo che il gorilla è in realtà un tizio in un costume, siete colpiti e ipnotizzati dall’effetto della trasformazione, che è talmente vivida e reale… in quel momento sospeso, in quell’attimo di sorpresa, il gorilla con un colpo secco sfonda le sbarre della gabbia, e si avventa verso di voi urlando! Nelle grida di panico e nel fuggi fuggi generale (aiutato dai circensi che, con la scusa di salvarvi la pelle, vi indirizzano gesticolando verso l’uscita), senza sapere come, vi trovate fuori dall’attrazione, insicuri e un po’ frastornati da ciò che avete visto.
Cosa è successo? Si tratta in verità di un ingegnoso trucco ottico messo a punto nei lontani anni 1860 da due scienziati, Henry Dircks e John Henry Pepper (l’effetto prenderà il nome di quest’ultimo, data la sua celebrità nell’epoca vittoriana, nonostante egli avesse più volte cercato di dare il giusto credito al vero inventore, Dircks). Inizialmente studiato per il teatro, non prese mai piede sui grandi palcoscenici: fu invece “riciclato” per i luna-park e viene tutt’ora impiegato nei più grandi parchi a tema del mondo.
Il segreto sta in un pannello di vetro o uno specchio semitrasparente, camuffato e posto tra il pubblico e la scena. Il vetro è angolato (in verde nella figura) in modo da riflettere gli oggetti che vengono illuminati in una seconda camera (nascosta al pubblico, il quale vede soltanto il palco, delimitato dal quadratino rosso). Visto da una posizione più elevata, l’effetto sarebbe visibile in questo modo:
Le due camere (quella di scena e quella “segreta”) devono combaciare perfettamente nel riflesso sul vetro. Il fantasmino nascosto nella stanza di sinistra, quando è illuminato, è visibile nel riflesso come se fosse presente veramente sulla scena; se è illuminato fiocamente, appare come una presenza ectoplasmatica; e se resta al buio, rimane completamente invisibile.
Una volta preparate con cura le due camere e il vetro, il resto diviene semplice: la donna mantiene una posizione fissa in fondo alla stanza visibile, e mentre il gorilla (il fantasma, nello schema) viene gradatamente illuminato, il pubblico vedrà i suoi peli “comparire” a poco a poco, come in una dissolvenza incrociata, sul corpo della giovane fanciulla. Finché, ad un certo punto, resterà soltanto il gorilla, capace (grazie a un cambio di luci repentino e a un calcolato “sbalzo di tensione” che oscura la scena per un paio di secondi) di balzare fuori dalla sua stanza segreta e sfondare la gabbia per gettarsi sul pubblico.
L’effetto, come già detto, era stato pensato per il teatro. Gli attori avrebbero avuto la possibilità di fingere un combattimento o un dialogo con uno spettro realistico. Il vero problema erano però i soldi: sembrava una follia riadattare tutti i teatri soltanto perché Amleto avesse finalmente la possibilità di parlare con uno spettro del padre più “evanescente” del solito.
Oggi la tecnica del “fantasma di Pepper” è utilizzata invece, oltre che nei circhi, anche in molti musei scientifici e culturali, per movimentare la didattica di alcune esibizioni.
Pagina Wikipedia (in inglese) sul Pepper’s Ghost.